L’imam Mohamed Shahin è tornato in libertà dopo essere stato detenuto nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Caltanissetta. A disporre la sua liberazione è stata la Corte d’Appello di Torino, che ha stabilito la cessazione del trattenimento. All’uomo è stato inoltre rilasciato un permesso di soggiorno provvisorio, emesso dalla Questura di Caltanissetta.
La decisione giudiziaria ha immediatamente assunto una forte rilevanza politica, dando origine a uno scontro acceso tra governo, opposizioni e una parte della magistratura.
Chi è Mohamed Shahin e perché era stato fermato
Mohamed Shahin era finito al centro dell’attenzione pubblica e istituzionale per alcune sue dichiarazioni sull’attacco terroristico del 7 ottobre, compiuto da Hamas contro Israele. In quelle occasioni, l’imam aveva definito l’azione un atto di “resistenza”, negandone la natura violenta.
Parole che avevano suscitato forti polemiche e che erano state considerate, da una parte del mondo politico, come una forma di giustificazione del terrorismo. Proprio per queste ragioni, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva firmato un decreto di espulsione nei confronti di Shahin, motivandolo con esigenze di sicurezza nazionale. In attesa dell’esecuzione del provvedimento, l’imam era stato trattenuto nel Cpr.

Lo stop dei giudici e la liberazione
La Corte d’Appello di Torino ha però bloccato il percorso avviato dal Viminale, disponendo la fine del trattenimento e permettendo il rilascio dell’imam. Una scelta che, secondo il governo, indebolisce l’azione dello Stato in materia di sicurezza, mentre per le opposizioni ristabilisce il rispetto delle garanzie giuridiche.
Il Viminale sta ora valutando la possibilità di presentare ricorso contro la decisione dei giudici.
La rabbia di Giorgia Meloni: “Così la sicurezza è impossibile”
Durissima la reazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha messo in discussione l’efficacia delle politiche di sicurezza dell’esecutivo di fronte a decisioni giudiziarie come questa.
“La Corte d’Appello di Torino ha disposto la cessazione del trattenimento dell’imam Mohamed Shahin, destinatario di un decreto di espulsione firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Parliamo di una persona che ha definito l’attacco del 7 ottobre un atto di ‘resistenza’, negandone la violenza – ha sottolineato il premier -. Che, dalle mie parti, significa giustificare, se non istigare, il terrorismo. Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?”.

Fratelli d’Italia all’attacco della magistratura
Sulla stessa linea Fratelli d’Italia, che ha definito la decisione dei giudici “grave e incomprensibile”. Il capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, ha parlato di un colpo allo Stato:
“La decisione della Corte d’Appello di Torino di liberare l’imam Mohamed Shahin, nonostante un’espulsione firmata dal ministro Piantedosi per motivi legati alla sicurezza nazionale, rappresenta l’ennesimo schiaffo allo Stato e a chi ogni giorno lavora per proteggerlo”.
Secondo Bignami, la scelta vanifica l’azione delle istituzioni:
“Una decisione grave e incomprensibile riguardo una persona che ha giustificato il violento attacco terroristico del 7 ottobre e che di fatto vanifica il grande lavoro fatto dalle nostre forze dell’ordine e dal Viminale, rimettendo in circolazione un soggetto ritenuto pericoloso, e addirittura accogliendo la linea difensiva dell’imam”.
Il capogruppo di FdI ha poi puntato il dito contro quella che definisce una parte politicizzata della magistratura:
“Questa vicenda suona come l’ennesima conferma del livello di politicizzazione di una parte della nostra magistratura, al punto da mettere a rischio la stessa sicurezza dei cittadini”.
Bignami ha inoltre collegato la decisione al clima internazionale e interno:
“Una scelta irresponsabile che arriva il giorno dopo il massacro in Australia e in un momento particolarmente delicato per l’ordine pubblico, a causa proprio della violenza e dalla propaganda integralista e pro-Pal nelle piazze”.
La replica delle opposizioni: Fratoianni contro Piantedosi
Di segno opposto l’interpretazione di Nicola Fratoianni, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha attaccato direttamente il ministro dell’Interno:
“Non passa settimana che il ministro Piantedosi non becchi un sonoro ceffone da qualche tribunale del nostro Paese. Oggi – prosegue il deputato di Avs – succede con la vicenda dell’Imam di Torino, rinchiuso illegalmente in un Cpr”.
Per Fratoianni, il caso dimostrerebbe una gestione ideologica delle politiche migratorie e di sicurezza:
“È quello che accade a chi non tiene conto delle leggi, che ad esempio libera i torturatori e i trafficanti libici e regala altre motovedette (come sta accadendo in questi giorni) alle milizie di quel Paese, e che su ogni vicenda sulle politiche migratorie o sulla tragedia mediorientale costruisce una narrazione falsa e ideologizzata”.
Schlein: “Meloni vuole sottrarsi al controllo della magistratura”
Il caso Shahin si intreccia infine con il dibattito sulle riforme della giustizia. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha accusato il governo di voler ridurre il ruolo di controllo delle toghe:
“La separazione delle carriere riguarda 20 o 40 persone all’anno. Ma allora perché mettere mano alla Costituzione? L’obiettivo l’ha chiarito Giorgia Meloni quando davanti alla sentenza della Corte dei Conti sul progetto fallimentare del Ponte sullo Stretto è uscita con parole gravissime dicendo ‘adesso vi facciamo vedere noi con la Riforma chi comanda’”.
Schlein ha concluso ribadendo la necessità di difendere l’equilibrio tra poteri:
“Non è accettabile, per noi la democrazia non è un assegno in bianco a chi ha un voto in più. Non accettiamo l’idea di questa destra per cui chi ha un voto in più non debba essere sottoposto al controllo della magistratura. La Corte dei Conti finita sotto attacco e non lo dobbiamo accettare. Dobbiamo impegnarci per convincere le persone ad andare a votare per contrastare la riforma della magistratura”.