Nel giorno in cui l’Organizzazione delle Nazioni Unite celebra l’ottantesimo anniversario della sua nascita, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella affida a un’intervista a La Voce di New York una riflessione ampia sul ruolo dell’ONU, sulle sue difficoltà nel fronteggiare crisi come quelle di Gaza e Ucraina e sulla necessità di una profonda riforma dei suoi meccanismi di governance.
Mattarella: “Difendere i valori fondativi dell’ONU”
“L’ONU ha indiscutibilmente contribuito a plasmare un ordine internazionale elaborando valori condivisi: pace, sicurezza e cooperazione internazionale, affermando la prevalenza del principio della coesistenza pacifica”, afferma Mattarella. “Quel sistema resta oggi più che mai valido, proprio di fronte ai disastri che la sua inosservanza procura, e va difeso, proprio perché si trova sotto attacco”.
Il Capo dello Stato avverte che “l’alternativa sarebbe il regresso a un mondo in perenne ebollizione, regolato da temporanei rapporti di forza”, la stessa logica che condusse “alle macerie seguite allo scoppio della Seconda guerra mondiale”, da cui la Carta di San Francisco cercò di riscattare la comunità internazionale.
Gaza, Ucraina e la “guerra a pezzi”
Richiamando le parole di Papa Francesco sulla “guerra mondiale a pezzi”, Mattarella descrive un quadro internazionale segnato da “un imbarbarimento delle relazioni tra Stati”, dove l’ONU “ha svolto e continua a svolgere un ruolo di argine importante, anche se non coercitivo”.

“Le Risoluzioni dell’Assemblea generale – ricorda – non sono vincolanti, ma la loro forza risiede nella capacità di persuasione e nel giudizio che esprimono”.
Le numerose risoluzioni approvate “a maggioranza su Ucraina e Gaza hanno indicato un chiaro orientamento della comunità internazionale. Gli sviluppi in Medio Oriente – osserva – sono anche il frutto di una mobilitazione globale cui l’ONU ha dato voce e mi auguro che giochi in futuro un ruolo incisivo in quel contesto”.
“L’efficacia dell’ONU dipende dalla volontà degli Stati membri”
Mattarella sottolinea che il problema dell’ONU non risiede nei suoi principi, ma nella volontà politica dei Paesi che la compongono.
“L’efficacia dell’ONU – spiega – è in diretta relazione con l’impegno degli Stati membri che ne fanno parte. Farne parte significa rispettarne le regole, non violarle a proprio piacimento. L’efficacia dell’ONU dipende in larga misura dalla buona coscienza, in altri termini dalla volontà politica degli Stati Membri”.
Rivendicando il ruolo dell’ONU come “attore umanitario in tutte le principali crisi del mondo”, il Presidente della Repubblica aggiunge che non sarebbe possibile “immaginare una risposta alle grandi sfide transnazionali, dalla povertà al cambiamento climatico, dall’insicurezza alimentare all’intelligenza artificiale, senza un quadro di riferimento globale che solo le Nazioni Unite possono fornire”.
Il nodo della riforma del Consiglio di Sicurezza
Mattarella si sofferma poi sul tema della riforma delle Nazioni Unite, da decenni al centro di un dibattito mai concluso.
“Senza cambiamento nei meccanismi di governance dell’ONU, il rischio è che molte nazioni rinuncino a guardarvi come al luogo in cui è possibile costruire obiettivi comuni”, avverte.
Il Capo dello Stato cita la proposta avanzata negli anni ’90 dal ministro degli Esteri Nino Andreatta, che ispirò l’iniziativa italiana United for Consensus:
“Prevede l’introduzione di nuovi membri eletti e non permanenti, ma di maggiore durata, per dare voce soprattutto a quello che oggi chiamiamo Sud Globale”.

Quanto al diritto di veto dei cinque membri permanenti, “occorre acquisire la disponibilità alla discussione. Esistono proposte per limitarne l’uso e rendere più trasparenti i metodi di lavoro del Consiglio”. La riforma, ricorda Mattarella, “non è stata ancora varata dopo trent’anni di discussione, ma la sua attualità è più forte che mai. Serve un Consiglio di Sicurezza più rappresentativo e in grado di svolgere le funzioni attribuitegli dalla Carta”.
“La proposta italiana – aggiunge – mantiene la sua attualità, perché promuove soluzioni che offrano maggiore voce ai continenti storicamente sottorappresentati, come Africa, America Latina e Asia, con l’obiettivo di disegnare un Consiglio più inclusivo e rappresentativo e perciò più capace di rispondere ai bisogni dei popoli del mondo”.
E conclude citando le parole che aprono la Carta delle Nazioni Unite:
“Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra…”
Un monito, ricorda il Capo dello Stato, che “resta di straordinaria attualità” in un tempo in cui, tra crisi regionali e sfiducia nel multilateralismo, la pace e la cooperazione internazionale tornano a essere valori da difendere, non da dare per scontati.