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Meloni a Bruxelles per il Consiglio europeo sulla difesa: "E' commissariata dalla Lega"

Bonelli (Avs): "Il capogruppo Molinari dice che la premier non ha alcun mandato per dire sì al riarmo"

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Meloni a Bruxelles per il Consiglio europeo sulla difesa: "E' commissariata dalla Lega"
Meloni e Metsola a Bruxelles

Alla vigilia del cruciale Consiglio europeo del 20 marzo 2025, Giorgia Meloni si trova in una posizione complessa all’interno della sua stessa maggioranza. La delegittimazione arriva in maniera evidente quando Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, durante un’intervista a Radio 24, dichiara che il Parlamento non concederà alla premier "il mandato di approvare il Rearm Eu".

Meloni a Bruxelles tra tensioni e divisioni interne

Il 19 marzo 2025, alla vigilia del vertice europeo, Giorgia Meloni si è recata a Bruxelles per un incontro con la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Il confronto ha riguardato i principali temi all’ordine del giorno, tra cui la situazione in Ucraina, gli sviluppi in Medio Oriente e il rilancio della competitività europea.

Meloni resterà a Bruxelles anche nelle le giornate del 20 e 21 marzo 2025, per partecipare al Consiglio europeo incentrato sulla difesa e sulla crisi ucraina. Prima della partenza, il suo intervento alla Camera ha provocato un acceso dibattito, con le opposizioni che hanno duramente contestato le sue parole. La premier ha infatti criticato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, ritenuto una delle basi fondanti dell’Unione Europea, affermando: "Non è la mia Europa".

La principale sfida per Meloni sarà quella di mantenere coesa la maggioranza sul delicato tema del riarmo europeo, elemento chiave del piano presentato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Pur ribadendo il suo sostegno all’aumento degli investimenti in difesa a livello europeo, Meloni ha espresso alcune riserve:

"Ho chiesto di chiarire cosa si intenda per spese di difesa... Il tema della sicurezza riguarda anche le materie prime critiche, la difesa dei confini, la lotta al terrorismo: questioni che non si risolvono semplicemente acquistando armi".

Tuttavia, la posizione della Lega rappresenta un ostacolo significativo. Il capogruppo Molinari ribadisce con fermezza:

"L'Italia non approverà una risoluzione che conferisca a Meloni il mandato per sostenere il Rearm Eu".

Sulla stessa linea Matteo Salvini, che da Bruxelles dichiara alla stampa:

"Non penso che la Russia sia una minaccia per il mondo. Per gli italiani la vera minaccia sono i troppi clandestini che, anche grazie all’inerzia dell’Unione Europea, sono entrati in casa nostra".

E aggiunge, in riferimento alla commissaria estone Kaja Kallas:

"Se noi dessimo retta alla Kallas saremmo in guerra. Io ho un figlio di 21 anni, non voglio mandarlo in Ucraina perché la signora Kallas ha voglia di guerra. Con tutto rispetto ci vada lei". Salvini sottolinea inoltre che l’UE è nata "per garantire la pace, non per alimentare nuove guerre".

Nonostante le critiche di Salvini, Meloni continua a difendere il piano di riarmo, pur sottolineando che il suo mandato è quello di difendere l’interesse nazionale italiano.

"Non penso che quello di cui stanno parlando alcuni a Bruxelles corrisponda all’interesse nazionale italiano, e neanche all’interesse dei cittadini europei. Non so a nome di chi parlino Ursula von der Leyen, Kaja Kallas e altri. Sembra quasi che qualcuno in Europa voglia boicottare il processo di pace virtuosamente ricominciato da Trump", aggiunge il leader leghista.

Una posizione differente emerge da Forza Italia, con il segretario Antonio Tajani che conferma il pieno appoggio al piano europeo:

"Giorgia Meloni ha pieno mandato da Forza Italia per approvare il piano di sicurezza della von der Leyen".

In un intervento sul Corriere della Sera, il ministro della Difesa Guido Crosetto chiarisce il rapporto tra la difesa europea e la NATO.

"La difesa europea, rebus sic stantibus, non può sostituire la NATO né offrire lo stesso livello di protezione". Crosetto richiama i trattati europei, sottolineando che la sicurezza nazionale resta di competenza esclusiva degli Stati membri. "Ogni Paese è responsabile della sua Difesa e non esiste, ad oggi, la possibilità, né concreta né giuridica, di un meccanismo automatico di mutuo soccorso intra-UE in caso di aggressione di una Nazione o entità esterna". Questo, a suo dire, distingue nettamente l’Unione Europea dalla NATO, il cui articolo 5 prevede l’obbligo di intervento in difesa di un membro attaccato.

Meloni a Bruxelles per il Consiglio europeo sulla difesa: "E' commissariata dalla Lega"
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto

Le opposizioni all’attacco

Le tensioni interne alla maggioranza offrono il fianco alle opposizioni per attaccare la premier. La segretaria del PD, Elly Schlein, critica Meloni per il suo atteggiamento ambiguo:

"Meloni è fuggita di nuovo. Non sa cosa dire, si chiude in un silenzio imbarazzato". Secondo Schlein, la Lega ha di fatto commissariato la premier, negandole il mandato per esprimersi al Consiglio europeo. "All’UE serve una difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. Il piano Rearm Eu va cambiato radicalmente, così come presentato rischia di ritardare l’obiettivo di una difesa comune".

Dura anche la critica di Angelo Bonelli, deputato di AVS ed esponente di Europa Verde:

"Oggi la Presidente Meloni è intervenuta in Senato, ma ancora una volta è stata omissiva e sfuggente su un punto cruciale: dove troverà i soldi per aumentare le spese militari?". Bonelli sostiene che saranno i cittadini a pagare il prezzo del riarmo, mentre "le priorità del governo restano chiare: più armi, più riarmo, più sudditanza agli interessi di guerra, mentre le bollette raddoppiano e il costo della vita diventa insostenibile".

Bonelli ha, inoltre, rammentato la posizione leghista di Molinari che ha chiarito: "Meloni non ha alcun mandato per dire sì al riarmo".

Lo scenario europeo

I 27 leader dell’UE si apprestano a dare il via libera a diversi pilastri del pacchetto difesa, tra cui la sospensione del Patto di Stabilità per le spese militari, lo strumento Safe per accedere a 150 miliardi di prestiti e i finanziamenti della BEI. Tuttavia, persistono forti dubbi da parte di alcuni Stati membri. L’Italia propone di incentivare gli investimenti privati garantendo il bilancio UE, una strategia che però esclude l’acquisto diretto di armamenti da parte degli Stati. Il futuro della difesa europea si intreccia inevitabilmente con il sostegno all’Ucraina, che l’UE intende garantire anche una volta raggiunto un accordo di pace.

Meloni si presenta al vertice con la convinzione che sicurezza e difesa non debbano ridursi al semplice riarmo, ma anche con l’obiettivo di mantenere saldo il legame con gli Stati Uniti. Nel frattempo, l’Ungheria si mostra sempre più intransigente, rendendo le trattative ancora più complesse.

Commenti
Mirko88

Ci vada malta in guerra se ci tiene, insieme a ursula e all olandese capo della nato. Mandino i propri figli. Gli stessi che quando serve dare una mano con l'immigrazione clandestina si girano dall'altra parte e osano parlare poi di diritti da dare

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