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Maggiori tutele sul lavoro per i malati oncologici: approvata la nuova legge

Con il sì di tutti i gruppi parlamentari. Due anni di assenze (e non più solo 6 mesi) senza perdere il posto e smart working

Maggiori tutele sul lavoro per i malati oncologici: approvata la nuova legge
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È diventata legge, con il voto unanime del Senato, la nuova norma che introduce tutele più forti per i lavoratori dipendenti e autonomi affetti da malattie oncologiche, croniche, invalidanti o rare. Il disegno di legge n. 1430, intitolato "Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche", rappresenta un passo importante nel garantire la continuità lavorativa e la dignità dei pazienti durante lunghi e complessi percorsi di cura.

Approvata in via definitiva e senza modifiche rispetto alla versione già licenziata dalla Camera lo scorso marzo, la legge porta la firma dell’opposizione – prima firmataria Debora Serracchiani (PD) – e ha visto come relatrice in Senato Elena Murelli (Lega), realizzando una rara convergenza bipartisan sui temi del diritto al lavoro e alla salute.

Cosa prevede la legge

Il cuore della nuova normativa è l’estensione del cosiddetto “periodo di comporto”: i lavoratori affetti da gravi patologie potranno assentarsi fino a 24 mesi, continuativi o frazionati, senza rischiare il licenziamento. Fino a oggi il limite era di 180 giorni. Durante questo periodo il lavoratore conserva il posto, ma non percepisce retribuzione e non può svolgere altre attività lavorative, una clausola che ha sollevato critiche da parte delle associazioni di pazienti.

Inoltre, è previsto il riscatto volontario dei contributi previdenziali per il periodo di congedo, che non verrà conteggiato nell’anzianità di servizio. Alla fine del congedo, il dipendente avrà diritto di precedenza nell’accesso allo smart working, se compatibile con le mansioni.

I lavoratori affetti da gravi patologie potranno assentarsi fino a 24 mesi, continuativi o frazionati, senza rischiare il licenziamento

A partire da gennaio 2026, la legge introdurrà anche 10 ore l’anno di permessi retribuiti aggiuntivi, da usare per visite mediche, esami diagnostici e terapie, da sommarsi a quelli già previsti dalla normativa vigente. Per accedervi sarà sufficiente la prescrizione del medico curante o di uno specialista di una struttura pubblica o accreditata. I permessi saranno coperti economicamente come le assenze per malattia e godranno della copertura contributiva figurativa.

Il diritto ai permessi spetterà anche ai lavoratori con figli minorenni affetti da malattie oncologiche o patologie rare e croniche, sempre con un’invalidità pari o superiore al 74%.

La legge introduce tutele anche per i lavoratori autonomi affetti da gravi patologie. In questi casi, è prevista la possibilità di sospendere l’attività continuativa per un massimo di 300 giorni all’anno, senza perdere il rapporto di collaborazione con il committente.

Fondi, premi e riconoscimenti

Per sostenere l’attuazione della legge, è stato previsto un finanziamento pubblico progressivo: 20,9 milioni di euro nel 2026, fino a raggiungere 25,2 milioni nel 2035. Le risorse verranno in parte reperite attraverso la riduzione del Fondo per le esigenze indifferibili del MEF. Inoltre, presso il ministero dell’Università e della Ricerca sarà istituito un fondo di 2 milioni di euro l’anno destinato a premi di laurea intitolati alla memoria di pazienti oncologici, per tesi e ricerche nel campo della salute.

Nel settore privato, le indennità per i permessi saranno anticipate dai datori di lavoro e poi recuperate tramite conguaglio con gli enti previdenziali. Nella pubblica amministrazione, come ad esempio nella scuola, lo Stato provvederà alla sostituzione temporanea del personale assente, attingendo a un fondo ad hoc (1,24 milioni annui dal 2026).

Un primo passo (ma non basta)

Nonostante l’unanimità parlamentare e l’apprezzamento generale, le associazioni che si battono per i diritti dei malati non nascondono le critiche. Per la FAVO (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), la legge rappresenta un "primo passo", ma resta ancora "timida" e non pienamente in grado di contrastare la cosiddetta "tossicità finanziaria" che colpisce il 26% dei pazienti oncologici già all’inizio delle terapie, con effetti negativi sulla qualità della vita e perfino sulla sopravvivenza.

Tra le proposte rimaste fuori: l’introduzione di un’indennità economica per l’intero periodo di congedo, la possibilità di svolgere un’attività lavorativa alternativa durante la malattia, e l’obbligo per i datori di lavoro di comunicare con preavviso l’esaurimento del periodo di comporto. Tutte richieste finite in ordini del giorno, che impegnano il Governo a lavorare a ulteriori sviluppi normativi.

Schillaci: "Un segnale di civiltà"

Soddisfatto il ministro della Salute Orazio Schillaci:

Il ministro della Sanità Orazio Schillaci
Il ministro della Sanità Orazio Schillaci

"L’Italia, dopo la legge sull’oblio oncologico, compie un altro deciso passo in avanti a sostegno di chi affronta lunghi e complessi percorsi di cura e riabilitazione. Si mette al centro la salute, assicurando più sicurezza e stabilità professionale a chi soffre di patologie oncologiche, invalidanti e croniche. È un segnale di civiltà e umanità".

Con questa nuova legge, si cerca finalmente di superare una visione rigidamente produttivistica del lavoro, riconoscendo che la malattia non può e non deve essere un motivo di esclusione sociale o professionale. Un cambio di passo necessario in un Paese dove circa 3,6 milioni di persone convivono con un tumore, di cui una su tre in età lavorativa.