CANTIERE APERTO

Legge di Bilancio, tour de force entro Natale (anche la sera): resta ancora il nodo tagli a Rai e Tv locali

Governo e maggioranza continuano a confrontarsi anche sugli altri capitoli sensibili della manovra con dossier aperti su lavoro e pensioni

Legge di Bilancio, tour de force entro Natale (anche la sera): resta ancora il nodo tagli a Rai e Tv locali

È entrata nella fase più delicata la corsa alla Legge di Bilancio da 18,7 miliardi per il 2026. Il calendario parlamentare si è ulteriormente compresso dopo lo slittamento dell’avvio dei lavori in Commissione Bilancio del Senato, rinviato a martedì 16 dicembre 2025. Un rinvio che obbliga governo e Parlamento a un vero e proprio tour de force per evitare l’esercizio provvisorio e arrivare all’approvazione definitiva entro il 31 dicembre, probabilmente ricorrendo anche al voto di fiducia.

Il nodo dei tagli a Rai e Tv locali

Uno dei nodi più controversi resta quello dei tagli al settore dell’informazione e dell’audiovisivo. Dopo le polemiche sui finanziamenti al cinema, ridotti inizialmente di 150 milioni e poi parzialmente recuperati a 90 milioni, con risorse per il 2026 portate a 610 milioni, si è aperto un nuovo fronte che riguarda Rai, tv locali ed editoria. La manovra prevede infatti una riduzione di 10 milioni annui delle risorse destinate alla Rai e di 20 milioni annui per le televisioni locali nel prossimo triennio, una scelta che ha provocato la dura reazione delle associazioni di settore.

Adolfo Urso

Confindustria Radio Tv, Aeranti-Corallo e Alpi parlano di una decisione che mette a rischio la sopravvivenza di centinaia di imprese, migliaia di posti di lavoro e il pluralismo dell’informazione, chiedendo il ripristino delle risorse e il rispetto del ruolo del Ministero del Made in Italy. Proprio dal Mimit, guidato da Adolfo Urso, filtra una netta contrarietà al taglio sulle tv locali, giudicato intollerabile. Anche in maggioranza il tema crea fibrillazioni, mentre il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini assicura che esiste un impegno importante del governo a sostegno di tutto il comparto, pur nei limiti imposti dai vincoli europei.

Sul fronte Rai, la riduzione complessiva di 30 milioni in tre anni delle entrate da canone per gli esercizi commerciali, al netto dei 110 milioni annui già destinati al Fondo per il pluralismo e l’innovazione digitale, obbligherà l’azienda a razionalizzare i costi di funzionamento e gestione. I consiglieri di amministrazione della tv pubblica temono ripercussioni sulla capacità produttiva e sulla competitività, soprattutto in relazione ai grandi eventi. Per la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, si tratta dell’ennesimo colpo inferto dal governo alla tv pubblica.

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Barbara Floridia, presidente Commissione Vigilanza Rai

Il Fondo per il pluralismo viene sì incrementato di 40 milioni l’anno nel prossimo triennio, ma con una redistribuzione che penalizza le tv locali, a cui vengono sottratti 20 milioni, mentre 60 milioni confluiscono nella quota gestita da Palazzo Chigi, destinata anche all’editoria. Un intervento giudicato insufficiente dalle imprese del settore. La Fieg denuncia risorse largamente inadeguate e avverte che la crisi dell’informazione, soprattutto locale, mette a rischio l’occupazione di oltre 90 mila addetti.

Gli altri dossier ancora aperti

Intanto il percorso parlamentare resta accidentato. Governo e maggioranza continuano a confrontarsi su altri capitoli sensibili della manovra: dalla stretta sui professionisti che lavorano per la pubblica amministrazione, contestata anche all’interno della maggioranza, alla tassa sui mini pacchi extra Ue, che rischia di sommarsi al futuro dazio europeo da 3 euro, all’Assegno di inclusione, il cui dimezzamento nel primo mese di rinnovo ha acceso lo scontro con le opposizioni. Restano aperti anche i dossier su lavoro e pensioni, con emendamenti che puntano a estendere la detassazione dei rinnovi contrattuali e a prorogare Opzione donna.

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Il calendario prevede sedute della Commissione Bilancio del Senato tutti i giorni, anche in orario serale

Una trattativa continua, con accordi che vengono raggiunti e poi rimessi in discussione. Le opposizioni denunciano ritardi e parlano di bullismo istituzionale, mentre dalla maggioranza si minimizza, assicurando che non ci sono intenzioni ostruzionistiche e che, con un quadro completo, i lavori potranno procedere rapidamente.

Il calendario prevede sedute della Commissione Bilancio del Senato tutti i giorni, anche in orario serale, fino a sabato. L’approdo del testo in Aula a Palazzo Madama è atteso intorno a lunedì 22 dicembre, con il passaggio finale alla Camera tra Natale e Capodanno. Ma tra pressing incrociati, nodi ancora irrisolti e il caso dei tagli a Rai e tv locali tutt’altro che chiuso, la manovra resta un cantiere aperto fino all’ultimo.