Considerando il suo ruolo probabilmente in questi giorni e quasi certamente già da un po’, Francesca Albanese deve aver ripensato a quel famoso proverbio di George Bernard Shaw che dice che “Solo chi non cambia idea non cambierà mai nulla”.
E sì perché Francesca Albanese, la relatrice speciale dell’Onu per i Diritti dei palestinesi, ha confessato il suo pentimento.

Sotto la lente quanto avvenuto qualche tempo fa a Reggio Emilia in occasione del conferimento della onorificenza cittadina Primo Tricolore.
“A Reggio Emilia ho sbagliato, quell’atteggiamento non è da me”
L’episodio, al centro di polemiche ormai da mesi, lo ricordano in molti.
Durante il suo intervento nella cerimonia pubblica per il conferimento del premio, il sindaco della città aveva affermato che “per costruire la pace serviva anche liberare gli ostaggi israeliani in mano a Hamas”.

Gli erano piovuti addosso (a casa sua) fischi, buuu di disapprovazione e “dulcis in fundo” la “lezioncina” di Albanese che di fatto aveva “spedito” il primo cittadino dietro alla lavagna.
La relatrice Onu, infatti, visibilmente contrariata, lo aveva interrotto con tono severo:
“Non la giudico, la perdono. Ma mi prometta che questa cosa non la dice più”.
Il passo indietro, l’ammissione di colpa
Oggi però, come detto, Albanese ha fatto un passo indietro.
In un’intervista recente ammette, con disarmante sincerità, di aver commesso un errore:
«A Reggio Emilia ho sbagliato. Quando ho rivisto quell’intervento, mi sono detta: “No, non è proprio da me. Capisco che molti si siano chiesti perché abbia reagito così, ma se potessi tornare indietro non lo rifarei”.
Come infatti altrettanto si ricorderà, il rimprovero che fece rapidamente il giro dei social, scatenando un’ondata di polemiche.
Oggi Albanese prova ad andare oltre, bollando di fatto l’accaduto come un incidente di percorso o la classica “buccia di banana” su cui più o meno a tutti capita di scivolare una volta nella vita:
“È stato un momento di tensione, ma non rispecchia il modo in cui voglio dialogare. Non sono orgogliosa di quella reazione. Il linguaggio, in certi momenti, pesa più delle idee”.
Il corteggiamento della Politica, per ora è “no”, ma…
Del resto, negli ultimi anni, Albanese è diventata un volto divisivo, ma autorevole sulla scena internazionale.
A luglio, il Segretario di Stato americano Marco Rubio aveva annunciato sanzioni contro Albanese, accusandola di ostilità nei confronti di Israele per aver documentato, attraverso il suo ruolo istituzionale, la drammatica situazione nei territori palestinesi.
LEGGI: Artisti, musicisti, attori, filosofi: la cultura italiana fa quadrato intorno a Francesca Albanese
Da molti Governi e media è accusata di essere troppo dura nei confronti di Israele, da altri è difesa proprio da chi ne apprezza la coerenza nella difesa dei diritti umani.
È proprio questa notorietà ha attirato più di un corteggiamento politico.
C'è chi già vede per lei uno scranno sicuro al Parlamento nel Centrosinistra.
E del resto, la diretta interessata non nega, anzi ammette che qualche ammiccamento c'è stato da tempo:
"È vero, diversi partiti mi hanno proposto di candidarmi. Ma ho sempre detto di no. Non è il mio orizzonte. Voglio restare libera, senza rispondere a logiche di partito o a interessi di schieramento".
I nomi nuovi nel Centrosinistra, il ticket Landini-Albanese
Insomma, negli ultimi tempi, più di qualcuno si è fatto la "bocca buona" pensando a una ventata di novità grazie all'ingresso in politica di persone "nuove".
C’è chi anche ha paragonato Francesca Albanese a Maurizio Landini, il leader della Cgil: anche lui, come lei, nato fuori dai palazzi, capace di unire denuncia sociale e tensione morale.

Entrambi muovono da una vocazione civile più che ideologica, e proprio per questo diventano, loro malgrado, figure politiche.
Albanese frena ancora:
"Non penso alla politica. Se avessi voluto candidarmi, l’avrei già fatto".
Eppure, come ricordava Shaw "Solo chi non cambia idea non cambierà mai nulla".