Quando c’è una guerra, “non esiste chi ha torto e chi ha ragione”. È da questo presupposto che il movimento politico Meritocrazia Italia lancia la sua riflessione sul difficile scenario internazionale, invitando i grandi leader a non dimenticare che “le guerre si fanno con il supporto dei popoli” e non possono essere decise “da una comoda poltrona di una residenza lussuosa e ovattata”.
Secondo l’associazione, le alleanze militari ed economiche nate nel secondo dopoguerra mostrano oggi “un evidente fallimento”, incapaci di imporre il rispetto delle regole internazionali:
“Violata una norma sugli aiuti umanitari, chiunque si sentirà in grado di violarne un’altra”. Per questo, la vera forza di cambiamento potrebbe arrivare dalla società civile, che “un giorno deciderà la pace oltre ogni comando illegittimo e distruttivo”.
Lo sciopero generale e le accuse dei sindacati
Meritocrazia Italia richiama anche lo sciopero generale nazionale proclamato da Cgil e Usb, che denunciano l’“aggressione contro navi civili che trasportavano cittadine e cittadini italiani”, definita “un fatto di gravità estrema, un colpo all’ordine costituzionale e un attentato diretto alla sicurezza di lavoratrici e lavoratori volontari imbarcati”.
Per i sindacati si tratta di un crimine che coinvolge non solo persone inermi ma anche lo Stato, accusato di aver “abbandonato i propri cittadini in acque internazionali, violando i principi costituzionali”.
L’iniziativa della Global Sumud Flotilla ha un chiaro intento umanitario e simbolico:
“Portare aiuti, solidarizzare con la popolazione civile, denunciare il blocco navale e aprire un corridoio verso Gaza senza restare solo spettatori”.
Tra coraggio e rischi
Meritocrazia Italia riconosce “il coraggio e la bontà del fine” della missione, ma richiama alla prudenza:
“Non si può ignorare che la vicenda si svolge in un teatro di guerra dagli equilibri fragili, dove ogni episodio può innescare tensioni diplomatiche fino a diventare crisi internazionale”. La storia, ricordano, dimostra come basti “una scintilla” per precipitare gli eventi, come accadde nel 1914.
L’organizzazione sottolinea che la vicinanza geografica dei conflitti – dal Medio Oriente all’Ucraina – aumenta la pericolosità di ogni incidente, moltiplicando il rischio di escalation.
La posizione di Meritocrazia Italia
Per il movimento, è necessario “tenere insieme due piani”: da un lato il valore morale e umanitario dell’iniziativa, che non deve essere messo in discussione; dall’altro la consapevolezza politica e strategica dei rischi.
“È giusto che la società civile si mobiliti per la pace, ma è altrettanto giusto che gli Stati garantiscano protezione ai propri cittadini, trasparenza sugli aiuti trasportati, canali diplomatici aperti e meccanismi di sicurezza per ridurre la possibilità di provocazioni o fraintendimenti”.
La Flotilla, secondo Meritocrazia Italia, resta “un segnale importante e necessario”, ma va inserita in una strategia internazionale che ne rafforzi la legittimità, evitando che “un gesto di solidarietà si trasformi suo malgrado in pretesto per un’escalation che nessuno vuole”.
“La pace come dogma”
In conclusione, l’associazione ribadisce il suo messaggio:
“La Pace è un dogma per vivere sereni e in collaborazione in un mondo che abbiamo fortemente voluto globale. Ma per raggiungere questo approdo serve navigare nel mare della cultura del rispetto, soprattutto delle regole, perché l’esempio vale più di ogni manifestazione”.