Alla vigilia della mozione parlamentare del centrodestra per il riconoscimento della Palestina, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lanciato un appello alle opposizioni.
Nel frattempo, è scontro tra la premier e la Flotilla che si sta avvicinando sempre di più a Gaza.
Palestina, Meloni chiede compattezza alle opposizioni
“Giovedì in aula si voteranno mozioni sulla questione palestinese. Mi piacerebbe che l’Italia votasse compatta per dimostrare che la pace la si vuole davvero costruire. La pace si costruisce con questi strumenti”, ha dichiarato Meloni.
Domani, giovedì 2 ottobre 2025, Camera e Senato saranno chiamati a esprimersi sulla risoluzione presentata dal centrodestra che condiziona il riconoscimento dello Stato di Palestina alla liberazione degli ostaggi israeliani e alla rinuncia di Hamas a qualsiasi ruolo politico.
La mozione verrà illustrata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, prima a Montecitorio e poi a Palazzo Madama.
Domani la mozione del centrodestra
Sono state invece respinte le mozioni presentate dall’opposizione come quella di Serena Pellegrino (Alleanza Verdi e Sinistra) che chiedeva il cessate il fuoco, il riconoscimento dello Stato palestinese e il rispetto dei diritti umani e quella di Rosaria Capozzi del Movimento 5 Stelle che proponeva la sospensione dei rapporti con Israele.
La maggioranza ha naturalmente approvato la linea di Meloni. La mozione prevede il riconoscimento della Palestina solo se Hamas rinuncia al potere e rilascia tutti gli ostaggi.
Inoltre, il testo dà mandato al governo di appoggiare il piano di pace annunciato da Donald Trump e rilanciato dalla premier come una speranza concreta per stabilizzare la regione.
Scontro tra la premier e la Flotilla
Parallelamente, la premier si è rivolta anche alla Global Sumud Flotilla, la missione internazionale che tenta di portare aiuti umanitari via mare a Gaza, sfidando il blocco israeliano.
“La missione dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti. Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità”.
Ma la Flotilla ha risposto con durezza.
“Questo è un tentativo di demoralizzare una missione umanitaria pacifica che i governi hanno fallito nel portare a termine, il loro silenzio e la loro complicità ci hanno portato a questo punto. Questa è codardia vestita da diplomazia. Si chiama pace un progetto che condanna Gaza a restare prigione a cielo aperto e si bollano come nemici coloro che tentano di spezzare un assedio illegale”.
Botta e risposta infuocato
La risposta degli attivisti si è poi concentrata proprio su Meloni.
“La Presidente del Consiglio ha definito la Global Sumud Flotilla un pericolo per il piano di pace americano. Avete letto bene: civili disarmati, attivisti nonviolenti e navi cariche di farina e medicinali sarebbero una minaccia alla stabilità. Il diritto internazionale stesso è calpestato da un Governo che preferisce accodarsi ai diktat di una strategia neocoloniale. Diversi Paesi hanno scelto di rispettare la legge. L’Italia, invece, certifica la propria noncuranza”.
A sua volta, in un post su X, si è espressa anche la leader di FdI.
“Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino”.
Il post della presidente:
Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare “un pericolo” civili disarmati e navi cariche di aiuti.
La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti. Insistere nel voler forzare un…
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) September 30, 2025
Due posizione opposte
Lo scontro ormai è chiaro, da una parte c’è il governo italiano che punta a un riconoscimento condizionato dello Stato palestinese e a un fragile equilibrio internazionale affidato al piano Trump.
Dall’altra c’è la Flotilla e chi la sostiene, convinti che la diplomazia non stia fermando le bombe e che la rotta via mare resti l’unica strada per rompere un assedio illegale.