Viviamo un passaggio decisivo. La rivoluzione digitale, l’intelligenza artificiale, la transizione energetica non sono più orizzonti lontani, ma sfide che bussano oggi alla porta dell’industria italiana. Germania, Francia e Spagna hanno intrapreso da tempo i loro percorsi: piani nazionali per l’Industria 4.0, strategie massicce sull’AI, politiche aggressive sulle rinnovabili. L’Italia non può limitarsi a rincorrere, né replicare modelli altrui. Deve invece affermare un proprio percorso originale, capace di coniugare ciò che siamo con ciò che vogliamo diventare.
Meritocrazia Italia chiede un Patto industriale inclusivo e identitario
Ne è ben consapevole Meritocrazia Italia, che chiede a gran voce un cambio di passo:
Occorrono un patto istituzionale per l’industria, che metta insieme imprese, lavoratori, università e territori; un programma di incentivi selettivi, che premi chi investe in innovazione, sostenibilità e inclusione; e una narrazione identitaria del Made in Italy, che non sia soltanto marchio commerciale, ma racconto internazionale di qualità, eccellenza e responsabilità sociale.
I quattro pilastri
Meritocrazia Italia propone un modello che tiene insieme quattro pilastri:
- industria 4.0 e digitalizzazione: non solo tecnologie abilitanti, ma strumenti per rafforzare le nostre filiere e diffondere innovazione anche nei territori meno connessi. Servono incentivi mirati alle imprese che scelgono la trasformazione digitale, vincolati a investimenti che restino in Italia e che coinvolgano le PMI;
- intelligenza artificiale e competenze: non soltanto ricerca d’avanguardia per pochi, ma un grande piano di formazione diffusa. Serve un Fondo nazionale per l’AI a sostegno delle PMI e hub territoriali che portino queste tecnologie anche al Sud, riducendo il divario digitale;
- sostenibilità ambientale ed energia verde: non solo obiettivi di riduzione delle emissioni, ma costruzione di distretti industriali verdi, investimenti nella circular economy e nella filiera rinnovabile. La transizione deve diventare vantaggio competitivo, non un costo;
- industria inclusiva e territoriale: non solo crescita economica, ma lavoro equo per tutti, con opportunità reali per le persone con disabilità e politiche di riequilibrio territoriale. Ripopolare il Sud, decongestionare le aree metropolitane, incentivare il lavoro da remoto e la rigenerazione urbana sono condizioni indispensabili per restituire qualità alla vita.
Qui sta la differenza. Mentre altri Paesi puntano su potenza industriale e concentrazione tecnologica, l’Italia può proporre un modello diffuso, inclusivo, identitario. Un modello che non sacrifica i territori più fragili, ma li trasforma in risorsa; che non si limita a calcolare i numeri della produzione, ma li accompagna a valori di coesione, equità e bellezza.
L’Italian way non è un compromesso: è un valore aggiunto europeo. È la capacità di mostrare che competitività e sostenibilità possono convivere, che l’innovazione non è privilegio di pochi ma opportunità di tutti, che il Made in Italy non è soltanto un brand, ma il segno di un Paese che produce con responsabilità.
Per questo Meritocrazia chiede un nuovo patto industriale che sappia accelerare innovazione e transizione digitale senza lasciare indietro le piccole imprese, che faccia della sostenibilità un vantaggio competitivo, e che riporti equilibrio tra Nord e Sud, tra città e province, coniugando inclusione e sviluppo.
Il futuro non si misura solo in punti di PIL, ma nella qualità del lavoro, nella dignità di chi produce, nell’impatto che lasciamo sulle generazioni a venire.