Proposta di legge

Lega, norma “anti-maranza” sulla cittadinanza: esame di integrazione, tempi più lunghi e nuove cause di revoca

Il Carroccio vuole misure più restrittive sia per l’accesso sia per la conservazione della cittadinanza, con modifiche rilevanti anche sul fronte dei ricongiungimenti familiari

Lega, norma “anti-maranza” sulla cittadinanza: esame di integrazione, tempi più lunghi e nuove cause di revoca

La Lega deposita alla Camera una nuova proposta di legge destinata a riaprire il dibattito sulla cittadinanza italiana. Il testo, firmato dal capogruppo Riccardo Molinari insieme ai deputati Jacopo Morrone, Giorgia Andreuzza, Ingrid Bisa ed Elena Maccanti, introduce misure più restrittive sia per l’accesso sia per la conservazione della cittadinanza, con modifiche rilevanti anche sul fronte dei ricongiungimenti familiari.

Ed è stata la stessa Lega a parlare di norme “anti-maranza”, soprattutto sul punto legato alle condanne penali e ai reati commessi.

Secondo i promotori, i risultati del referendum di giugno e i sondaggi “confermano che per la maggioranza degli italiani la cittadinanza è un riconoscimento importante, da concedere solo a chi dimostra reale integrazione e adesione ai valori del Paese”.

Esame di integrazione per chi è nato in Italia

Uno dei punti centrali della proposta è l’introduzione di un esame obbligatorio di integrazione per gli stranieri nati in Italia che, al compimento dei 18 anni, desiderano ottenere la cittadinanza.

L’esame – definito dal Ministero dell’Interno – servirà a verificare:

  • la conoscenza delle regole sociali e giuridiche fondamentali;
  • un livello adeguato di integrazione culturale e linguistica;
  • l’assenza di condanne o procedimenti penali in corso per delitti non colposi.

Cittadinanza: tempi più lunghi per ottenerla

La Lega propone anche un significativo allungamento dei periodi di residenza legale richiesti per accedere alla cittadinanza per naturalizzazione. Le principali modifiche previste sono:

  • Stranieri nati in Italia: da 3 a 10 anni
  • Cittadini UE: da 4 a 8 anni
  • Apolidi: da 5 a 10 anni
  • Figli e nipoti di italiani (minori o maggiorenni): da 2 a 4 anni

L’obiettivo dichiarato è “rafforzare il legame effettivo con il Paese” e rendere più selettivo il percorso verso la cittadinanza.

In parallelo, si punta però a ridurre i tempi delle procedure burocratiche: dagli attuali 24 a 12 mesi, prorogabili fino a un massimo di 24.

Revoca della cittadinanza: nuove regole e tempi più rapidi

Il disegno di legge interviene anche sulla possibilità per lo Stato di revocare la cittadinanza in presenza di reati gravi.

La revoca sarebbe applicabile in caso di condanna definitiva superiore a 5 anni, oppure condanna oltre 3 anni per reati specifici, tra cui:

  • violenza di genere
  • stupro
  • maltrattamenti in famiglia
  • stalking
  • revenge porn
  • reati “culturalmente motivati” (matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili, tratta di esseri umani).

I tempi per disporre la revoca scenderebbero da 10 a 2 anni.
Viene inoltre eliminato l’attuale limite che impedisce la revoca quando la persona non può acquisire un’altra cittadinanza, un vincolo che – secondo la Lega – rende oggi la misura “di fatto inapplicabile nella maggioranza dei casi”.

Ricongiungimenti familiari: requisiti più severi

La proposta introduce una stretta significativa anche sul tema dei ricongiungimenti familiari. Le novità principali:

  • Esclusione dei genitori a carico o ultra 65enni, perché ritenuti soggetti che potrebbero aumentare gli oneri per il welfare anziché costituire un supporto alla comunità
  • Obbligo di assicurazione sanitaria per ogni familiare da ricongiungere, senza eccezioni.

Ci sono poi novità anche sull’aumento del reddito minimo richiesto

  • dall’attuale assegno sociale + 50% per ogni familiare
  • al triplo dell’assegno sociale + 100% per ogni familiare da ricongiungere.

La normativa attuale: cosa prevede la legge 91/1992

Ad oggi, la disciplina resta quella definita dalla legge 91/1992, fondata sul principio dello ius sanguinis. In sintesi:

  • È italiano chi nasce da almeno un genitore italiano.
  • Uno straniero nato in Italia può ottenere la cittadinanza tra i 18 e i 19 anni se ha sempre risieduto legalmente nel Paese, senza bisogno di superare esami.
  • Per gli adulti stranieri, la via più comune è la cittadinanza per residenza, che richiede 10 anni per i cittadini extra-UE (periodi ridotti per UE, apolidi, rifugiati e discendenti di italiani).

La proposta della Lega dovrà ora iniziare l’iter in commissione e successivamente approdare in Aula. Fino alla conclusione del percorso legislativo, nessuna norma è cambiata.