Meloni ha incontrato il capo della Nato Rutte: sul tavolo il sostegno all'Ucraina e le spese militari
Il cuore della discussione è stato l’adeguamento alle nuove soglie di spesa. L'obiettivo della NATO è portare gli investimenti militari complessivi al 5% del PIL

È durato circa un’ora il bilaterale tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il segretario generale della NATO, Mark Rutte, di scena a Palazzo Chigi nella giornata di ieri, giovedì 12 giugno 2025. Un colloquio strategico in vista del Vertice dell’Alleanza Atlantica che si terrà all’Aja dal 24 al 26 giugno, dove sul tavolo ci saranno questioni decisive per il futuro della sicurezza euroatlantica e per l’equilibrio interno dell’Alleanza, a partire dall’aumento delle spese militari.
L’incontro, aperto con un caloroso "How are you, Mark?" da parte della premier, ha permesso "uno scambio approfondito in preparazione del prossimo vertice NATO, con particolare riferimento alle spese per la sicurezza collettiva e alla costruzione di un’industria per la difesa sempre più innovativa e competitiva, in complementarità con l’Unione Europea", si legge in una nota di Palazzo Chigi.
Il pressing sugli investimenti in difesa
Il cuore della discussione è stato l’adeguamento alle nuove soglie di spesa imposte dall’Alleanza: su spinta statunitense, e in particolare del presidente Donald Trump, la NATO mira a portare gli investimenti militari complessivi al 5% del PIL. Di questa cifra, il 3,5% sarebbe destinato alla spesa militare diretta e l’1,5% a investimenti collaterali per la sicurezza.

Una soglia che l’Italia considera troppo ambiziosa nel breve termine. Rutte, pur confermando la richiesta, ha proposto una tempistica “più morbida” per Roma: raggiungere il 3,5% entro il 2032. Ma Meloni avrebbe rilanciato proponendo il 2035 come nuovo traguardo, spostando così il carico politico ed economico di un simile impegno anche sul prossimo esecutivo, in caso di mancata riconferma alle elezioni. Una linea condivisa dal vicepremier Antonio Tajani, che ha sottolineato: "Siamo favorevoli a più spese per la sicurezza, ma serve tempo. Abbiamo detto almeno 10 anni".
Le infrastrutture strategiche nel conteggio
Per fronteggiare la sfida dei nuovi obiettivi, il governo italiano sta esplorando soluzioni contabili e politiche. Al Mef si lavora per ampliare le voci computabili come spesa per la difesa, includendo infrastrutture strategiche e già finanziate come il Ponte sullo Stretto di Messina, investimenti in cybersicurezza, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e persino i servizi meteorologici. Un modo per avvicinarsi al target del 5% senza aumentare drasticamente il bilancio della Difesa.
A questo proposito, la premier ha chiesto che infrastrutture civili funzionali alla mobilità militare siano riconosciute dalla NATO e dall’UE come parte integrante della spesa strategica per la sicurezza. Un approccio che potrebbe alleggerire il peso finanziario delle nuove soglie e garantire continuità nei grandi progetti infrastrutturali italiani.
Sostegno all’Ucraina e diplomazia attiva
Durante il faccia a faccia, è stato ribadito anche il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina e la centralità dell’Alleanza atlantica come "pilastro imprescindibile per la difesa collettiva". Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg, nella bozza del documento finale del summit all’Aja non sarebbe presente alcun riferimento esplicito all’adesione dell’Ucraina alla NATO, né la Russia verrebbe indicata formalmente come Paese aggressore. Una scelta che riflette probabilmente un compromesso voluto da Washington.

Rutte ha comunque rimarcato il valore dell’Italia all’interno dell’Alleanza: "È un alleato importante, attivo su tutto il territorio NATO. L’Italia vanta una base industriale per la difesa, con realtà come Leonardo, ma anche tante altre aziende grandi e piccole di cui andare fieri".
Parole che confermano l’interesse del nuovo segretario generale per una NATO sempre più coesa e industrialmente autonoma.
Verso il G7 in Canada
Prima del summit NATO, i leader mondiali si incontreranno al Vertice G7 che prenderà il via il 15 giugno a Kananaskis, in Canada. Anche lì si discuterà ampiamente del sostegno a Kiev, del cessate il fuoco e delle strategie diplomatiche per il conflitto in Ucraina. Tajani ha auspicato un primo obiettivo condiviso: "Un cessate il fuoco di almeno 30 giorni per avviare un negoziato".
Nel frattempo, Rutte ha voluto riconoscere il ruolo giocato da Donald Trump nell’avvio dei colloqui tra Mosca e Kiev. "Trump ha rotto lo stallo, avviando dialoghi diretti con Putin. È un merito che gli va riconosciuto", ha dichiarato, facendo riferimento ai negoziati di Istanbul.