Mattarella e Meloni ricordano Paolo Borsellino: alla Camera una Teca dedicata al giudice vittima della Mafia
Presenti i Presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, e Lucia e Manfredi Borsellino

Nel Transatlantico di Palazzo Montecitorio è stata presentata al pubblico una teca contenente la borsa da lavoro di Paolo Borsellino, il giudice ucciso nella strage di Via D’Amelio il 19 luglio 1992. Alla cerimonia hanno preso parte le più alte cariche dello Stato, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, oltre ai Presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa.
La cerimonia
La borsa, simbolo del lavoro, del sacrificio e della dedizione del giudice Borsellino alla causa della giustizia, è stata donata dalla famiglia del Tenente Colonnello Carmelo Canale, tra i più stretti collaboratori del magistrato. Presente anche la figlia, Manuela Canale, che ha partecipato con emozione all'evento, assieme a Lucia Borsellino, figlia del giudice, e Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia.

Il Presidente della Repubblica Mattarella ha assistito alla cerimonia, sottolineando con la sua presenza l’importanza istituzionale della memoria e dell’impegno nella lotta contro la criminalità organizzata. A dare voce al significato profondo della giornata è stato l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha tracciato un forte legame personale e politico con la figura di Paolo Borsellino.
Il discorso della premier Meloni
Meloni ha ricordato di aver intrapreso il suo impegno politico proprio dopo la strage di Via D’Amelio, quando, ancora adolescente, sentì “un improvviso senso di urgenza” che trasformò in azione politica.
“Quel giorno è iniziato il cammino che mi ha portato a essere Presidente del Consiglio”, ha detto visibilmente commossa.

Meloni ha ricordato anche il momento in cui, recandosi alla Camera dopo aver sciolto la riserva al Quirinale, si trovò di fronte a una gigantografia del giudice durante una mostra dedicata agli eroi dell’antimafia.
La premier ha reso omaggio a Lucia e Manfredi Borsellino, mandando un pensiero anche a Fiammetta, assente per motivi personali. Ha inoltre espresso profonda gratitudine alla famiglia Canale per aver reso possibile l’esposizione della teca, definita “un simbolo visibile” e “un monito” per le istituzioni e i cittadini.
Nel suo discorso, Meloni ha sottolineato l’eredità morale e politica lasciata da Borsellino, Falcone e da tutti i servitori dello Stato caduti nella lotta alla mafia, e ha ribadito l'impegno del governo e delle istituzioni nella difesa della legalità.

“Paolo Borsellino ci ha insegnato che avere paura è umano, ma che il coraggio può essere più forte della paura. È stato la scintilla di un incendio di speranza e giustizia”, ha dichiarato.
La borsa, oggi custodita in una teca, diventa quindi un oggetto simbolico, rappresentazione fisica del lavoro quotidiano e silenzioso dei magistrati.
“Dentro quella borsa c’erano le carte, i sacrifici, le paure, il pezzo di vita che si regala alla giustizia”, ha aggiunto Meloni, ricordando che, seppur oggi sostituita da strumenti digitali, conserva un valore profondo anche per le nuove generazioni.

La cerimonia si è conclusa con un appello corale: proseguire nella ricerca della verità sulle stragi di mafia, sostenere la legislazione antimafia – modello riconosciuto a livello internazionale – e continuare a combattere l’illegalità con lo stesso coraggio che ispirò Paolo Borsellino.
“La cosa più giusta e più bella che possiamo fare per onorare questi uomini straordinari è combattere per affermare gli stessi valori, ogni giorno”, ha concluso il Presidente del Consiglio.