Meritocrazia Italia chiede al Ministro Nordio un'integrazione del ‘Piano carceri’
Sei proposte per rendere ancora più efficace l'intervento

Lo scorso 2 luglio il Ministro Nordio ha riportato l’attenzione pubblica sul tema del sovraffollamento carcerario, una delle più gravi emergenze del nostro ordinamento, capace di mettere in crisi la tenuta stessa dei principi costituzionali.
Il piano carceri del Governo
Per ridurre il sovraffollamento carcerario il Guardasigilli ha riferito che il Governo è impegnato in quattro direzioni:
- una detenzione differenziata per i tossicodipendenti;
- l’espiazione della pena per gli stranieri presso i Paesi di origine;
- la creazione di strutture di accoglienza per i detenuti che hanno i requisiti per l’accesso alle misure alternative alla detenzione ma sono privi delle condizioni socioeconomiche;
- la riforma della custodia preventiva per i reati non di criminalità organizzata. Infatti, più del 20% dei detenuti è in attesa di giudizio, e una buona parte di loro alla fine viene assolta.
Attenzione è stata riservata anche per il disagio psicologico di chi soffre la limitazione della libertà, delineando un intervento anche in ordine al supporto psico-fisico, e prevedendo l’introduzione stabile di servizi psicologici e attività sportive, strumenti ritenuti fondamentali per contenere le tensioni e migliorare il benessere mentale dei detenuti.
Il terzo pilastro del piano carceri riguarda la rieducazione del detenuto, attraverso il lavoro, fondamento del progetto “Recidiva Zero”.
Le proposte di Meritocrazia Italia
Meritocrazia Italia si è in più occasioni espressa sulla questione, invocando una riforma organica del sistema penitenziario, che non si limiti a gestire l’emergenza, ma che affondi le radici in un impianto strutturale coerente con i principi costituzionali. La detenzione - secondo MI - deve tornare a essere l’extrema ratio, non una risposta generalizzata.
In quest’ottica, si inseriscono le proposte del gruppo:
- intervenire sul trattamento sanzionatorio, attraverso la depenalizzazione selettiva dei reati di minore gravità, il potenziamento delle misure alternative alla detenzione, come la messa alla prova, l’affidamento in prova e i lavori di pubblica utilità, e una drastica riduzione dell’uso della custodia cautelare, da applicare solo quando ogni altra misura sia inadeguata;
- superare la logica dell’intervento edilizio emergenziale attraverso il riutilizzo di immobili pubblici dismessi, da riconvertire in istituti penitenziari moderni, sostenibili e integrati nel tessuto sociale. All’interno di queste strutture devono trovare spazio ambienti dedicati alla formazione, alla socialità e alla cultura, come laboratori professionali, biblioteche e palestre. Tutto ciò, al fine di ridurre ulteriormente il sovraffollamento delle carceri;
- dare sostegno psicologico sia ai detenuti sia al personale penitenziario, spesso esposto a situazioni di forte stress, e favorire il mantenimento dei legami familiari, ampliando le possibilità di visita e colloquio per contrastare l’isolamento e prevenire il disagio mentale;
- rilanciare la centralità del lavoro come strumento rieducativo. Ma affinché questo sia efficace, servono accordi reali con imprese, sindacati e reti produttive in grado di offrire percorsi di formazione professionale certificata, fondati anche sulla valorizzazione delle competenze trasversali. L’obiettivo è garantire opportunità contrattuali dignitose e tutelate, evitando che il lavoro in carcere si traduca in sfruttamento;
- adottare un nuovo regolamento penitenziario coerente con le sfide attuali, accompagnato dalla creazione di osservatori civici permanenti, capaci di monitorare i dati reali su sovraffollamento, suicidi, accesso alle misure alternative e condizioni materiali delle strutture;
- investire sul personale penitenziario ed educativo, con percorsi formativi specifici per agenti, insegnanti, psicologi ed educatori, così da costruire un sistema in grado di coniugare sicurezza, dignità e reinserimento.