Economia e lavoro

Meritocrazia Italia: cinque proposte per sostenere le Partite IVA

"Spesso considerati 'privilegiati' ma in realtà tra i più esposti alla precarietà, all’insicurezza reddituale e alla marginalizzazione previdenziale. Serve una riforma profonda, non solo normativa ma soprattutto culturale"

Meritocrazia Italia: cinque proposte per sostenere le Partite IVA
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Spesso considerati dei "privilegiati", ma nella realtà di tutti i giorni sottoposti a enormi sacrifici per riuscire a mandare avanti un'attività in cui mettono tutto quanto. Stiamo parlando delle Partite IVA, una categoria sempre più in difficoltà.

Meritocrazia Italia analizza la loro situazione e presenta cinque proposte per sostenerle.

Meritocrazia Italia a sostegno delle Partite IVA

"Nel silenzio assordante delle Istituzioni, una larga parte del tessuto produttivo italiano continua a essere gravata da disparità di trattamento che mettono a rischio non solo la sostenibilità economica, ma anche la coesione sociale.

​È il caso delle centinaia di migliaia di lavoratori autonomi e professionisti a Partita IVA, spesso considerati “privilegiati” ma in realtà tra i più esposti alla precarietà, all’insicurezza reddituale e alla marginalizzazione previdenziale.

Il lavoro autonomo viene trattato ancora come una condizione 'facoltativa', da affrontare in piena autonomia economica e senza le tutele minime che spettano al lavoro subordinato. Eppure, migliaia di Partite IVA lavorano in condizioni di dipendenza economica da un unico committente, senza ferie, senza malattia retribuita, senza diritto alla disoccupazione, spesso con contratti a tempo indeterminato mascherati da incarichi 'professionali'.​

A fronte di ciò, gli obblighi contributivi restano altissimi: fino al 26-33% del reddito netto verso la Gestione Separata INPS o le Casse professionali; anticipo fiscale del 100% sul reddito presunto, anche in assenza di liquidità; spese professionali obbligatorie non deducibili o solo parzialmente compensabili; nessuna garanzia pensionistica per chi non raggiunge soglie contributive elevate e continuative.

Particolarmente scoraggiante è il sistema delle Casse di previdenza professionali: obbligatorie, costose, opache.

Molti professionisti iscritti agli ordini (avvocati, architetti, ingegneri, commercialisti, psicologi) sono tenuti a versare contributi minimi fissi annuali che superano i 3.500–4.000 euro, anche in assenza di un reddito significativo.

​A tali obblighi si aggiungono contributi proporzionali sul fatturato, spesso oltre il 14-18%, senza alcuna correlazione con l’effettiva redditività. Il risultato è che anche chi fattura meno di 15.000,00 euro annui è costretto a versare somme sproporzionate, senza prospettiva pensionistica concreta né accesso a servizi reali di welfare.

Molti giovani, neolaureati e professionisti in difficoltà rinunciano all’attività o scelgono di emigrare, mentre chi resta si ritrova ad accumulare debiti previdenziali o ad accettare incarichi sottopagati pur di coprire i costi fissi".​

Il confronto con gli altri

Il quadro italiano si distingue per rigidità e scarsa visione prospettica.

In Paesi come la Francia e la Germania - spiegano da Meritocrazia Italia - il lavoro autonomo è riconosciuto all’interno di un sistema plurale e protettivo: in Francia, i micro-imprenditori beneficiano di un regime forfettario semplificato e sostenibile, con accesso graduale alla previdenza e aliquote ridotte nei primi anni; in Germania, il lavoratore autonomo può accedere al sistema sanitario pubblico e a forme assicurative flessibili, con agevolazioni per i redditi più bassi; in Olanda, sono previste detrazioni dedicate e un sistema pensionistico modulare.

Le cinque proposte

"Serve una riforma profonda, non solo normativa ma soprattutto culturale", spiegano da MI.

Meritocrazia Italia propone:

  • il riconoscimento giuridico del lavoro autonomo economicamente dipendente, con parametri oggettivi per distinguere le vere Partite IVA dai rapporti subordinati dissimulati;
  • la previsione di una tutela minima universale per tutti i lavoratori autonomi, comprensiva di indennità di malattia e maternità; accesso alla disoccupazione (modello DIS-COLL esteso); -diritto alla formazione continua; sospensione dei versamenti in caso di inattività;
  • l’introduzione di una riforma fiscale strutturale, con tassazione proporzionale al reddito effettivo, abolizione degli anticipi su base presuntiva, fiscalità agevolata nei primi tre anni, e deducibilità piena delle spese professionali;
  • una profonda revisione delle Casse di previdenza, con abolizione dei minimi obbligatori nei primi anni o in assenza di reddito; trasparenza e sostenibilità del sistema; pensione minima garantita su base contributiva reale;
  • maggiore sostegno alla creazione di reti professionali e cooperative tra autonomi, per rafforzare il potere contrattuale e costruire forme mutualistiche di protezione.