L’Europa declassa la protezione del lupo: le associazioni animaliste insorgono
Dalla politica soddisfazione per la destra mentre c'è preoccupazione da Alleanza Verdi Sinistra. Ora la proposta approderà al Consiglio Europeo

Con 371 voti favorevoli, 162 contrari e 37 astensioni, il Parlamento Europeo ha approvato giovedì 8 maggio 2025 la proposta della Commissione Ue per modificare la Direttiva Habitat, rivedendo lo status di protezione del lupo da “strettamente protetto” a “protetto”. Una decisione che segna una svolta nella gestione della fauna selvatica europea, accolta con grande preoccupazione da parte del mondo scientifico e dalle associazioni ambientaliste e animaliste, che parlano di un grave passo indietro nella tutela della biodiversità.
Le reazioni dalla politica italiana
La decisione è stata accolta positivamente dalla destra, con Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia favorevoli alla modifica della Direttiva Habitat. A non essere d'accordo invece l'Alleanza Verdi Sinistra.
"Con la votazione finale di oggi si conclude un lavoro di quasi cinque anni presso il Parlamento Europeo per dare una risposta agli allevatori e agricoltori che chiedevano di controllare il numero di lupi sul territorio. Ringrazio tutti i parlamentari che hanno permesso questo successo. Tutti gli Stati membri ora hanno gli strumenti adeguati per dotarsi piani nazionali di gestione e contenimento. Dal censimento dei soggetti fino all'abbattimento dei soggetti in esubero", ha affermato Sergio Berlato di Fratelli d'Italia.
Dello stesso avviso sono anche Paolo Borchia (Lega) e Flavio Tosi (Forza Italia).
"È un voto che va nella direzione del realismo e di quanto richiesto dal territorio così da tutelare allevamenti e tante specie animali - ha spiegato Borchia -. Inizieremo a lavorare fin da subito perché ci siano strumenti diversi per risolvere i problemi. Finora tanti soldi a bilancio senza che si sia risolto alcunché. Non ci sarà nessun far west ma con il voto di oggi andiamo nella direzione giusta".
"Alcuni esemplari sono pericolosi e da eliminare - ha affermato Tosi -. I lupi predano 12mila capi l'anno. Potrebbe diventare pericoloso anche l'uomo e lo attacchi. Il lupo ora non sarà più intoccabile ma il Governo assieme alle Regioni decideranno cosa fare per risolvere il problema. Chi non ha di queste problematiche semplicemente non agirà in nessun modo".
Voce contraria è quella invece di Cristina Guarda (Alleanza Verdi Sinistra).
"Temiamo le conseguenze in particolar modo sulla vera disponibilità delle istituzioni a fare investimenti di prevenzione per aiutare agricoltori a gestire la convivenza con i lupi. Questo cambiamento non apre ad un abbattimento massivo di branchi di lupi ma sarà controllato, solo verso animali confidenti. Il problema è che verranno però dirottati verso altre specie i fondi che le Regioni hanno utilizzato per fare attività di prevenzione per aiutare la convivenza. Tutti i costi dunque essenzialmente ricadranno sulla comunità senza risolvere il problema e lasciando tutto in balia dell'inettitudine della politica".
Le associazioni ambientaliste: "Scienza ignorata, biodiversità minacciata"
La modifica allinea il quadro normativo comunitario agli aggiornamenti della Convenzione di Berna ma secondo gli oppositori rappresenta una deriva politica motivata da interessi elettorali e pressioni delle lobby agricole. Il nuovo status offrirà agli Stati membri maggiore libertà nella gestione delle popolazioni lupine, inclusa la possibilità di abbattimenti, pur nel rispetto del principio di “conservazione soddisfacente”.
Tuttavia, secondo associazioni come WWF, OIPA, ENPA, Green Impact e LNDC Animal Protection, il provvedimento ignora le evidenze scientifiche e rischia di compromettere il delicato equilibrio ecologico di cui il lupo è parte integrante.
WWF Italia, per voce del responsabile Affari Legali Dante Caserta, ha definito il voto “un pessimo segnale per la scienza” e ha criticato l’assenza di soluzioni concrete per le comunità rurali.

“Il declassamento non risolve i problemi degli allevatori e rischia solo di ridurre gli investimenti in misure preventive. È un precedente pericoloso”.
OIPA Italia, tramite Alessandro Piacenza, ha parlato di una “scelta antiscientifica” che mette a rischio la sopravvivenza del lupo, già vittima di bracconaggio e campagne d’odio. Secondo l’organizzazione, il provvedimento apre la strada alla caccia legalizzata e peggiora una situazione già compromessa.
“La gestione del lupo non può basarsi su metodi cruenti ed eticamente inaccettabili”.
ENPA ha definito il voto “sbagliato, ingiusto e dannoso”, accusando il Parlamento europeo di piegarsi a lobby economiche.
“È un salto indietro di decenni. Si continua a ignorare l’emergenza bracconaggio, che da solo uccide più lupi dei contingenti autorizzati”. L’ente si dice pronto a impugnare ogni atto che prevederà abbattimenti, avvertendo che l’Italia rischia nuove procedure d’infrazione europee.
Green Impact e LNDC Animal Protection hanno sottolineato che la proposta si basa su un report tecnico redatto da una società di consulenza privata, finanziata dalla Commissione, mai validato da enti scientifici indipendenti. Il mondo scientifico, invece, ha espresso forte dissenso: oltre 700 scienziati, insieme a istituzioni autorevoli come l’IUCN e la Large Carnivore Initiative, si sono opposti al declassamento.
“L’Europa ha scelto la politica sulla scienza, la paura sulla ragione”, denunciano LNDC e Green Impact. “Noi continuiamo a scegliere il lupo, la biodiversità e il futuro”.
Le due associazioni, insieme ad altre 17 realtà europee, hanno presentato un ricorso alla Corte di Giustizia Europea, il cui esito è atteso nei prossimi mesi. Obiettivo: annullare il declassamento sulla base dei dati scientifici.
La decisione è stata interpretata anche come un’azione politica personale della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, favorevole al declassamento anche a seguito della presunta uccisione del proprio pony da parte di un lupo nel 2021. Una vicenda che, secondo le associazioni, ha dato il via a una lunga campagna volta a indebolire la Direttiva Habitat.
Il gruppo The Left, che include anche gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle, ha votato contro, insieme ai Verdi europei, lamentando “l’assenza di solide basi scientifiche” e denunciando una procedura parlamentare affrettata e viziata.
Prossime tappe: il Consiglio Europeo e il recepimento nazionale
Ora la proposta approderà al Consiglio Europeo, che dovrà esprimersi a giugno. Tuttavia, le associazioni denunciano che si tratterà di una “mera formalità”. In Italia, il declassamento entrerà automaticamente in vigore, generando ulteriori timori tra chi difende la sopravvivenza della specie, in particolare nelle aree alpine dove il lupo è ancora vulnerabile.
Il voto dell’8 maggio 2025 viene vissuto da gran parte del mondo ambientalista come una sconfitta storica. Le associazioni chiedono ora ai governi nazionali – e in particolare a quello italiano – di non arretrare, mantenendo una tutela rigorosa del lupo a livello locale.