Nella manovra del Governo gli statali in pensione a 70 anni (invece che a 67): Cgil e Uil dicono no, Cisl a favore
La proposta è allo studio del Ministero della Pubblica Amministrazione e dell'Economia, poi deciderà l'Esecutivo. Sindacati divisi
Non solo tasse, presunti tesoretti (che il ministro Giorgetti giura non ci siano), bonus (che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni annuncia che non ci saranno più), lacrime e sangue (che il vicepremier Antonio Tajani promette che gli italiano non verseranno).
Nella manovra che il Governo si prepara a redigere, ci potrebbe finire l'innalzamento del limite per continuare a lavorare nel pubblico, da 67 a 70 anni (in copertina il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo).
E già il dibattito si preannuncia rovente, con l'opposizione sulle barricate e i sindacati che già si dividono davanti alla proposta ipotizzata dall'Esecutivo.
Statali in pensione a 70 anni, il Governo ci pensa
Dunque nell'accingersi a "confezionare" la prossima manovra finanziaria (ieri i leader della coalizione della maggioranza di Centrodestra, Meloni-Tajani-Salvi-Lupi insieme al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti hanno avuto un vertice "propedeutico") il Governo sembra pensare di giocarsi seriamente la carta dell'innalzamento delle pensioni dei dipendenti statali.
Come detto "alzando" l'asticella del termine del rapporto di lavoro dai 67 ai 70 anni, naturalmente con il particolare non di poco conto che ci sia la disponibilità in tal senso sia dell'Ente pubblico che del singolo dipendente.
In buona sostanza, una situazione dove il datore di lavoro (un posto statale) abbia bisogno nel suo organico di una certa professionalità e magari faccia fatica a reperirla e dove il dipendente (per sue necessità o motivazioni personali) abbia interesse o voglia di continuare a lavorare.
Tre anni in più a lavoro, perché? Cosa prevede la riforma
Lo scopo di questa previsione, sempre naturalmente se andrà in porto, è tagliare la spesa previdenziale.
Nella bozza di articolo da inserire nella manovra (che il Ministero della Pubblica amministrazione d'intesa con il Ministero dell'Economia stanno esaminando per verificarne l'effettiva fattibilità e sostenibilità) si prevede dunque che i dipendenti pubblici potranno restare al lavoro fino a 70 anni per il tutoraggio o l'affiancamento dei nuovi assunti.
A fronte del trattenimento in servizio di un dirigente (val la pena ribadire ancora che si tratterà di una possibilità, non di un obbligo), si rinuncerà all'assunzione di personale per lo stesso importo di spesa, ma nel limite del 10% delle facoltà di assunzione, col beneficio di mantenere invariati costi del lavoro delle Amministrazioni, e ridurre allo stesso tempo, come detto, la spesa previdenziale.
Il commento del ministro alla Pubblica amministrazione
Del resto, nelle scorse era stato proprio il ministro alla Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo (Forza Italia) a illustrare la proposta che verrà definitivamente esaminata e valutata dal Governo.
Il titolare della PA ha aggiunto:
"Nel 2023 abbiamo assunto 173 mila persone. Faremo altrettanto nel 2024 e nel 2025. E continueremo ad assumere, perché da qui al 2030 la Pubblica amministrazione perderà quasi un milione di persone, che andranno in pensione, dopo il calo di 300 mila dipendenti, che non sono stati sostituiti a causa del blocco del turnover dal 2010 al 2020".
Le reazioni dei sindacati
Una prospettiva che vede già sulle barricate Cgil e Uil. Da queste due rappresentanze delle parti sociali è infatti arrivato subito pollice verso alla proposta.
La Confederazione generale italiana del lavoro ha osservato:
"Questa soluzione rappresenterebbe il fallimento della politica. La misura sarebbe inaccettabile e riguarderebbe solo pochissime persone con alte qualifiche. Invece di trattenere i dipendenti e fare cassa sulle pensioni bisognerebbe assumere giovani e donne, la pubblica amministrazione ha bisogno di nuove competenze".
Critica anche la Uil attraverso Sandro Colombi, segretario della Uil Pubblica Amministrazione:
"Questa proposta conferma la mancanza di concorsi e l’insufficienza delle assunzioni".
Un'apertura è invece arrivata dalla Cisl che ha invece sottolineato che in questo modo almeno si toglierebbe il vincolo del pensionamento coatto e porterebbe quasi all'equiparazione tra lavoro pubblico e lavoro privato.
Così dalle parole di Ignazio Ganga, segretario confederale del sindacato:
"Un’iniziativa di questo tipo potrebbe essere utile per non disperdere professionalità, ma deve essere oggetto di un confronto con le parti sociali".
La bocciatura della Schlein
Non sono mancati naturalmente nemmeno i commenti e le reazioni delle parti politiche.
Il segretario nazionale del Pd Elly Schlein ha già manifestato la sua bocciatura al provvedimento:
"Si è cominciato a parlare della volontà della maggioranza di aumentare l’età pensionabile della pubblica amministrazione. Noi naturalmente ci apporremo. L'altro problema che vedremo sulla manovra è che pare vogliano intervenire per tagliare l’indicizzazione all’inflazione delle pensioni e fare di nuovo cassa sui pensionati. Anche su questo vigileremo e daremo battaglia".