Il Ministro Piantedosi respinto all'aeroporto di Bengasi come persona non gradita alla Libia
L'accusa alla base dell'incidente diplomatico: "Violazione delle norme, non rispettate le procedure per l'ingresso di stranieri da parte della delegazione" (che comprendeva anche Grecia e Malta)

Martedì 8 luglio 2025 si è consumato un clamoroso incidente diplomatico tra l’Unione Europea e la Libia orientale, culminato con il respingimento del Ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi e di altri rappresentanti europei all’aeroporto internazionale Benina di Bengasi.
Oggi, insieme al Commissario europeo agli Affari Interni e alla Migrazione Magnus Brunner, al Ministro greco alla Migrazione e all’Asilo Athanasios Plevris, al Ministro dell’Interno maltese Byron Camilleri, ci siamo recati in missione congiunta a Tripoli, dove abbiamo incontrato… pic.twitter.com/bpaUeBMRpU
— Matteo Piantedosi (@Piantedosim) July 8, 2025
Insieme a Piantedosi erano presenti anche i ministri dell’Interno di Grecia e Malta e il commissario europeo per la Migrazione, l’austriaco Magnus Brunner. Tutti sono stati dichiarati persona non gradita e costretti a lasciare immediatamente il territorio libico.
"Violazione norme diplomatiche"
La notizia è stata confermata dal governo della Cirenaica, che fa capo al generale Khalifa Haftar e che controlla de facto l’est della Libia con un esecutivo non riconosciuto dalla comunità internazionale. In un comunicato ufficiale, il premier Osama Saad Hammad ha accusato la delegazione europea di "palese violazione delle norme diplomatiche, delle leggi libiche e delle convenzioni internazionali", denunciando l’ingresso della missione come "non autorizzato e non coordinato con le autorità competenti".
La delegazione europea, nell’ambito dell’iniziativa Team Europe, aveva già effettuato una tappa istituzionale a Tripoli, dove aveva incontrato il governo di unità nazionale guidato da Abdul Hamid Mohammed Dbeibah, sostenuto dalle Nazioni Unite. Dopo i colloqui, che avevano portato a un primo via libera alla ripresa delle operazioni congiunte anti-immigrazione e all’utilizzo degli strumenti Ue come Frontex, i ministri si erano diretti a Bengasi per incontrare anche i rappresentanti del governo orientale.

Ma l’atterraggio a Bengasi ha segnato una brusca interruzione della missione. Secondo fonti europee, a innescare la crisi sarebbe stato un disguido protocollare unito a una tensione diplomatica già latente. L’ambasciatore Ue in Libia, Nicola Orlando, sarebbe stato il primo a scendere dal velivolo, e avrebbe espresso critiche sulla composizione della delegazione libica d’accoglienza e sulla gestione delle riprese video. La reazione delle autorità locali è stata immediata: l’intera missione è stata annullata e tutti i suoi membri espulsi.
Secondo altre fonti, la delegazione europea si sarebbe rifiutata di incontrare esponenti minori del governo di Hammad, chiedendo un incontro esclusivo con il generale Haftar, che però non si è presentato. Un comportamento percepito come una delegittimazione del governo locale da parte dell’Unione Europea.
Dietro lo scontro, tensioni geopolitiche e accuse incrociate
Il governo orientale ha giustificato l’espulsione con una presunta violazione delle procedure d’ingresso per i diplomatici stranieri. Tuttavia, secondo fonti a Tripoli, si tratterebbe dell’“ennesimo ricatto di Haftar”, parte di una strategia di pressione geopolitica che vede la Cirenaica sempre più vicina a Russia ed Emirati e diffidente verso i tentativi europei di riprendere iniziativa sul fronte migratorio.
La scelta della delegazione di partire da Tripoli per poi recarsi a Bengasi avrebbe rappresentato per le autorità orientali un’offesa diplomatica e un segnale di legittimazione politica verso il governo rivale. Questo, unito a un recente decreto emanato da Hammad che vieta qualsiasi attività diplomatica non preventivamente autorizzata dal suo governo, avrebbe portato all’escalation.
Le reazioni politiche: polemiche in Italia e in Europa
Il ministro Piantedosi è già rientrato a Roma ma il caso ha suscitato un'ondata di reazioni politiche. Le opposizioni hanno parlato di “figuraccia internazionale” e di “totale disfatta della diplomazia italiana”.
“Il nostro governo riporta in patria un trafficante di esseri umani e viene respinto da un governo non riconosciuto”, ha attaccato il Movimento 5 Stelle, rievocando il recente casoAlmasri.
Il Governo libico ha respinto il Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana. Massima solidarietà a Matteo Piantedosi. Profonda vergogna per come il nostro Paese gestisce la politica estera e le relazioni internazionali: non ci meritiamo certe figuracce globali
— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 8, 2025
Per Matteo Renzi (Iv) si tratta di una “profonda vergogna per la politica estera italiana”, mentre Angelo Bonelli (Avs) ha commentato sarcasticamente che “questa volta Piantedosi è stato vittima della legge del contrappasso”.
Tajani ha ragione: è proprio ‘sfigato’. Oggi rischiavano di arrestare anche il suo ministro dell’Interno, Piantedosi, che per qualche ora ha provato sulla propria pelle cosa significa sentirsi dire ‘clandestino’, termine con cui la destra definisce le persone migranti. pic.twitter.com/7LWHcZqxHO
— Angelo Bonelli (@AngeloBonelli1) July 8, 2025
Di tono opposto le dichiarazioni di esponenti di Fratelli d’Italia, come Fabio Rampelli, che ha condannato “le reazioni scomposte della sinistra, che antepongono la polemica all’interesse nazionale”.
Intanto, da Bruxelles, si valuta l’eventuale invio di un emissario tecnico a Bengasi o l’organizzazione di un incontro in sede neutrale per tentare di superare lo stallo. Il commissario Brunner ha comunque ribadito che ogni piano europeo dovrà necessariamente coinvolgere entrambe le autorità libiche, ma ha lasciato intendere che l’eventuale mancanza di cooperazione da parte del governo orientale potrebbe mettere a rischio i fondi europei destinati alla regione.