LA SENTENZA

La Consulta stoppa De Luca e Zaia: non possono ricandidarsi

Il governatore della Campania pensa a una sua lista, la Lega comunque vuole il Veneto

La Consulta stoppa De Luca e Zaia: non possono ricandidarsi
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La Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la norma approvata dalla Regione Campania che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato consecutivo a Presidente della Regione. La decisione mette fine a mesi di dibattiti e polemiche e ha riflessi diretti anche sul futuro del presidente veneto Luca Zaia, in carica dal 2010, per il quale si prospettava addirittura un quarto mandato.

La Corte: "Limite due mandati è vincolante a prescindere da Regioni"

Il cuore della questione riguarda la legge nazionale n. 165 del 2004, che stabilisce il limite di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione. La Regione Campania, con una legge approvata solo nel novembre 2023, aveva recepito tardivamente questa norma, tentando di far partire il conteggio solo da quel momento e dunque rendendo "neutro" il primo mandato di De Luca. Un’interpretazione contestata dal governo, che ha impugnato la norma davanti alla Consulta.

La Corte ha accolto il ricorso della Presidenza del Consiglio, ribadendo che il limite dei due mandati è vincolante a prescindere dal momento in cui le Regioni recepiscono la legge nazionale. In altre parole, il principio vale per tutte le Regioni ordinarie che abbiano optato per l’elezione diretta del presidente, dal momento in cui adottano una qualsiasi legge elettorale. Nessuna scappatoia, dunque, per De Luca e nemmeno per Zaia, il cui primo mandato fu escluso dal conteggio grazie a una simile "tempistica normativa" adottata nel 2012 dal Veneto.

La pronuncia della Consulta chiude così la strada a un nuovo mandato per entrambi i presidenti e rafforza il principio dell’alternanza, mettendo un freno ai tentativi di trasformare i governi regionali in roccaforti personali. La legge campana, ha sottolineato la Corte, "violava l’articolo 122, primo comma, della Costituzione", rendendo inapplicabile "il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo".

De Luca: "Decisione strampalata". Zaia: "Questione tecnica"

Non si sono fatte attendere le reazioni politiche ed in particolare dei "protagonisti". La risposta di Vincenzo De Luca è arrivata con un comunicato ufficiale della Regione Campania, dal titolo "Straordinaria performance giuridica dell'alta Corte".

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca
Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca

"È stata accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti - si legge nella nota -. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti".

Il governatore del Veneto Luca Zaia (Lega)
Il governatore del Veneto Luca Zaia (Lega)

Luca Zaia ha invece definito la sentenza della Corte costituzionale relativa al terzo mandato come una questione "tecnica".

"Siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell'ipocrisia. La sentenza, di natura tecnica, riguarda la Regione Campania. Senza entrare nel merito dei tecnicismi della legge campana, la Corte chiarisce che chi ha già ricoperto due mandati consecutivi non può candidarsi per un terzo. Si tratta, appunto, di un rilievo tecnico".

Cosa succede ora in Campania e Veneto

Dal centrosinistra sono arrivati attacchi a entrambi, mentre in Campania il Partito Democratico inizia a ragionare su un nuovo progetto politico e una coalizione progressista alternativa alla destra. Antonio Misiani, commissario del Pd campano, ha dichiarato: "Ora si apre una pagina nuova, anche con chi ha guidato finora la Regione".

Nel frattempo, lo stesso De Luca – escluso dalla corsa a Palazzo Santa Lucia – starebbe pensando a lanciare una propria lista autonoma per mantenere un ruolo centrale nel panorama politico campano. Una mossa che potrebbe rimescolare le carte a sinistra, mentre a destra si accendono gli appetiti per la guida della Regione.

La decisione della Consulta risolve infatti un nodo interno per Fratelli d’Italia, che temeva la forza radicata dei governatori leghisti. In Veneto, infatti, i meloniani guardano con attenzione alla successione di Zaia e sembrano pronti a puntare sul senatore Raffaele Speranzon. Il partito di Giorgia Meloni, forte dei risultati elettorali ma ancora senza un presidente nel Nord, spinge per conquistare la guida del Veneto, mentre la Lega insiste: "Dobbiamo tenere le Regioni che già governiamo", ha tuonato Massimiliano Romeo durante il congresso.

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