La proposta del Governo: utilizzare il Tfr per andare in pensione in anticipo a 64 anni
Sul testo del sottosegretario Durigon anche l'ok del ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti. Il Governo punta anche a detassare le componenti variabili dello stipendio

Il governo si prepara a intervenire sul fronte pensioni per bloccare l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027. A confermarlo è il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, dal Meeting di Rimini:
"Ho già parlato con il ministro Giorgetti incontrando la sua disponibilità a inserire il provvedimento all’interno della Legge di bilancio" ha dichiarato.
Secondo la normativa vigente, dal 2027 l’età pensionabile dovrebbe salire di tre mesi, passando dagli attuali 67 anni a 67 anni e tre mesi, in base all’adeguamento alla speranza di vita calcolata dall’Istat. Un incremento che il governo Meloni intende sterilizzare con un apposito decreto da inserire nella prossima manovra.
Pensione a 64 anni con 25 di contributi
Parallelamente, l’esecutivo lavora a un ampliamento dei canali di uscita anticipata. L’obiettivo è consentire a tutti i lavoratori, anche quelli in regime misto (e non solo contributivo), di andare in pensione a 64 anni con almeno 25 anni di contributi. La soglia minima resterebbe fissata a tre volte l’assegno sociale, pari a 1.616 euro.
Tra le novità allo studio c’è anche la possibilità, su base volontaria, di utilizzare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) fermo all’Inps come rendita integrativa per raggiungere il requisito minimo. In questo modo si garantirebbe l’uscita anticipata senza erogare pensioni troppo basse, mantenendo al tempo stesso la reversibilità dell’assegno e applicando una tassazione agevolata al Tfr trasformato in rendita (come i fondi).
Durigon ha chiarito che con il nuovo sistema non sarà più necessario prorogare Quota 103, giudicata poco utilizzata e non ottimale per garantire la flessibilità in uscita. Diverso il discorso per Opzione Donna, che il governo intende rafforzare con soluzioni in grado di garantire importi adeguati, tenendo conto anche del lavoro di cura svolto da molte lavoratrici.
Il Tfr per anticipare la pensione: come funzionerebbe
Il cantiere pensioni è ufficialmente aperto in vista della manovra di Bilancio per il 2026. Durigon, in un’intervista al Corriere della Sera, ha illustrato una proposta che ha subito acceso il dibattito: consentire ai lavoratori che vogliono ritirarsi a 64 anni di utilizzare anche il Tfr accantonato presso l’Inps, rinunciando alla liquidazione tradizionale.
Finora le norme consentono solo ai lavoratori nel sistema contributivo (chi ha iniziato dopo il 1995) di accedere alla pensione a 64 anni, a condizione che l’assegno maturato sia almeno pari a tre volte l’assegno sociale. Per raggiungere questa soglia è già possibile sommare la pensione Inps con l’eventuale rendita di un fondo di previdenza complementare.
La proposta Durigon amplierebbe la platea, includendo anche i lavoratori nel sistema misto (quelli che hanno iniziato a versare prima del 1995). In pratica, il Tfr accumulato presso l’Inps – trasformato in una rendita e con tassazione agevolata – potrebbe essere conteggiato per raggiungere i 1.616 euro mensili necessari. Per questi lavoratori, la pensione verrebbe comunque calcolata interamente con il metodo contributivo. Secondo il sottosegretario, il costo della misura sarebbe compatibile con gli equilibri di bilancio, anche se le stime ufficiali non sono ancora state presentate.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Per la Cgil, l’uso del Tfr "farebbe pagare direttamente ai lavoratori il costo della pensione anticipata", mentre la Cisl invita a non "fare fughe in avanti senza il confronto con i sindacati". Critiche anche dalle opposizioni: per il Pd il governo dovrebbe chiarire in Parlamento perché "si tratta pur sempre di soldi dei lavoratori", mentre i 5 Stelle denunciano una doppia penalizzazione, ovvero "perdita della liquidazione e pensione calcolata tutta col contributivo".
Le incognite sui costi
Resta da sciogliere il nodo delle risorse. La Ragioneria generale dello Stato stima il costo dello stop all’aumento dei requisiti in circa 300-400 milioni di euro, mentre l’Inps ipotizza un impegno molto più elevato, fino a 3-4 miliardi. Divergenze che il governo dovrà chiarire nelle prossime settimane.
Il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha comunque sottolineato che spetterà al legislatore decidere:
"Noi come Inps ci atterremo scrupolosamente alle linee stabilite dal Parlamento e dal governo".
Flat tax giovani e contrattazione
Tra le altre misure annunciate da Durigon al Meeting di Rimini ci sono la flat tax al 5% per i giovani fino a 30 anni (e per gli under 35 che rientrano in Italia), oltre a nuove proposte della Lega per evitare vacatio contrattuali troppo lunghe e sostenere i salari.
Il capitolo pensioni, però, resta centrale: il governo punta a garantire maggiore flessibilità in uscita senza compromettere la sostenibilità dei conti pubblici, con la soglia dei 64 anni come nuovo riferimento per la libertà pensionistica.