Meloni contro Putin dal G7 in Canada: "Non si può affidare una trattativa sulla guerra a una nazione in guerra"
La premier ha sottolineato che nessuno dei leader ha mostrato una disponibilità concreta verso l’ipotesi paventata da Trump

Con la guerra tra Israele e Iran che continua ad avere effetti catastrofici, le tensioni a Gaza e un conflitto che non si placa in Ucraina, quello in Canada è stato sicuramente un G7 complesso.
Un G7 in cui abbiamo visto la nostra premier Meloni sedersi accanto al presidente degli Usa Trump per un bilaterale improvvisato su di una panchina e trovare punti in comune, a dividere i due leader è però Putin.
Meloni contro Putin dal G7 in Canada
Pur mantenendo un buon rapporto personale con Trump, la presidente non si piega alle sue folli suggestioni. Ha infatti bocciato con fermezza la sua idea, circolata nei giorni scorsi, di affidare allo Zar un ruolo di mediatore nella crisi israelo-iraniana.
“Francamente, affidare a una nazione in guerra la mediazione su un’altra guerra non mi sembrerebbe proprio l’opzione migliore”, ha dichiarato Meloni rispondendo alla stampa al termine dei lavori.
Parole che non lasciano spazio a fraintendimenti. La premier ha poi sottolineato che nessuno dei leader presenti al G7 ha mostrato disponibilità concreta verso l’ipotesi di coinvolgere Mosca come intermediario tra Tel Aviv e Teheran.
Affidare la pace a chi è già protagonista di un altro distruttivo conflitto da oltre tre anni appare come un surreale e inquietante controsenso.
La convergenza dei Paesi su Iran
In questi giorni duri, Meloni ha rivendicato una forte convergenza tra i leader del G7 sulla questione iraniana, culminata in una dichiarazione congiunta sottoscritta anche da Trump – nonostante le perplessità iniziali.
Il punto fermo dell’Italia e dei partner europei resta il rifiuto categorico all’idea di un Iran dotato di armi nucleari. Una visione che si accompagna al riconoscimento del diritto di Israele a difendersi, ma che non chiude la porta a una soluzione negoziata.
La presidente ha lavorato durante il summit a una proposta concreta per il cessate il fuoco a Gaza, ottenendo l’appoggio dei partner dell’Unione Europea. L’iniziativa punta anche a coinvolgere attivamente i Paesi arabi, in particolare quelli del Golfo, nella gestione della crisi.
E se gli Usa entrassero in guerra?
Interpellata sulle parole del cancelliere tedesco Friedrich Merz – secondo cui Israele “sta facendo il lavoro sporco per tutti” –, Meloni ha evitato polemiche, invitando a leggerle “come espressione di una consapevolezza condivisa”.
La minaccia è per la presidente reale e richiede uno sforzo comune per disinnescarla. Quanto all’eventuale uso delle basi italiane da parte degli Stati Uniti in caso di un’escalation armata con l’Iran, ha adottato un approccio prudente.
“Non è una decisione che si prende così. Valuteremo, se e quando sarà il caso”.
La premier e l'appoggio a Kiev
Sul fronte della guerra in Ucraina, la presidente del Consiglio ha confermato il pieno appoggio a Volodymyr Zelensky e denunciato i continui attacchi russi contro i civili.
“Ogni volta che si cerca un passo avanti, la Russia risponde colpendo i civili”, ha affermato.
Meloni ha anche evidenziato la disponibilità dell’Ucraina ad aprire a un dialogo, mentre “da parte della Russia c’è solo chiusura”. Da qui la necessità, ha spiegato, di continuare le sanzioni contro Mosca e rafforzare l’assistenza a Kiev.