Liste d'attesa infinite, il Piemonte trova l'accordo: medici e infermieri al lavoro di sera e nei weekend
Per i prossimi sei mesi straordinari per il personale sanitario per ridurre i tempi d'attesa biblici
I tempi della sanità pubblica sono una spada di Damocle che pende sui cittadini di ogni parte d'Italia, da Nord a Sud. Settimane, mesi, a volte anni, per avere una visita. Ma ora il Piemonte prova a trovare una soluzione. E' dei giorni scorsi l'accordo tra la Regione Piemonte e i direttori generali delle Aziende ospedaliere per smaltire le liste d'attesa accumulate. La soluzione è semplice: per i prossimi sei mesi, medici e infermieri presteranno servizio anche in orario serale e nei fine settimana.
Piemonte: liste d'attesa infinite, sanitari al lavoro di notte e nei weekend
Un'iniziativa che - come spiegano da piazza Castello - rappresenta un primo passo verso la riduzione concreta tra la domanda e l'offerta di prestazioni sanitarie.
Le ore in più lavorate saranno retribuite naturalmente come straordinari.
Si tratta, peraltro, dell'ultimo di una serie di recenti interventi, tra cui l’istituzione della Ruas (Unità centrale di gestione dell’assistenza sanitaria e delle liste di attesa), un organismo di controllo voluto dal governo nazionale per monitorare e ridurre i tempi di attesa per le prestazioni pubbliche.
"Come previsto dalla legge del governo Meloni per il contenimento dei tempi delle liste di attesa - spiega l'assessore alla Sanità Federico Riboldi - abbiamo dato vita a questa nuova unità che si aggiungerà alle molte iniziative che abbiamo già messo in campo a livello regionale e che ci permetterà di proseguire spediti su questo fronte".
"Inoltre proseguiamo con determinazione a mettere in campo azioni concrete per affrontare il problema delle liste di attesa, come quella di dare obiettivi vincolanti ai nuovi direttori generali delle Aziende sanitarie regionali o l'avvio del nuovo Cup integrato con l'intelligenza artificiale".
Liste d'attesa, qualche esempio
La situazione in Piemonte (ma non solo lì, anche in tutto il resto d'Italia parliamo di liste d'attesa infinite) è decisamente critica. Giusto per fare qualche esempio chiarificatore, al Mauriziano, per una prima visita endocrinologica, l’attesa è di 311 giorni; al Martini, per un’ecografia della tiroide, servono 262 giorni; al Maria Vittoria, per una visita gastroenterologica servono 221 giorni, mentre alle Molinette, per una mammografia, si aspettano addirittura 417 giorni.