Nuova "grana"

Licenziati i lavoratori dei centri migranti in Albania. Piantedosi: "Non resteranno vuoti"

Sull'intenzione del Governo di trasformarli in Cpr pende anche l'imminenza delle elezioni a Tirana

Licenziati i lavoratori dei centri migranti in Albania. Piantedosi: "Non resteranno vuoti"
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Un nuovo colpo ai centri migranti in Albania, mentre il Governo Meloni cerca di salvarli trasformandoli in Cpr. La cooperativa Medihospes, infatti, avrebbe inviato ai lavoratori dei centri di Shengjin e Gjader le lettere di licenziamento.

Licenziati i lavoratori dei centri migranti in Albania

La cooperativa, che nei mesi scorsi si è aggiudicata la gara per la gestione delle strutture (parliamo di 133 milioni di euro) avrebbe infatti comunicato - come spiega il quotidiano Il Domani - ai lavoratori l'imminente cessazione del rapporto di lavoro.

"La informiamo che a causa di una serie di pronunce giudiziarie contraddittorie e non conformi agli orientamenti della Corte di Cassazione italiana, nonché dell'impossibilità momentanea di accogliere nuovi flussi di migranti, siamo costretti a sospendere temporaneamente il nostro servizio", recita la missiva inviata da una succursale di Medihospes aperta a Tirana alla quasi totalità del personale (resterebbero al momento alcuni medici e addetti alle pulizie).

Piantedosi: "Non resteranno vuoti"

Una mossa che per certi versi sorprende e che potrebbe avere qualche ripercussione anche sul piano del Governo per riuscire finalmente a utilizzare i centri. Interrogato sulla questione, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha però mostrato fiducia:

"I centri non saranno svuotati".

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

Non di più parole il collega agli Esteri Antonio Tajani:

"Sull'Albania ancora non c'è niente. Io mi sto preoccupando più delle questioni di guerra, poi vediamo l'Albania".

Le elezioni in Albania

Intanto, sul futuro dei centri migranti, incombono anche le elezioni in Albania, in programma per il prossimo 11 maggio.

Giorgia Meloni con Edi Rama
Giorgia Meloni con Edi Rama

Da una parte il premier Edi Rama, già aspramente criticato dalle opposizioni per l'accordo con l'Italia, potrebbe non voler rinegoziare i termini dell'intesa, dall'altra il suo rivale, l'ex presidente Sali Berisha che si era detto profondamente contrario all'accordo,  ma che ha annunciato che rispetterà il contratto, senza però modificarne le specifiche.

 

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