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La maggioranza annuncia una proposta di legge unitaria sul suicidio assistito. "Sarà l'ennesima forzatura"

La Corte costituzionale ribadisce da tempo l’urgenza di un intervento del Parlamento, ma il Centrodestra va verso un "palliativo": la terza via delle cure palliative, appunto

La maggioranza annuncia una proposta di legge unitaria sul suicidio assistito. "Sarà l'ennesima forzatura"
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Per la prima volta, il tema delicato e divisivo del fine vita è approdato ufficialmente al tavolo dei leader del centrodestra. Durante una riunione a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e altri esponenti di rilievo della maggioranza – tra cui Maurizio Lupi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano – si è discusso del possibile impianto normativo di un disegno di legge che finalmente affronti la questione in maniera organica.

Fine vita, il centrodestra verso una legge nazionale

Il confronto rappresenta un cambio di passo significativo: per la prima volta il centrodestra sembra determinato a produrre una proposta legislativa unitaria, ispirata ai principi sanciti dalla Corte costituzionale, in particolare dalla sentenza n. 242 del 2019 e, più di recente, dalla sentenza n. 66 del 2025. Quest’ultima ha ribadito l’urgenza di un intervento del Parlamento, indicandone i margini ma lasciando spazio alla discrezionalità politica.

Fine vita, il centrodestra verso una legge nazionale: cure palliative al centro del nuovo disegno di legge
Fine vita

Cure palliative al centro del percorso

La linea emersa dal vertice punta su un tema considerato condivisibile da quasi tutte le anime della maggioranza: le cure palliative. Queste vengono viste come una “terza via” fra accanimento terapeutico ed eutanasia, un approccio che garantisce assistenza e dignità ai pazienti nella fase terminale della vita.

Un approccio sostenuto anche da figure autorevoli della società civile. Monsignor Francesco Savino, vicepresidente della CEI, ha definito le cure palliative una “questione di civiltà e di democrazia”, auspicando un dialogo ampio e privo di pregiudizi tra tutte le forze politiche. Ma ha anche avvertito: “Servono investimenti adeguati, soprattutto per garantire personale specializzato e strutture accessibili in tutte le regioni, evitando le attuali disparità tra Nord e Sud”.

Il nodo del Comitato Etico Nazionale

Uno degli elementi centrali del dibattito è la costituzione di un Comitato Etico Nazionale, che dovrebbe avere il compito di valutare i singoli casi, evitando che sia un giudice a pronunciarsi in via definitiva. Questo organismo – la cui composizione sarà definita tramite decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) – sostituirebbe l’ipotesi iniziale di comitati regionali, garantendo un approccio uniforme su tutto il territorio nazionale.

Si tratta di una scelta che riflette la volontà di trovare un equilibrio tra sensibilità diverse, in un tema eticamente e politicamente sensibile, ma anche di evitare frammentazioni regionali, come dimostrato dal recente scontro tra lo Stato e la Regione Toscana.

I punti ancora da definire

Nonostante l’intenzione di procedere, restano alcuni nodi politici da sciogliere. Fratelli d’Italia, ad esempio, si oppone al coinvolgimento del Servizio Sanitario Nazionale in attività diverse da quelle palliative, in linea con una visione più restrittiva e attenta a evitare automatismi. Tuttavia, la sentenza 66/2025 della Corte ha riconosciuto – seppure in modo non vincolante – un ruolo anche al SSN, costringendo il legislatore a chiarire questa funzione.

Inoltre, all’interno di Fratelli d’Italia convivono due anime diverse: una più dialogante, che aveva contribuito alla stesura di un testo base all’interno del comitato ristretto delle Commissioni del Senato, e un’altra più rigida, contraria a ogni apertura che possa avvicinarsi a pratiche eutanasiche.

Matteo Salvini che non vuole lasciare intendere che la Lega apra alla libertà di scelta del paziente incurabile, abbandona il vertice a metà pomeriggio senza sbilanciarsi e senza dire quale sarà la linea del Carroccio.

Una legge attesa da anni

La necessità di legiferare è stata sollecitata con forza anche dalla Corte costituzionale. Il suo monito al Parlamento è chiaro: dopo anni di stallo e di interventi giudiziari isolati, è tempo di dotare il Paese di una legge organica, chiara e rispettosa della dignità della persona. Qualsiasi norma futura dovrà garantire tutele contro gli abusi, un sistema sanitario equo e meccanismi di controllo che evitino arbitrarietà.

Non è un caso che, solo poche settimane fa, il Governo abbia impugnato la legge regionale sul fine vita approvata in Toscana, giudicandola lesiva delle competenze statali in materia penale e civile. Una mossa che ha acceso un forte scontro politico: il governatore Eugenio Giani ha parlato di decisione “paradossale”, accusando l’esecutivo di colpire chi cerca di applicare i principi già stabiliti dalla Corte.

Fine vita, il centrodestra verso una legge nazionale: cure palliative al centro del nuovo disegno di legge
Eugenio Giani

Prossime tappe: il testo base in Aula a luglio

La pressione per un’accelerazione dei lavori è arrivata anche dal Presidente del Senato Ignazio La Russa, che spinge la maggioranza e opposizione a convergere su una calendarizzazione rapida. Il disegno di legge presentato dalle opposizioni, in particolare dal senatore Pd Alfredo Bazoli, è già stato inserito nel calendario dell’Aula tra il 15 e il 17 luglio 2025. La maggioranza ha annunciato che presenterà una propria proposta, frutto del lavoro del comitato ristretto convocato per la prossima settimana.

L'opposizione, intanto, teme che la maggioranza "imponga al Parlamento l'ennesima forzatura", "irridendolo", come dichiarano Bazoli e i capigruppo Stefano Boccia (Pd), Stefano Patuanelli (M5S) e Peppe De Cristofaro (AvS).

"Ma anche su questo - avvertono - siamo pronti a dare battaglia perché è un tema delicato sul quale i parlamentari dovrebbero agire invece in totale libertà di coscienza".

Un banco di prova per la politica

La legge sul fine vita rappresenta una sfida culturale e politica per il Parlamento italiano. Da un lato c’è l’esigenza di garantire una cornice normativa rispettosa della persona, della sua sofferenza e delle sue scelte. Dall’altro, c’è la necessità di trovare un equilibrio tra posizioni ideologicamente distanti, anche all’interno della stessa maggioranza.

Sarà determinante il ruolo della premier Meloni, che finora ha preferito ascoltare piuttosto che esporsi.

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