Continua il dibattito

Meloni va oltre la difesa comune e spinge per il debito comune

Una soluzione che riporterebbe serenità nella coalizione di maggioranza dopo la polemica della Lega sui costi insostenibili del riarmo

Meloni va oltre la difesa comune e spinge per il debito comune
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A margine del Consiglio Europeo di giovedì 26 giugno 2025, la premier Giorgia Meloni ha rilanciato la proposta di un debito comune. L'idea generale è di finanziare l’ambizioso riarmo dell’Unione con nuovi eurobond.

Spese difesa, Meloni spinge per il debito comune

Il dibattito si sposta così dalla difesa, su cui si dovrà investire molto da qui a dieci anni, a un vero e proprio debito comune capace di ripartire i costi fra tutti i 27 Stati dell'Ue e di alleggerire il carico sui bilanci nazionali più indebitati, a cominciare da quello italiano.

L’iniziativa arriva all’indomani dell’intesa NATO dell’Aja, che fissa al 5% del Pil la soglia di spesa per la sicurezza e che molti Paesi giudicano proibitiva senza nuove fonti di finanziamento. La discussione mette in crisi anche la maggioranza interna del governo Meloni.

Riarmo, tensioni interne con la Lega

I leghisti continuano infatti a giudicare “irraggiungibile e socialmente insostenibile” l’obiettivo  e bollano come "spesa spropositata" qualunque accelerazione verso il riarmo europeo.

A confermarlo è stato il responsabile economico del Carroccio, Alberto Bagnai, poche ore prima del vertice: per lui ogni euro sottratto alla sanità o alla scuola per finire nei bilanci della Difesa aggraverebbe il già enorme debito pubblico italiano.

Spingendo per il debito comune, Meloni riporta quindi l'equilibrio con gli alleati della Lega. Ha ribattuto infatti che i costi vanno considerati “beni pubblici europei” e che proprio un’emissione sovranazionale potrebbe rendere sostenibile la spesa senza aumentare il debito dei singoli Paesi.

Proposte Ue prima di ottobre

Germania e Paesi Bassi si diconono al momento “assolutamente contrari” all’ipotesi di eurobond difensivi, timorosi che un nuovo strumento di debito possa diventare permanente e spalancare la porta a mutualizzazioni future.

Eppure, nelle sale del Justus-Lipsius si registra una novità: Finlandia e Danimarca, un tempo intransigenti, ora mostrano aperture, mentre Francia e Spagna appoggiano esplicitamente la linea del debito comune.

La Commissione ha accolto la sollecitazione e prepara una tabella di marcia sul finanziamento della Difesa che potrebbe includere, oltre ai prestiti congiunti già ventilati (150 miliardi di euro), anche un meccanismo di bond garantiti dal bilancio Ue. Il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa ha promesso proposte “prima della riunione di ottobre”.

Per Meloni il punto è duplice. Da un lato, dare credibilità alla promessa fatta agli alleati NATO e all’industria della difesa; dall’altro, neutralizzare lo scetticismo interno e mantenere la coesione di maggioranza.

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