Le "spine" dell'opposizione

La "sfida" interna al Centrosinistra: chi può essere il vero leader tra Conte e Schlein?

Il Pd ha più voti, ma Conte al momento appare più "gradito". Il dualismo è soltanto all'inizio

La "sfida" interna al Centrosinistra: chi può essere il vero leader tra Conte e Schlein?
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Da una parte l'ambizione, ovvero provare a vincere le elezioni Politiche del 2027 e tornare al Governo del Paese, dall'altra un interrogativo che comincia a farsi sempre più pressante proprio con il passare del tempo e che probabilmente da dopo l'estate alla fine dell'anno diventerà quasi improrogabile: tra Conte e Schlein, chi guiderà davvero il centrosinistra?

conte schlein
Giuseppe Conte ed Elly Schlein

Ecco perché tra alleanze incerte, tensioni interne e il sogno di battere il Centrodestra, il Centrosinistra si interroga su chi debba essere il suo leader naturale.

Asse di coalizione incerto e in continua tensione

Il rapporto tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle assomiglia sempre più a una danza politica dai passi incerti: si avvicinano, si allontanano, si osservano con sospetto, salvo poi tornare a parlarsi in vista delle elezioni.

E' un canovaccio che si ripresenta ormai periodicamente, più puntuale degli ormai leggendari orologi svizzeri e degli ultra affidabili treni giapponesi.

Ed è uno scenario che infatti si è già riaffacciato all'orizzonte complici le prossime elezioni Regionali d’autunno (con le situazioni spinose di Marche, Toscana e Campania) che si preannunciano come un banco di prova cruciale per misurare non solo la tenuta dell’alleanza, ma anche la capacità dei due partiti di parlarsi con chiarezza.

Non solo i numeri dei sondaggi, il dilemma sul leader

Il dilemma sul leader non nasce dai numeri dei sondaggio riguardo il consenso dei partiti.

Il Partito democratico, oggi si presenta infatti come seconda forza politica del Paese con oltre il 20% dei consensi, e il M5s, stabile attorno al 12-13%, rappresentano il nocciolo duro dell’area progressista.

Eppure, la distanza con Giorgia Meloni e la coalizione di centrodestra rimane ampia. E allora la domanda è inevitabile: basterà una somma aritmetica per competere davvero?

E ancora, basterà guardare ai numeri di questi sondaggi per designare Elly Schlein come leader di tutta la coalizione e candidata premier?

Non è una domanda così scontata, soprattutto nei ragionamenti politici di chi conta davvero di poter lanciare la sfida per Palazzo Chigi (o magari per non "bruciarsi", attendendo un momento migliore e una discesa fisiologica di Fratelli d'Italia).

Freni, scintille e sospetti che vanno oltre gli "schemi"

Sulla carta, il ragionamento non si porrebbe neanche. E in effetti forse non si pone: un’alleanza Pd-M5s è l’unica vera alternativa all'attuale dominio del Centrodestra trainato fortemente da Fratelli d'Italia e ancor più dalla leader e premier Giorgia Meloni.

Tutti i commenti dei partiti sui primi 1000 giorni del Governo Meloni
La leader di FdI e premier, Giorgia Meloni

Ma sul campo, nella discussione reale, le frizioni ci sono, anzi spesso si moltiplicano.

Gli esempi sono noti e senza andare a ritroso nel tempo, basta guardare alle situazioni più recenti.

Dal caso Urbanistica a Milano, dove Elly Schlein e il Pd hanno mantenuto una linea garantista, mentre Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle hanno chiesto a gran voce le dimissioni del sindaco Beppe Sala.

La premier Giorgia Meloni, pur non lesinando il richiamo all’autonomia della magistratura,
Elly Schlein e Beppe Sala

Senza contare il recente scandalo “Affidopoli” che coinvolge Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, oggi europarlamentare a Bruxelles e Strasburgo, e attuale candidato governatore nelle Marche.

Matteo Ricci, candidato governatore nelle Marche

Anche qui, il Pd ha fatto quadrato attorno al suo esponente, mentre i 5 Stelle hanno invitato alla prudenza, sottolineando la necessità di verificare fino in fondo le accuse.

Per non parlare della Campania dove il M5S cerca da mesi di far cadere il veto come candidato governatore dell'ex presidente della Camera Roberto Fico scontrandosi con l'ostruzionismo dell'attuale presidente della Regione Vincenzo De Luca.

L'ex presidente della Camera Roberto Fico

Una divergenza di approccio che rischia di minare la fiducia reciproca e, con essa, la costruzione di un vero “campo largo”.

Il ritorno al dilemma per le Politiche, chi sarà il leader

In tutto questo, si ritorna allora alla vera questione di fondo e alla domanda iniziale legata soprattutto alle Politiche 2027: chi è oggi il leader naturale dell’opposizione?

E qui a dire il vero, la questione (neanche troppo sorprendentemente secondo il giudizio di molti) si ribalta perché secondo un sondaggio Dire-Tecnè del 19 luglio 2025, Giuseppe Conte è in testa con un indice di gradimento del 30,8%, in crescita rispetto alle settimane precedenti.

Elly Schlein, invece, si attesta al 29,7%, con una popolarità che negli ultimi mesi è rimasta pressoché stabile.

Giusto a onor di cronaca, dietro di loro, molto più distanti, i leader di formazioni minori come Bonelli, Fratoianni e Magi.

Perché molti preferiscono Conte

Conte, con il suo stile diretto e il profilo istituzionale consolidato (di professione avvocato e docente universitario, è anche già stato premier in due Governi), sembra quindi godere di un vantaggio, almeno nei numeri.

Ma la partita resta aperta. Anche perché la leadership del centrosinistra non si misura solo nei sondaggi, ma nella capacità di costruire coalizioni, di tenere insieme forze diverse, di parlare a un elettorato frammentato e deluso.

Le elezioni regionali come spartiacque

La vera “prova generale” sarà quella delle elezioni Regionali d’autunno.

Toscana, Campania e Puglia sembrano favorevoli al Centrosinistra, ma il vero banco di prova sarà nelle Marche, dove l’unità tra Pd e M5s potrebbe essere messa in crisi proprio dal caso giudiziario che coinvolge il candidato dem.

Ma in realtà, anche in Toscana i pentastellati non vorrebbero la riconferma dell'attuale governatore Eugenio Giani.

Elly Schlein ed Eugenio Giani

Nel frattempo, gli esperimenti locali lanciano segnali che porterebbero a evitare "rotture" e a non esasperare frizioni.

A Genova, la recente vittoria di Silvia Salis, sostenuta da tutte le forze progressiste, ha mostrato che un’alleanza ampia e coesa può ancora vincere.