Acque agitate

Lega: radiografia di una crisi tra veleni, nostalgici del nord, epurazioni e (forse) la resa dei conti a giugno

Tensioni e malcontento: siamo davanti a una svolta?

Lega: radiografia di una crisi tra veleni, nostalgici del nord, epurazioni e (forse) la resa dei conti a giugno
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Le date segnate in calendario con il cerchiolino rosso sono quelle dell' 8 e 9 giugno quando tutta Italia sarà chiamata al voto per le Europee.

E' l'appuntamento elettorale che davvero potrebbe segnare lo spartiacque della storia leghista "moderna". 

Tra veleni, nostalgici del Nord, epurazioni, a giugno, poco prima dell'estate, potrebbe arrivare la resa dei conti con la definitiva messa in discussione della leadership di Matteo Salvini.

Lega, radiografia di una crisi: dal top al flop

Prima però ci saranno altri appuntamenti elettorali che rischiano di rendere ancor più traballante la posizione di quello che solo fino a poco tempo fa era chiamato da tutti "il Capitano".

Già nelle prossime ore il voto in Abruzzo, poi ad aprile le Regionali in Basilicata, a giugno con le Europee, la chiamata alle urne in Piemonte.

E così pure in tantissimi Comuni per il rinnovo delle Amministrazioni locali dove la Lega tra l'altro conta molti sindaci.

In precedenza, che si trascinava da mesi, l'ormai noto "pasticciaccio" delle Regionali in Sardegna.

Sul tavolo ci sono gli attuali risultati e i sondaggi nel breve periodo (3,8% il dato sull'isola dell'altra, un 7% con qualche oscillazione decimale il consenso certificato nel panorama nazionale) con Fratelli d'Italia inarrivabile e a "dare le carte" a ogni partita e addirittura il (quasi sicuro) sorpasso da parte di Forza Italia.

I mutamenti del consenso e le strategie

Insomma una Lega lontana anni luce dal 2019 quando era attestata al 40% e si trovò poi a governare con il Movimento 5 Stelle.

Una Lega che di fatto sembra tornata (quasi) alle percentuali di consenso che aveva proprio quando Salvini ne prese le redini, ovvero il 4% o poco più.

In quei frangenti il giudizio dell'attuale segretario (e la Lega si preparava a "sbarcare" a tutti gli effetti in tutte le Regioni d'Italia) era stato tranciante:

"Di un partito al 4% non so cosa farmene".

C'era una volta il Carroccio, i ribelli

Ecco allora che la fronda dei "ribelli" alla gestione nazionale di quello che una volta era il Carroccio con Alberto da Giussano, si sta facendo sempre più consistente e "rumorosa".

Perché, come raccontato da Prima Bergamo, le espressioni di malcontento si stanno facendo sempre più evidenti. 

Non si può registrare in altro modo infatti quanto avvenuto a Pontida dove un gruppo di militanti (evidentemente nostalgici della "vecchia" Lega) ha appeso uno striscione con una scritta eloquente che si commenta da sé:

"Da indipendenza a sudditanza, i militanti ne hanno abbastanza".

Sotto la lente, la denuncia di un "cerchio magico che cura interessi di pochi, la mancanza di una strategia e un ideale".

Tanto che il gruppo di militanti ha lanciato un altro "avvertimento":

"Quando ci sarà il congresso, portate una scopa...".

Non solo Pontida, ribollono anche Trentino e Veneto

Ma i mal di pancia non sono circoscritti a Bergamo. Anche in Trentino e in Veneto le voci fuori dal coro iniziano a farsi sentire.

Tanto che forse si procederà a espulsioni. Basti pensare a quanto raccontato da Prima Treviso sulla vicenda che visto protagonista l'europarlamentare Gianantonio Da Re.

Il rappresentante della Lega in Europa non ci è dato proprio per il sottile nel giudicare negativamente la gestione del partito da parte di Salvini, in particolare proprio dopo la debacle del Centrodestra in Sardegna:

"O il cretino se ne va con le buone o andiamo tutti a Milano in Via Bellerio e lo cacciamo con le cattive”.

Insulti al Capitano, scatta l'espulsione?

La vicenda in realtà potrebbe avere una conseguenza immediata per lo stesso Da Re.

Per domani sera (giovedì 7) è stato infatti convocato dal segretario regionale della Lega, Alberto Stefani un consiglio direttivo straordinario dove all'ordine giorno c'è un solo punto, dal titolo eloquente: "Provvedimenti disciplinari".

In molti sono praticamente certi che per Da Re (per tutti "Toni", 40 anni di tessera leghista alle spalle) scatterà l'espulsione.

Tensione a fettine, malcontento che si trascina da tempo

Insomma, la tensione si taglia veramente a fettine e sembra decisamente più consolidata rispetto a poco più di un anno fa quando primi timidi segni di insofferenza erano arrivati dalla Lombardia per il malcontento davanti alla ricandidatura alla guida della Regione di Attilio Fontana.

In quell'occasione sembravano poter essere maturi i tempi per l'uscita di quindicina di consiglieri regionali dalla Lega (su pressioni di altri due ribelli, l'ex segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi e di Gianni Fava, che aveva sfidato senza successo Salvini nell'ultimo congresso leghista).

In quel periodo, molti leghisti erano più favorevoli alla candidatura di Letizia Moratti e le voci di un avvicendamento alla guida del partito avevano visto profilarsi la figura di Giancarlo Giorgetti come successore alla guida della Lega.

Ma tutto poi rientrò, Fontana fu ricandidato mentre Moratti andò con il Terzo Polo.

La stoccata di Zaia: "Preferivo la Lega Nord"

Ora però la stoccata di un altro governatore rischia di lasciare il segno.

In passato, in molti già avevano protestato contro la dicitura del partito caratterizzato dallo slogan "Salvini Premier".

Ora, in qualche modo come ripotato ancora da Prima Treviso, il governatore del Veneto Luca Zaia ha riportato d'attualità la questione osservando:

"Noi siamo quelli di prima e guardiamo agli interessi della gente, dei veneti. Però prima il nostro movimento si chiamava Lega Nord e a me piaceva di più".

Il fuori onda di Grimoldi: Fontana, Salvini e la tartaruga

Intanto, come se non bastasse, un altro polverone si alzerà sicuramente dopo il "fuori onda" di Paolo Grimoldi, ex parlamentare leghista che a Piazza Pulita a La7 non ha risparmiato giudizi al veleno:

 

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"Salvini nei sondaggi di gradimento è quinto: dietro a Zaia, Fedriga, Giorgetti e...Fontana. Fontana ha il carisma della mia tartaruga. Se il capo della Lega arrivo quinto, dietro Fontana, non ci vuole un politologo a capire come è la situazione".

Lo stesso Grimoldi è da mesi sul piede di guerra e ogni giorno passa in rassegna e fa le conta dei rappresentanti leghisti che lasciano il partito durante la gestione di Matteo Salvini.
Come si ricorderà Grimoldi, alle elezioni del 2022 era stato ricandidato senza essere eletto e nell'autunno dello stesso anno insieme ad Angelo Ciocca (altra voce critica) era diventato coordinatore del "Comitato Nord", corrente bossiana interna alla Lega Salvini Premier, voluta proprio dal Presidente a vita della Lega Umberto Bossi.
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