LEGGE DI BILANCIO

Manovra, la Lega pianta i piedi sull’allungamento delle pensioni anticipate: se ne riparlerà con un Decreto

Nella notte stralcio parziale emendamento prepensionamenti: rimangono solo la parte su Pnrr e iper-ammortamento

Manovra, la Lega pianta i piedi sull’allungamento delle pensioni anticipate: se ne riparlerà con un Decreto

La manovra cambia rotta dopo una notte di tensioni politiche e riunioni a Palazzo Madama. Il governo ha depositato in Commissione Bilancio del Senato un nuovo emendamento che ridimensiona profondamente il maxi intervento da 3,5 miliardi presentato solo pochi giorni fa.

Al centro dello stralcio c’è l’intero pacchetto previdenziale, bloccato dal netto stop della Lega all’allungamento delle finestre per il pensionamento anticipato. Restano invece nel testo solo le misure su rimodulazione del Pnrr e iperammortamento, mentre tutto il resto confluirà in un decreto legge che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la prossima settimana.

Il veto politico della Lega

A chiarire la linea della maggioranza è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, al termine di una lunga serie di incontri in Senato dopo la sospensione dei lavori della Commissione Bilancio.

“La decisione della maggioranza è quella di stralciare gran parte del famoso emendamento 4.1000, di far sopravvivere solo la parte relativa al Pnrr e all’iperammortamento. Tutto il resto verrà trasfuso in un decreto che verrà approvato probabilmente la settimana prossima“, ha spiegato Ciriani.

Una scelta definita come un ritorno alla strategia iniziale, già ipotizzata prima della presentazione del maxi emendamento.

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Il nodo politico si è concentrato sulle pensioni. Nella notte – di venerdì 19 dicembre 2025 – è stato cancellato integralmente il capitolo previdenziale, che comprendeva sia l’allungamento progressivo delle finestre mobili per l’accesso alla pensione anticipata sia la stretta sul riscatto della laurea. Proprio queste misure avrebbero dovuto garantire coperture nel lungo periodo, con risparmi stimati fino a oltre 1,4 miliardi nel 2035 per quanto riguarda le finestre. Ma la Lega ha posto un veto politico, rifiutando qualsiasi intervento che potesse essere letto come un inasprimento dei requisiti pensionistici.

Resta la parte su iperammortamento e Pnrr

Saltano anche altre norme contenute nella prima versione dell’emendamento governativo. Esce il meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare per i nuovi assunti del settore privato, così come viene eliminato il nuovo contributo da 1,3 miliardi richiesto alle assicurazioni. Scompaiono inoltre le risorse aggiuntive per rifinanziare il credito d’imposta Transizione 4.0, i cui fondi risultano esauriti, e le misure legate a Transizione 5.0 e alle Zone economiche speciali, che saranno affrontate nel decreto annunciato dall’esecutivo.

Resta invece invariata la parte sull’iperammortamento, confermata nella stessa formulazione precedente, con proroga al 2028 e una stretta sugli investimenti green. Rimane anche la rimodulazione del Pnrr, considerata essenziale per la tenuta complessiva della manovra. Sul fronte fiscale, il nuovo emendamento introduce una modifica alla ritenuta d’acconto per le imprese: l’aliquota dello 0,5% viene anticipata al 2028, mentre dal 2029 scatterà l’1%. La misura vale oltre 700 milioni di euro già nel primo anno e raddoppia negli anni successivi.

Claudio Borghi, parlamentare della Lega
Claudio Borghi, parlamentare della Lega

In Commissione Bilancio arriva anche il via libera all’emendamento sull’oro di Banca d’Italia, che attribuisce la proprietà delle riserve auree al popolo italiano. Il relatore della manovra, il senatore leghista Claudio Borghi, ha parlato di “un momento molto importante“, definendolo l’esito di una battaglia portata avanti per 11 anni e una delle misure più rilevanti contenute nella legge di Bilancio.

La reazione delle opposizioni: “Giorgetti si dimetta”

Durissima la reazione delle opposizioni, che parlano di implosione della maggioranza e di un emendamento saltato per ragioni politiche interne, in particolare per il peso esercitato dalla Lega. Pd, M5s, Avs e Italia Viva accusano il governo di aver ritirato un intervento chiave per imprese e previdenza, lasciando in piedi solo la rimodulazione del Pnrr. Secondo le opposizioni, la vicenda dimostra una profonda frattura nella maggioranza e mette in discussione la tenuta politica dell’esecutivo. Alcuni membri dell’opposizione chiedono anche le dimissioni dello stesso ministro Giorgetti.

Intanto i lavori in Commissione Bilancio sono ripresi con l’obiettivo di chiudere in giornata, mentre il testo della manovra è atteso in Aula al Senato nei prossimi giorni. Il percorso resta complesso e segnato da ritardi, con l’ipotesi sempre più concreta di un maxiemendamento finale per chiudere la partita. Sulle pensioni, però, il confronto è rinviato: la partita si riaprirà con il decreto legge annunciato dal governo.