Il referendum sul premierato svolta per il Paese o la caduta di Giorgia? Cosa dicono i sondaggi...
Il provvedimento è atteso da altri quattro passaggi tra Camera e Senato, ma quasi sicuramente sulla riforma si esprimeranno gli italiani. E i precedenti...
La svolta del premierato passerà da un referendum.
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni prova a mettere un'altra "fiche" sulla sua leadership nel Centrodestra e alla guida del Paese.
Dopo l'approvazione al Senato e le prossime "staffette" (almeno quattro passaggi) tra le Camere del nostro Parlamento, la riforma costituzionale quasi certamente passerà anche al vaglio di una consultazione popolare.
Un referendum dove sono in molti a scommettere che la premier si giocherà il suo futuro politico.
Premierato e referendum, Meloni scommette su se stessa?
Non la diretta interessata, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia e primo presidente del Consiglio donna della storia. Decisa a "tirare dritto" e portare il premierato all'esame del referendum.
Una soluzione che anni fa non aveva portato benissimo a Matteo Renzi che, al culmine del suo successo politico (alla guida del Pd con il partito a oltre il 40% del consenso), ma che non sembra turbare i pensieri della Meloni.
La presidente del Consiglio ha infatti già da tempo "scoperto" le sue carte. Dopo l'esame del Parlamento, sul premierato si andrà a referendum.
"O la va o la spacca", ma niente dimissioni col flop
Tanto che Meloni durante la partecipazione a una puntata di "Porta a Porta" qualche tempo fa aveva spiegato a Bruno Vespa (e agli italiani):
"O la va o la spacca".
Una frase eloquente che però non lascia trasparire scossoni politici in caso di flop, perché la stessa Presidente del Consiglio aveva aggiunto:
"Ma se va male, chi se importa, non ci saranno dimissioni, la legislatura di Governo andrà avanti e proseguirà il suo percorso di cinque anni".
La storia politica ci ha però insegnato che da alcuni quesiti, referendari o direttamente ai cittadini in viva voce (vedi Matteo Salvini quando chiese "pieni poteri" agli italiani) sia iniziato il calo di gradimento di alcuni leader (più o meno la stessa cosa era successa anche a Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle).
Premierato e referendum, cosa dicono i sondaggi
Un po' a sorpresa arriva però quanto emerge dalle analisi dei sondaggisti.
Dove sembrerebbe ad esempio (attraverso uno studio dell'istituto Piepoli) che tra gli elettori del Centrosinistra quattro elettori su dieci voterebbero a favore della riforma costituzionale sul premierato.
Più in generale, sembra che oltre il 58% degli italiani sarebbe favorevole alla novità dell'elezione diretta del presidente del Consiglio.
In questo caso lo studio è di Lab 21.01.
I favorevoli al premierato, dando dunque per scontato il necessario referendum popolare confermativo (previsto in caso di mancanza di due terzi dei voti in Parlamento), sarebbero attestati al 58,4% delle persone "intervistate".
Contrari alla riforma del governo di Centrodestra solo il 41,6% degli italiani.
Ma agli italiani interessa altro...
A dir la verità però il tema premierato non sembra essere in cima agli interessi degli italiani.
Secondo un sondaggio di Demopolis infatti nel nostro Paese ci sarebbero temi più attuali come Fisco, Giustizia, velocizzazione dei processi civili e miglioramento della Pubblica Amministrazione.
Ben lontane, nelle priorità dei cittadini, ci sono le altre riforme al centro dell’agenda politica e del dibattito tra Centrodestra e Centrosinistra: solo 3 italiani su 10 ritengono oggi prioritaria una riforma istituzionale che guardi al presidenzialismo o al premierato.
Solo il 19% ha citato invece l’autonomia differenziata
Premierato e referendum, chi "vede" Giorgia cadere
Decisamente opposto è il "sentimento" delle attuali minoranze parlamentari e in generale dell'opposizione di Centrosinistra.
C'è infatti chi vede nella possibile, prossima, consultazione referendaria un altro tipo di spartiacque per la premier.
Come ad esempio il governatore della Campania, Vincenzo De Luca:
"Il popolo italiano non credo che avrà voglia di rinunciare a un sistema democratico. Il Paese sta sprofondando nella palude burocratica, questi problemi non si risolvono con il premierato. La Meloni non avrà un consenso su quel referendum, nei referendum si parla ai cittadini, le bandiere dei partiti contano relativamente. La democrazia di questo Paese è ancora una conquista fragile".
Ancora più eloquente il pensiero di Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle:
"Fermeremo la riforma con il referendum. Sarà l’inizio del declino politico del Centrodestra. La dinamica di elezione del secondo premier dà le chiavi del paese a chi non è stato eletto direttamente, quello è un ribaltone. Siamo davanti a una totale bulimia di potere. Autonomia, premierato e riforma della giustizia sono un disegno chiaro, si vuole concentrare nelle mani di una sola persona, del presidente del Consiglio, ogni tipo di potere".
Critico anche Carlo Calenda di Azione:
"All'inefficienza della politica si risponde blindando il premier, è una riforma pasticciata per di più con il metodo dello scontro frontale".
Centrodestra favorevole, ma si va verso il referendum
Dalla maggioranza nei giorni scorsi sono emersi giudizi evidentemente diversi.
Come dalle parole del capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri:
"Meno palazzo e più voce ai cittadini con il premierato".
Sulla stessa lunghezza il pensiero del presidente del Senato Ignazio La Russa che ha però ammesso che "la strada più probabile per la riforma del premierato sarà quella del referendum".
Entusiasta e non può essere altrimenti il giudizio di Giovanni Donzelli di Fratelli d'Italia:
"Con il premierato non ci saranno mai più accordi di palazzo e non ci saranno ribaltoni. E' una riforma storica che darà stabilità al Paese".
Bene venga il premierato. La sinistra è arroccata al passato, qualsiasi riforma le è indigesta. Il sospetto è che voglia l'instabilità perenne poiché è il caos che gli garantisce il potere.