SENTENZA

Il saluto romano resta reato, ma... Intanto è bufera sul calendario dell'esercito: "Celebra il Ventennio"

L'Anpi: "Stabiliti criteri per distinguere espressioni individuali da quelle di carattere generale con più persone che richiamano tutti i segni e rituali di tipo fascista e che possono essere letti come ricostituzione del partito fascista, come ad Acca Larentia"

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Il saluto romano resta reato, ma... Intanto è bufera sul calendario dell'esercito: "Celebra il Ventennio"
Commemorazione a Roma in via Acca Larentia

Il saluto romano resta reato, ma...

E intanto è bufera sul calendario dell'esercito che, secondo Sinistra e Anpi celebrerebbe il Ventennio.

Saluto romano reato a "targhe alterne"...

Le polemiche sul Fascismo, complice la guida del Governo targata Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia e i fatti di Acca Larentia dell'altra settimana, rimangono tema attualissimo e "caldissimo" nel nostro Paese.

Anche perché c'era grande attesa ieri per la sentenza delle sezioni unite della Cassazione sul "saluto romano".

Tanto rumore per nulla verrebbe da dire in realtà. Perché la decisione dei giudici a Roma sa tanto di decisione alla "Ponzio Pilato" perché di fatto rimanda all'interpretazione e valutazione di singole occasioni e circostanze.

In buona sostanza, il "saluto romano" resta reato, ma lo è solo quando si configurerebbe il pericolo della riproposta e della riorganizzazione fattiva di un movimento o di un partito fascista, mentre rimarrebbe lecito quando si limiterebbe alla commemorazione di persone morte.

Una sentenza che di fatto apre il campo ad altri interrogativi.

Perché se è vero che il saluto in un momento di commemorazione è facilmente circostanziabile, rimane invece molto "fumosa" cosa precede, segue o accompagna quei momenti.

In parole povere se prima o dopo (in quelle occasioni di ritrovo o in altre) quei gruppi parlino o meno di ricostituire il partito fascista.

Su cosa ha deciso la Cassazione: legge Mancino e Scielba

Nella fattispecie, ieri la Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi su quanto era accaduto qualche anno fa a Milano dove secondo i giudici del Tribunale lombardo otto persone, col "saluto romano" si erano rese responsabili della violazione della Legge Mancino, ovvero avevano istigato all'odio e alla discriminazione.

Non lo stesso pensiero dei colleghi romani della Cassazione che hanno invece evidenziato il solo aspetto commemorativo del ritrovo e del "saluto" per ricordare l'uccisione di Carlo Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani.

Ma non solo. I giudici della Capitale hanno detto "no" anche alla violazione della Legge Scielba ("L'apologia fascista è reato") sottolineando che sussistono tale presupposti solo quando "si presenti un pericolo concreto per la Repubblica".

Una decisione quella di ieri che di fatto ricalca una precedente sentenza ancora su fatti accaduti a Milano e di fatto con un analogo contenuto della sentenza.

Cosa era accaduto ad Acca Larentia

Va da sé che la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione sposterà ora tutta l'attenzione (mediatica e politica oltre che evidentemente giurisprudenziale) su quanto accaduto l'altra settimana ad Acca Larentia.

I fatti sono noti e sono anche stati oggetti di un'interrogazione parlamentare.

In quell'occasione, anche con la documentazione eloquente dei video, centinaia di braccia alzate accompagnate dal grido del "presente" avevano ricordato Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, i tre missini uccisi nel 1978 a Roma al quartiere Tuscolano da un gruppo armato da molti riconducibile all'estrema Sinistra.

Ecco allora che, come detto, di quelle tante persone identificate dalla Digos, i giudici si troveranno a valutare la cornice di quel ritrovo e commemorazione.

Le reazioni: Casa Pound e Anpi

Nel frattempo, in attesa delle decisioni su quanto avvenuto a Roma, la sentenza della Cassazione paradossalmente ha messo d'accordo Casa Pound e Anpi, entrambe soddisfatte, ma che ne hanno dato evidentemente una lettura differente.

Il gruppo di estrema destra ha parlato, attraverso il suo legale, di "sentenza storica". Né più né meno la soddisfazione dell'associazione partigiani che appunto ora punta il dito su Acca Larentia.

Così infatti ha commentato l'avvocato Emilio Ricci, tra l'altro vicepresidente dell'Anpi:

"E' una presa di posizione molto significativa assunta al massimo livello possibile, cioè dalle Sezioni unite della Cassazione. E' molto importante perché fa chiarezza su questi profili che da tempo abbiamo segnalato. Adesso vengono stabiliti alcuni criteri fondamentali che distinguono i saluti romani come espressione individuale da quelli di carattere generale con più persone che richiamano tutti i segni e rituali di tipo fascista e che possono essere letti come ricostituzione del partito fascista. E' ancor più importante per quanto riguarda il recente caso di Acca Larentia su cui l'Anpi ha presentato un esposto denuncia. L'augurio è che la Procura proceda, per i responsabili, per violazione della legge Scelba e Mancino".

Altra bufera, il calendario dell'esercito

Intanto però ecco arrivare un'altra bufera in Parlamento con un'interrogazione all'indirizzo del sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti (figlia di Pino Rauti storico esponente dell'Msi e moglie di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e altro storico rappresentante della Destra).

Sotto accusa il calendario dell'Esercito, nella sue 27esima edizione, e uscito alla fine dell'anno.

 

Per l'Italia sempre... prima e dopo l'8 settembre 1943”: parte tutto da questo slogan, la nuovo polemica politica che in queste ore sta agitando la politica interna, mettendo muro a muro Centrodestra e Centrosinistra.

Nella fattispecie, 32 pagine in ricordo dei soldati che presero parte alla Seconda Guerra Mondiale.

Ma l'opposizione non ci sta. Critiche sono arrivate da Simona Malpezzi del Pd:

"C'è un forte odore di revisionismo e di costante tentativo di mischiare le carte e confondere la storia. Con tutto il rispetto per i soldati che ricevono e eseguono gli ordini, c'è una bella e sostanziale differenza tra prima e dopo l'8 settembre 1943”.

Nel frattempo sempre Pd e Anpi hanno chiesto di modificare il titolo e l'impaginazione del calendario, anche se ormai in diffusione in moltissime copie.

La nota del Ministero

Pronta anche la replica del Ministero in una nota:

"Il calendario dell'Esercito 2024 non intende affatto riabilitare il Fascismo, anzi si inquadra in una trilogia storica che vuole evidenziare esclusivamente l'impegno e il valore degli italiani e dei nostri militari nella Guerra di Liberazione, nella consapevolezza che, come quelli di allora, anche i soldati di oggi, con il giuramento che prestano, si impegnano a servire il Paese e le sue Istituzioni repubblicane".

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