Il dibattito politico italiano si infiamma sul concetto di incitamento alla violenza, tra accuse incrociate e parallelismi storici che agitano lo spettro degli anni di piombo.
La miccia è stata accesa dalle reazioni all’omicidio negli Stati Uniti di Charlie Kirk, leader conservatore, con la destra che punta il dito contro la sinistra accusandola di fomentare odio e l’opposizione che ribalta le accuse.
Tajani cita il caso Calabresi, il figlio risponde
Il vicepremier Antonio Tajani ha raccolto e rilanciato le parole del ministro Ciriani, secondo cui il clima politico ricorderebbe pericolosamente quello che precedette gli anni bui del terrorismo.

Tajani ha evocato l’assassinio del commissario Luigi Calabresi, sostenendo che “non è detto che sia per forza un militante politico a compiere atti criminali: a spingerlo può essere anche una campagna d’odio”. Un modo per legare il delitto Kirk a un più ampio discorso di responsabilità politica e verbale.

Mario Calabresi, figlio di Luigi, giornalista (oggi direttore editoriale della podcast company Chora Media, di cui è anche uno dei fondatori), ha risposto direttamente a Tajani in un articolo pubblicato su Repubblica.
“Fare paragoni tra quella stagione e l’Italia di oggi è fuorviante e fuori luogo. La mia famiglia ha pagato un prezzo terribile per la violenza della sinistra extraparlamentare e questo mi spinge ad essere sempre vigile di fronte alle derive violente, anche solo verbali, ma non mi impedisce di vedere che il nostro tempo non ha nulla a che fare con quella stagione“.
“È fondamentale prendere le distanze da chi inneggia o anche solo giustifica l’omicidio di un uomo – ha aggiunto – ma le vittime degli Anni di piombo non possono essere sfruttate, come si sta facendo in queste ore, per ragioni di campagna elettorale. La violenza è stata di sinistra e di destra, di matrice comunista e fascista. Accanto al terrorismo brigatista non possiamo dimenticare la stagione delle stragi neofasciste che ha insanguinato l’Italia. Chi occupa posizioni di responsabilità e guida le Istituzioni dovrebbe fare molta attenzione a raccontare tutta la Storia, a fare i conti con il passato e ad utilizzare con accortezza le parole”.
L’attacco dell’influencer americano contro Schlein
La polemica si è poi spostata sull’episodio che ha legato Elly Schlein ai contenuti di un creator americano. Joey Mannarino, influencer statunitense conservatore con un ampio seguito sui social, ha preso di mira la segretaria del Pd con un post offensivo in cui ironizzava sulla sua identità sessuale, religiosa e culturale:
Many people don’t know this but the current leader of the Left-wing party in Italy is a bisexual woman named Elly Schlein who looks like that and is in a relationship with a woman.
She holds three citizenships.
Also, she’s Jewish but loves Palestine.
I’m sorry… what? 😂 pic.twitter.com/6DZ8L01h61
— Joey Mannarino 🇺🇸 (@JoeyMannarinoUS) September 15, 2025
“Molti non lo sanno, ma l’attuale leader del partito di sinistra in Italia è una donna bisessuale di nome Elly Schlein, che ha questo aspetto e una relazione con una donna. Possiede tre cittadinanze. Inoltre, è ebrea ma ama la Palestina. Come?”.
La replica del Pd è arrivata dai capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia, insieme a Nicola Zingaretti:
“Questi insulti vengono da destra. Ora ci aspettiamo che Giorgia Meloni difenda Elly Schlein e chieda scusa”.
Bonelli contro Salvini: “Ipocrita parlare di odio”
Durissimo anche l’attacco di Angelo Bonelli (Avs) a Matteo Salvini, accusato in sostanza di predicare bene e razzolare male.

“Salvini ha costruito la sua carriera sulla violenza verbale e sulla divisione del Paese”, ha ricordato, citando episodi come i cori contro i napoletani, gli insulti ai centri sociali, le offese alla magistratura e la foto con il mitra a Pasqua 2019.
“Se oggi parla di clima d’odio, dovrebbe prima guardare alle sue stesse parole e ai suoi gesti”, ha concluso Bonelli.
Renzi: “Meloni alza i toni per paura di Vannacci e Salvini”
Infine, Matteo Renzi ha letto la strategia della premier in chiave di tattica politica interna. Secondo il leader di Italia Viva, Giorgia Meloni alimenta polemiche e tensioni per spostare l’attenzione da temi come salari e sicurezza, ma soprattutto per contenere la concorrenza interna alla destra.
La strategia di Meloni sul caso Kirk è chiara. La Premier alimenta l’odio, semina zizzania e crea tensione per evitare di parlare di stipendi e sicurezza. Ma soprattutto per evitare che nasca un vero movimento a destra, che le faccia concorrenza. Occhio: se Vannacci fa come…
— Matteo Renzi (@matteorenzi) September 15, 2025
“La strategia di Meloni sul caso Kirk è chiara. La Premier alimenta l’odio, semina zizzania e crea tensione per evitare di parlare di stipendi e sicurezza. Ma soprattutto per evitare che nasca un vero movimento a destra, che le faccia concorrenza. Occhio: se Vannacci fa come Farage, la Meloni va a casa. Come il suo amico Sunak in UK. La politica è più semplice di quello che si creda… Meloni alimenta la paura perché lei ha paura”, ha scritto su X.
Lo scontro politico
Il risultato è un rimpallo di accuse: la destra denuncia un clima di odio fomentato dalla sinistra, evocando i fantasmi degli anni ’70, mentre l’opposizione ribatte che è proprio la destra a usare da tempo un linguaggio divisivo e incendiario.
In mezzo, il rischio che il confronto politico degeneri in una guerra di accuse reciproche, dove il concetto di incitamento alla violenza diventa esso stesso terreno di scontro.