Il Pd verso lo scioglimento? Dopo la batosta alle elezioni potrebbe cambiare nome e simbolo
Il segretario uscente (che non si ricandiderà) pronto a mettere tutto in discussione.
Una batosta elettorale senza precedenti. Il Partito Democratico ha perso clamorosamente le elezioni, che hanno visto il trionfo di Fratelli d'Italia e della coalizione di Centrodestra, e ora è tempo di riflettere su cosa non ha funzionato. Un confronto che potrebbe portare anche a decisioni clamorose.
Addio Partito Democratico?
Sicuramente ci saranno cambiamenti importanti. Il segretario Enrico Letta ha già annunciato che non si ricandiderà per guidare il partito. Ma la riflessione da fare è sicuramente più ampia. Non basta infatti cambiare un segretario per rimettere insieme i cocci di una forza politica uscita a pezzi dalle elezioni del 25 settembre 2022. Perché le dichiarazioni del day after di Letta e di Debora Serracchiani, che hanno rivendicato il secondo posto a livello nazionale e il primo nell'opposizione, non danno certo la misura della delusione interna al partito.
E allora, ecco che verso il congresso si fa largo un'idea clamorosa: non solo un cambio di guida, ma anche l'addio al simbolo e al nome Partito Democratico.
Verso il congresso in quattro fasi
Il punto di non ritorno sarà al congresso, come ha specificato lo stesso Letta in una lettera inviata agli iscritti in cui delinea quattro fasi per il rilancio. La prima è la chiamata, che durerà alcune settimane:
"Chi vuole partecipare a questa missione costituente, che parte dall'esperienza della lista ' Italia Democratica e Progressista', può iscriversi ed essere protagonista in tutto e per tutto".
La seconda fase è quella dei "nodi da sciogliere". Ed è quella più importante, perché lo stesso Letta apre a scenari clamorosi.
"Consentirà ai partecipanti di confrontarsi su tutte le principali questioni da risolvere. Quando dico tutte, intendo proprio tutte. Si discuteranno l'identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l'organizzazione. E quando parlo di dibattito profondo e aperto, mi riferisco al lavoro nei circoli, ma anche a percorsi di partecipazione sperimentati con successo con le Agorà Democratiche"".
Il resto verrà da sé: la terza fase sarà quella del confronto sulle candidature e mersa e la quarta saranno le primarie. Che però potrebbero non indicare più il leader del Partito Democratico, ma di una nuova forza politica.