TERREMOTO POLITICO

Milano-gate, Meloni: "Sala decida in base alla capacità di governare: avviso di garanzia non porta a dimissioni"

La Russa critica la giunta Sala ma resta sulla scia di Meloni: "Non chiedo mai le dimissioni quando inizia un provvedimento"

Milano-gate, Meloni: "Sala decida in base alla capacità di governare: avviso di garanzia non porta a dimissioni"
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Milano è scossa da un vero e proprio terremoto politico. L'inchiesta sull'urbanistica, che ha già portato a sei richieste d'arresto e oltre 70 indagati, tocca ora direttamente il sindaco Giuseppe Sala. Il primo cittadino ha appreso dai giornali di essere coinvolto  nell'indagine condotta dalla Procura di Milano, che ipotizza un sistema di gestione "ombra" del territorio, tra corruzione, abuso edilizio e lottizzazione abusiva.

Le accuse al sindaco Sala

Le accuse nei confronti di Sala riguardano due episodi principali: la presunta irregolarità nella nomina di Giuseppe Marinoni come presidente della Commissione Paesaggio del Comune e un possibile concorso in induzione indebita legato al progetto del “Pirellino”, curato dall’architetto Stefano Boeri e l’imprenditore Manfredi Catella (Coima).

Terremoto politico a Milano: indagato anche il sindaco Giuseppe Sala, il Pd non commenta
Giuseppe Sala, sindaco di Milano

Sala ha respinto con fermezza le accuse, giudicando "allucinante" aver saputo dell'indagine dalla stampa, e ha annunciato che riferirà al Consiglio comunale lunedì.

Altro che induzione, con Coima non abbiamo mai trovato un accordo, siamo fermi da sei anni”, ha dichiarato, aggiungendo di non avere mai avuto contatti diretti con Marinoni, ora destinatario di una richiesta d’arresto.

Meloni: "Scelta in base a capacità di governare"

Nonostante il pressing del centrodestra che chiede un passo indietro del sindaco, la premier Giorgia Meloni adotta un approccio più prudente. In un’intervista al Tg1 ha dichiarato:

"Non sono mai stata convinta che un avviso di garanzia porti in automatico alle dimissioni. È una scelta che il sindaco deve fare sulla base della sua capacità, in questo scenario, di governare al meglio. Io non cambio posizione in base al colore politico degli indagati", ribadendo così la sua linea garantista.

Un messaggio, quello della premier, in linea con "i big" dei partiti di centrodestra ma in contrasto invece con i consiglieri di Lega e della stessa Fratelli d’Italia, di cui è leader. In tanti (come si vede nella foto di copertina) si sono radunati in protesta mostrando cartelli in cui si invocano le “dimissioni” del sindaco, chiedendo a Sala di "liberare Milano".

Il presidente del Senato Ignazio La Russa
Il presidente del Senato Ignazio La Russa

Sulla stessa scia anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, che pur criticando la giunta Sala, non si sbilancia sulla richiesta di dimissioni:

"Non tocca a me dare indicazioni. Io non chiedo mai le dimissioni quando inizia un provvedimento, che peraltro non so fino a che punto riguardi personalmente il sindaco. Sicuramente, però, la giunta Sala ha dimostrato di non essere adeguata a Milano", ha affermato La Russa, aggiungendo: "Non sono contento che ci sia bisogno della magistratura, sarei stato più contento se autonomamente la politica avesse capito che quel percorso era sbagliato".

L'inchiesta procede

L’inchiesta si è ampliata rapidamente: secondo i magistrati Petruzzella, Filippini e Clerici, l’architetto Marinoni, insieme a dirigenti e imprenditori del settore immobiliare, avrebbe perseguito un “Piano di governo del territorio ombra”, godendo della "copertura" dell'assessore Giancarlo Tancredi (agli arresti domiciliari) e ricevendo incarichi ben remunerati da operatori immobiliari coinvolti in importanti progetti cittadini.

Tra le società citate nelle carte anche colossi come Coima, Lendlease, Hines, Unipol e Redo Sgr. Nelle intercettazioni, compaiono anche presunte pressioni dell’ex assessore comunale Pierfrancesco Maran – oggi eurodeputato PD – su alcuni progetti edilizi, anche se non risulta indagato.

Nel frattempo, Milano resta sospesa in attesa degli sviluppi giudiziari e politici. La scelta ora spetta a Sala: dimettersi o restare, in base alla propria capacità di amministrare sotto il peso dell’inchiesta.