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La premier Meloni torna in tv: "Europee, decido all'ultimo. Niente lezioni da chi ha portato le aziende dell'auto all'estero"

Come nel suo carattere, orgogliosamente rivendicato, il presidente del Consiglio non le ha mandate a dire

La premier Meloni torna in tv: "Europee, decido all'ultimo. Niente lezioni da chi ha portato le aziende dell'auto all'estero"
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Dalle lezioni di "italianità" alla partita a scacchi per le Europee, passando per il Risiko delle candidature alle Regionali.

Si può riassumere così il ritorno in Tv, in prima serata, della premier Giorgia Meloni davanti alle telecamere di Quarta Repubblica, su Rete4, con Nicola Porro.

L'italianità, gli Agnelli e i francesi

Come nel suo carattere, la presidente del Consiglio non le ha mandate a dire. Specie quando è stata incalzata dal conduttore su un titolo apparso sul quotidiano Repubblica ("L'Italia in vendita") con riferimento al piano di privatizzazioni che potrebbe concretizzarsi per le casse pubbliche e le partecipate del nostro Paese da qui al 2026.

Il commento del Capo del Governo e leader di Forza Italia è stato tranciante:

"Questa accusa mi arriva da un giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e l'hanno ceduta ai francesi, hanno trasferito all'estero la sede legale e fiscale, messo in vendita sui siti immobiliari i siti di nostre storiche aziende italiane. Non so se il titolo fosse un'autobiografia, ma lezioni di tutela dell’italianità da questi pulpiti non ne prendo".

Privatizzazioni, il piano del Governo per l'Italia

Stando a quelle che dovrebbero e potrebbero essere le strategie più immediate, legate al "breve periodo", il possibile piano di privatizzazioni potrebbe andare a interessare Eni, Poste e Ferrovie dello Stato (forse l'azienda più papabile per discorsi di questo tipo), con una stima di circa di 20 miliardi di asset (tutti quei beni materiali e immateriali di proprietà di un'impresa, che non generano direttamente un profitto, ma sono il mezzo per ottenere un guadagno futuro) in tre anni.

"Fuori dai giochi" invece sarebbero Enav e Enel (quotazioni di mercato molto basse) e Leonardo (per il ruolo strategico legato al Ministero della Difesa) che la premier vuol mantenere saldamente sotto il controllo pubblico.

Il pensiero della premier

Al riguardo, sulla strategie delle partecipate, la premier ha illustrato il suo pensiero:

"Per privatizzazioni non intendo quello che abbiamo visto in passato, per me non vuol dire regali miliardari fatti a qualche imprenditore fortunato e amico. Significa che lo Stato può indietreggiare dove la sua presenza non è necessaria mentre deve avanzare quando la sua presenza è necessaria. Noi prevediamo nel documento economico di bilancio 20 miliardi in tre anni, che è un lavoro che si può fare con serietà".

E ancora:

"Possiamo cedere alcune quote di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico e possiamo, su alcune aziende che sono interamente di proprietà dello Stato, cedere quote di minoranza ai privati. Lo Stato mantiene sempre il controllo quando è fondamentale".

La partita a scacchi delle Europee

Oltre al campo della politica interna ed economica, a tenere banco in queste settimane è quella che è una vera e propria partita a scacchi, ovvero la strategia che i tre leader della coalizione di Centrodestra adotteranno per le Elezioni Europee (8-9 giugno) e di conseguenze per le scelte e decisioni che ricadranno su Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia.

Anche ieri, Meloni è rimasta criptica, non ha sciolto le sue riserve sulla sua corsa come capolista al Parlamento Europeo. Vera indecisione o "logoramento" nervoso degli alleati al momento non è dato sapere.

Fatto sta che incalzata da Porro ha ribadito:

"Deciderò all'ultimo momento, ora le possibilità sono 50 e 50".

Che fanno Salvini e Tajani

Un'indecisione che non hanno i suoi "colleghi-rivali" Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (Forza Italia).

Entrambi temono l'onda d'urto della presenza del presidente del Consiglio alla corsa europea (Fratelli d'Italia sembra ancora saldamente assestata attorno al 28%) possa rappresentare un colpo da ko per i loro partiti e ridimensionare ulteriormente i rapporti di forza e le dinamiche interne al Governo e alla coalizione.

Il rompicapo delle Regionali

Come se non bastasse, a mettere ulteriore "pepe" agli scenari di politica interna c'è la vicenda tormentata del risiko delle candidature alle Regionali.

Fratelli d'Italia di fatto l'ha avuta vinta in Sardegna (Solinas della Lega è uscito di scena, tra l'altro interessato da una vicenda giudiziaria e correrà invece il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu), Salvini vorrebbe ora "rifarsi" in Basilicata, "spodestando" l'uscente Vito Bardi di Forza Italia, ma in questo è Tajani che non intende arretrare di un millimetro.

E sullo sfondo ci sono anche le candidature in Piemonte (anche in questo caso Forza Italia vuole la riconferma di Cirio) e Veneto dove invece è Fratelli d'Italia che vuole Luca De Carlo, "uomo forte" di Giorgia Meloni, non solo per una questione di logiche di consenso FdI-Lega, ma forse per presentare due volte il conto a Salvini, ovvero "liberando" il governatore Luca Zaia per un ruolo nel Governo o addirittura alla guida della Lega.

 

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