Il nuovo decreto mira a trasformare i Centri migranti in Albania in Centri di rimpatrio
Il nuovo decreto nelle intenzioni dell'Esecutivo dovrebbe sbloccare la situazione
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Il nome "sa molto" di formale, politichese e istituzionale. "Decreto Albania bis".
Ma è nella sostanza, nei contenuti, che il Governo Meloni si gioca molto della sua credibilità in politica interna ed estera con la riformulazione dell'accordo sui migranti nei centri in Albania.
Perché ora, come era già trapelato nel fine settimana e nella giornata di ieri, lunedì 10 febbraio 2025, sembra ormai acclarato che l'Esecutivo voglia vuole trasformare gli hub di Gjader e Shengjin in centri di rimpatrio per gli espulsi (Cpr).
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E lo voglia fare al più presto, nonostante non tutti (anche fonti autorevoli) nella maggioranza la pensino così.
Gjader e Shengjin come Guantanamo, il Governo copia Trump?
L'idea, come detto, sta prendendo sempre più corpo nel corso delle ore e il Governo sembra aver deciso quale strada intraprendere.
In buona sostanza fare come Trump per i centri di Guantanamo (la struttura detentiva di massima sicurezza degli Stati Uniti, interna alla base navale di Guantanamo, sulla costa dell'omonima baia di Cuba).
Secondo lo "schema" già adottato da Trump negli Usa, i migranti che si trovano già in Italia e destinatari di un decreto di espulsione sarebbero trasferiti nei centri di Gjader e Shengjin .
La seconda "mossa" sarebbe declinare dal punto di vista legislativo per gli hub in Albania le previsioni normative in essere per i centri di permanenza e rimpatrio già presenti in Italia.
Idee abbastanza chiare e definite sulla carta, non però così immediate nella loro concreta realizzazione.
Trasformare i centri in Albania, corsa contro il tempo
Già, perché in effetti i problemi non mancano. E il Governo ne sta già prendendo atto.
Il primo è di forma e di sostanza. Infatti, per trasformare i centri in Albania in Cpr è necessario modificare l’intesa siglata tempo fa dalla premier Giorgia Meloni e dal suo omologo Edi Rama.
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E in queste modifiche, bisognerebbe anche mettere mano al tema della giurisdizione e del ruolo della polizia albanese con la gestione dei centri che passerebbe in suo carico e non più a quella italiana.
Ma l'Albania sarà d'accordo? Difficile, anche perché l'11 maggio il Paese è chiamato al voto.
Lo spauracchio di centri vuoti fino ad aprile
Resta dunque il fatto di una corsa contro il tempo per il nostro Esecutivo.
Perché il Governo ha già fatto intendere di non voler attendere il pronunciamento della Corte di Giustizia europea.
Perché è vero che la prima udienza sulla vicenda è in calendario il 25 febbraio (dunque tutto sommato a breve), ma la sentenza dovrebbe poi arrivare ad aprile inoltrato.
Dunque all'orizzonte c'è lo spauracchio di avere i centri vuoti per praticamente altri tre mesi.
Gli altri problemi: la legislazione europea e i costi
Ma c'è di più. La Legislazione europea sembra porre severe restrizioni alla riformulazione dell'accordo pensata dal Governo.
L'attuale direttiva Ue infatti non prevede che "le procedure possano espletarsi fuori dal territorio europeo e i centri in Albania non lo sono".
"Lì vige solo la giurisdizione italiana", hanno spiegato alcuni funzionari dell'Unione Europea.
Infine, ma non certo meno importante, c'è l'aspetto dei costi, dove il Pd e il resto dell'opposizione stanno già attaccando pesantemente la premier per le spese di trasporto in mare dei migranti e per il presidio della nostra Polizia a centri vuoti.
Se passasse la linea della "trasformazione" in centri di rimpatrio, per le ristrutturazioni servirebbero altri milioni. E quello italiano sarebbe il primo centro per il rimpatrio realizzato fuori dai confini europei.
Ma di fatto si ritornerebbe al punto di prima, alla nota evidenziata dai funzionari dell'Ue: sarebbe prima necessaria una revisione della direttiva europea sui rimpatri.
Non solo l'opposizione, la voce fuori dal coro nella maggioranza
Nel frattempo, una voce fuori dal coro sulla questione si è levata anche all'interno della maggioranza.
E di fatto dallo stesso Governo visto che è arrivata dal viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.
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Dal rappresentante di Forza Italia è infatti giunto l'invito ad attendere il 25 febbraio:
"Bisogna aspettare, secondo me, la sentenza della Corte di giustizia della Ue del 25 febbraio e le pronunce della Cassazione rispetto alle impugnative dei provvedimenti dei giudici di merito. C'è la necessità di attendere e far stabilizzare l'intervento della giurisprudenza europea e nazionale e poi assumere le conseguenti decisioni".