Prima volta di un leader di destra

Meloni al Congresso Cgil tira dritto sul salario minimo. E sui contestatori: "Non sapevo che la Ferragni fosse un metalmeccanico"

Non sono mancate le polemiche, con una parte dei presenti che ha contestato e lasciato la sala

Meloni al Congresso Cgil tira dritto sul salario minimo. E sui contestatori: "Non sapevo che la Ferragni fosse un metalmeccanico"
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L'appuntamento era già storico di per sé. Per la prima volta un leader di destra (o centrodestra) ospite al congresso della Cgil. Per di più in veste di presidente del Consiglio dei ministri. C'era grande attesa per la presenza di Giorgia Meloni al tradizionale appuntamento del sindacato. E, come ampiamente prevedibile, non sono mancate le polemiche.

Giorgia Meloni al Congresso Cgil

Reddito di cittadinanza e salario minimo sono stati gli aspetti più "caldi" affrontati dalla premier:

"Neanche nell'idea iniziale del M5s era previsto il Reddito di cittadinanza come un vitalizio, ma come uno strumento transitorio. C'è gente che ha preso il sussidio per tre anni e si è ritrovata alla condizione di partenza. Vi faccio una domanda: un ragazzo di 30 anni che lo ha preso per tre anni senza aver migliorato la propria condizione di lavoro a 33 anni è più ricco o più povero? Il Reddito di cittadinanza ha fallito gli obiettivi, perché c'era a monte un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi no, dando a tutti la stessa risposta, sovrapponendo assistenza e politiche attive, disincentivando l'offerta di lavoro e favorendo il lavoro irregolare".

E poi ancora:

"Non credo che chi è in grado di lavorare debba essere mantenuto dallo Stato con i proventi delle tasse di chi lavora duramente, percependo poco più di quello che prende chi ha il Rdc. Vogliamo tutelare chi non può lavorare ma per chi può lavorare la soluzione è proporre posti di lavoro dignitosi o percorsi di formazione, anche con un minimo di retribuzione, in settori in cui è richiesta la manodopera. Ai poveri voglio dare lavoro, non il Reddito".

Sui salari, invece:

I salari sono bloccati da 30 anni dato scioccante perché l’Italia ha salari più bassi di prima del ’90 quando non c’erano ancora i telefonini. In Germania e Francia sono saliti anche del 30%. Significa che le soluzioni individuate sinora non sono andate bene e che bisogna immaginare una strada nuova che è quella di puntare tutto sulla crescita economica. Ribadisco la mia contrarietà  al salario minimo, ma dico sì all’estensione della contrattazione collettiva“.

La contestazione

"Abbiamo invitato il Governo non per galateo, ma perché è il momento delle risposte ai bisogni delle persone". Così il segretario della Cgil Maurizio Landini alla vigilia aveva motivato l'invito a Meloni. Ma questo non è bastato per evitare le attese polemiche. Come anticipato da Eliana Como, rappresentante Fiom, una parte dei presenti si è alzata e non ha assistito all'intervento della premier.

La delegata sindacale si era presentata in videocollegamento con "Un giorno da pecora" indossando una stola tipo quella di Chiara Ferragni a Sanremo, con un messaggio molto diverso: "Meloni pensati sgradita".

"Non sapevo che Chiara Ferragni fosse un metalmeccanico"

Sul tema, Meloni ha usato l'ironia.

 “Ho letto gli slogan efficaci: pensati sgradita. Efficace, anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”.

Poi un timido applauso, quando ha condannato l'assalto alla sede Cgil dello scorso anno come "ignobile azione di estrema destra".

 Le parole di Salvini

Se già la tensione c'era, non hanno certo disteso i toni le parole della vigilia del vicepremier Matteo Salvini parlando della riforma fiscale.

"Se la Cgil dice di no vuol dire che è una riforma fatta bene tendenzialmente, avrà un percorso lungo in Parlamento quindi ognuno potrà dire la sua", ha detto il ministro delle Infrastrutture.

L'incontro con i leader delle opposizioni

Giovedì 16 marzo 2023, invece, la Cgil aveva incontrato i leader delle opposizioni. Sul palco di Rimini c'erano Elly Schlein (segretario Pd), Giuseppe Conte (M5s), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Carlo Calenda (Azione, che si è però tenuto defilato dagli altri).

Prove di intesa soprattutto tra Schlein e Conte sul salario minimo, tema su cui il neo segretario Pd si è scontrato in Aula con Giorgia Meloni proprio nei giorni scorsi. Calenda ha tenuto una porta aperta, ma si è preso anche qualche fischio.

 

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