Manifestazione fascista a Dongo (e contromanifestazione di Anpi e Cgil): scontro sulla partecipazione del sindaco
Al raduno di un centinaio di neofascisti ha risposto un massiccio presidio antifascista con in testa ANPI e Cgil

Nella mattina di domenica 27 aprile 2025, sulle rive del Lago di Como, si è consumata a Dongo l'ennesima tensione tra nostalgici del fascismo e antifascisti, in occasione dell'80° anniversario della cattura di Benito Mussolini e dei gerarchi della Repubblica Sociale Italiana. Come ogni anno, l'associazione culturale "Mario Nicollini" — intitolata all'ex presidente comasco dell'Unione combattenti della RSI — ha organizzato un raduno che ha visto la presenza di circa un centinaio di neofascisti.
possibile venga concessa ogni anno una manifestazione a Dongo per 15 gerarchi fascisti fucilati mentre scappavano con Mussolini verso la Svizzera con tanto di corona in lago, rose su ringhiera e saluti romani...almeno c'era il disturbo degli antifascisti...però#Dongo #fascismo pic.twitter.com/EcUQLQrei4
— Sirio 🏀 (@siriomerenda) April 27, 2025
La manifestazione fascista e la contromanifestazione
I partecipanti, schierati sul lungolago, hanno deposto rose rosse sul parapetto affacciato sul Lago di Como, seguito dalla tradizionale "chiamata del presente" con il saluto romano, in onore dei 15 gerarchi fucilati dai partigiani il 28 aprile 1945.

Successivamente, il corteo si è spostato a Giulino di Mezzegra, dove Mussolini e Claretta Petacci furono giustiziati. Anche qui, il rituale si è ripetuto: fiori, saluti romani, vessilli della X Mas e grida "Presente" per "Sua Eccellenza Benito Mussolini". Poco prima dell'inizio della commemorazione, una targa dell'ANPI — che ricorda la fine del regime fascista — è stata coperta da un tricolore.

A contrastare il raduno, fin dalle prime ore del mattino, è stato il presidio antifascista "Memoria significa Resistenza", organizzato dall'ANPI di Dongo insieme alla CGIL e ad altre associazioni. Diverse centinaia di antifascisti, separati dai neofascisti da un imponente cordone di forze dell'ordine, hanno riempito piazza Giulio Paracchini intonando "Bella Ciao" e sventolando bandiere tricolori.
"Non è folclore — ha sottolineato Primo Minelli, presidente provinciale dell'ANPI di Milano — queste manifestazioni hanno coperture politiche che le rendono ancora più gravi. È inaccettabile che in un Paese che ha subito l'onta del fascismo si tollerino simili raduni: serve una ribellione morale oltre che politica".
🔴 Il mio intervento oggi nel corso della amministrazione #antifascista a #Dongo pic.twitter.com/F6ImCBzQZn
— Fabrizio Baggi (@Fabrizio_Baggi) April 27, 2025
Polemiche sul sindaco di Dongo
La manifestazione ha generato anche polemiche istituzionali. Diversi esponenti politici, tra cui la deputata lombarda del Partito Democratico Silvia Roggiani e la capogruppo alla Camera Chiara Braga, hanno criticato duramente quanto accaduto, chiedendo chiarimenti al Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi su come sia stato possibile autorizzare una manifestazione che inneggia apertamente al fascismo.

"Quanto accaduto oggi a Dongo è inaccettabile. Ottant’anni dopo la Liberazione, vedere neofascisti rendere omaggio con il saluto romano ai gerarchi della dittatura è una ferita gravissima per la nostra memoria democratica", ha affermato la deputata Silvia Roggiani, segretaria regionale del Partito democratico della Lombardia.
"Non possiamo e non dobbiamo mai sottovalutare simili gesti: dietro questi atti gravissimi - ha poi aggiunto - c’è il rifiuto dei valori di libertà, giustizia e uguaglianza conquistati con la Resistenza. Come Partito democratico siamo e saremo sempre al fianco dell’Anpi e delle centinaia di cittadini e cittadine che oggi, con coraggio e determinazione, hanno risposto intonando ‘Bella Ciao’ a chi vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia".

In questo clima teso, ha fatto discutere anche la posizione del sindaco di Dongo Mauro Robba. La sua presenza — o meglio la sua assenza di condanna esplicita — ha acceso un acceso dibattito tra le forze politiche locali. Anpi e Cgil hanno espresso forte delusione per quella che considerano una mancata presa di distanza chiara da parte delle istituzioni comunali. Per molti antifascisti, infatti, l'amministrazione avrebbe dovuto assumere una posizione pubblica netta contro ogni forma di apologia del fascismo, soprattutto in una giornata tanto simbolica per la storia italiana.