TURN OVER NELL'ESECUTIVO

Meloni (forse) ha deciso, rimpasto di Governo dopo le Europee. Rischiano in sette ma...

Le "poltrone" più traballanti sono quelle di Santanché e Nordio. Ma se gli avvicendamenti saranno così tanti la premier dovrà "passare" dal Parlamento

Meloni (forse) ha deciso, rimpasto di Governo dopo le Europee. Rischiano in sette ma...
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Più che un rimpasto, si annuncia un corposo, corposissimo "turn over".

Intanto, però, quel che sembra certo è che la premier Giorgia Meloni ha deciso. Nell'attuale Governo di Centrodestra ci saranno degli avvicendamenti.

E la data segnata sul calendario è quella delle elezioni Europee dell'8 e 9 giugno. 

La scelta della premier: si cambia squadra

Ecco allora che dopo tante voci che già dalla scorsa estate hanno cominciato a rincorrersi, la presidente del Consiglio questa volta avrebbe davvero deciso di "cambiare squadra" in anticipo rispetto a quello che è generalmente il periodo di cambi o rimpasti, ovvero la boa di metà mandato. 

Ma a quanto pare la portata del rimpasto non sarà di "lieve" impatto, ma sembra quantificata addirittura nell'avvicendamento di sette ministri.

Una strategia che significherebbe di fatto una sorta di "Meloni Bis" o comunque di quella che all'interno della maggioranza di Centrodestra viene interpretata come una vera e propria "seconda fase" di Governo dove la premier e leader di Fratelli d'Italia ha fatto chiaramente intendere di voler "cambiare passo" nell'affrontare (e possibilmente realizzare) gli impegni del mandato elettorale.

Rimpasto di Governo: come, quando e chi rischia

Il presidente del Consiglio avrebbe già parlato di questa sua volontà di cambiare con i leader della maggioranza e anche con i maggiori rappresentanti del suo partito, Fratelli d'Italia appunto. 

Addirittura secondi alcuni ben informati ne avrebbe già reso partecipe anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Giorgia Meloni con il presidente Mattarella
Giorgia Meloni con il presidente Mattarella

Un particolare questo non da poco. Il motivo è semplice. Se davvero Meloni ha intenzione di portare avanti un rimpasto così corposo deve necessariamente avere il via libera informale del Colle e quello ufficiale e formale delle Camere del Parlamento.

In ogni caso, il momento del cambio di squadra è stato ormai individuato: subito dopo le elezioni europee.

Le posizioni più a rischio come noto ormai da tempo sono quelle del ministro alla Giustizio Carlo Nordio e della collega al Turismo Daniela Santanché.

Ma a "tremare" per la loro posizione sarebbero altri cinque ministri.

Lo spartiacque delle Europee

In realtà le elezioni Europee di giugno porteranno quasi certamente un avvicendamento fisiologico.

Perché ci sarà molto probabilmente la necessità di rimpiazzare al Governo un ministro che andrà a ricoprire il ruolo di commissario europeo: i nomi più gettonati sono quelli di Raffaele Fitto (FdI), Giancarlo Giorgetti (Lega) e Adolfo Urso (FdI).  

Adolfo Urso

Ma a tenere banco come già scritto anche nei giorni scorsi c'è l'ormai spinosissima vicenda Santanché che si trascina da tempo, tanto che qualcuno avrebbe ipotizzato le sue dimissioni dal Governo addirittura dopo il lunedì di Pasquetta. 

Se le sue dimissioni dovessero concretizzarsi così nel breve periodo sembra che le sue deleghe, appunto fino a giugno, saranno tenute dalla stessa premier. Vedremo.

Ecco come cambierà il Governo

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Antonio Tajani (FI)

Antonio Tajani, ministro degli Esteri, correrà per le Europee in alcune circoscrizioni (forse in tutte) ma in ogni caso non si dimetterà dal Governo.

Correrà anche la premier, mentre Salvini con tutta probabilità no. Proprio il probabile sorpasso di Forza Italia alla Lega e la consolidata leadership di FdI potrebbero portare a diversa composizione politica dell'Esecutivo.

All'interno degli azzurri le posizioni che dovrebbero essere interessate dal rimpasto sono quelle del ministro Alberto Zangrillo (Pubblica Amministrazione) e del collega Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente).

Gilberto Pichetto Fratin

A contorno ma comunque non meno importanti ci sono poi due caselle di sottosegretari rimaste al momento vuote, quelle della Cultura e dell'Istruzione. 

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