I partiti si intestano la "vittoria" per l'abolizione del test d'ingresso a Medicina
Fortemente voluta dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini (Forza Italia) viene celebrata anche da Matteo Salvini come "Vittoria della Lega"

L’11 marzo 2025 la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente la legge delega che modifica il sistema di accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. La riforma, fortemente voluta dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini, introduce un nuovo metodo di selezione, eliminando il tradizionale test d’ingresso e spostando la valutazione degli studenti alla fine del primo semestre accademico.
Il provvedimento, passato con 149 voti a favore e 63 contrari, entrerà in vigore dal prossimo anno accademico 2025-2026 e riguarderà esclusivamente le università statali.
Approvata la riforma dell’accesso a Medicina: addio al test d’ingresso
Fino ad oggi, l’accesso alle facoltà di Medicina era regolato da un test d’ingresso a risposta multipla, che stabiliva chi poteva iscriversi ai corsi di laurea. Con la nuova normativa, questo meccanismo viene superato: gli studenti potranno iscriversi liberamente al primo anno, senza dover affrontare una prova selettiva iniziale. Tuttavia, il numero programmato non scompare del tutto, ma viene applicato in una fase successiva.
La selezione avverrà alla fine del primo semestre, sulla base di una serie di esami sostenuti dagli studenti. Solo coloro che otterranno punteggi sufficienti potranno proseguire con il secondo anno. Gli altri avranno comunque la possibilità di rimanere nell’ambito universitario, scegliendo un corso di laurea nell’area scientifica compatibile con gli esami già sostenuti.
Quando entrerà in vigore la nuova selezione?
La riforma sarà operativa dal prossimo anno accademico 2025-2026. Ciò significa che gli studenti che si iscriveranno a Medicina nelle università statali a partire da quell’anno non dovranno affrontare il test d’ingresso, ma potranno iscriversi direttamente al primo anno. Le università private, invece, potranno continuare a utilizzare i propri criteri di selezione, mantenendo i test d’ingresso tradizionali.
Le reazioni alla riforma
La riforma ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico. Il governo ha accolto con entusiasmo l’approvazione della legge, definendola una "rivoluzione" nell’accesso all’università.
La ministra Bernini (Forza Italia) ha commentato sui social:
"Finalmente Medicina volta pagina: superiamo il numero chiuso e diciamo addio ai test d’ingresso che per troppo tempo hanno spento i sogni e le ambizioni di tanti ragazzi".
Bernini ha sottolineato che l’abolizione del test d’ingresso metterà fine al fenomeno della "fuga" di studenti all’estero e ridurrà la dipendenza da costosi corsi di preparazione privati. Inoltre, ha evidenziato che la riforma contribuirà a far fronte alla carenza di medici in Italia, aumentando il numero di laureati in Medicina di circa 30.000 unità nei prossimi sette anni.
"Un investimento che rafforza il nostro sistema sanitario e garantisce una formazione d’eccellenza", ha dichiarato la ministra.
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Esprime la propria soddisfazione anche il leader forzista, Antonio Tajani, che intesta il traguardo al proprio partito:
Da oggi abbiamo finalmente cancellato il test d’ingresso alla facoltà di medicina! Ennesima promessa mantenuta! Grazie al lavoro di Forza Italia e del Ministro @BerniniAM, il merito torna al centro dell’Università.
— Forza Italia (@forza_italia) March 11, 2025
Anche il Carroccio, con il suo leader Matteo Salvini, ha rivendicato il proprio ruolo nell’abolizione del test, definendola "Vittoria della Lega".
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Le critiche dell’opposizione
Le forze di opposizione, tuttavia, non hanno accolto positivamente la riforma. Il Movimento 5 Stelle ha denunciato il provvedimento come "un’illusione", sostenendo che il numero chiuso non sia stato realmente abolito ma solo posticipato di sei mesi.
La deputata Marianna Ricciardi ha dichiarato:
"Dopo un semestre aperto a tutti, ci sarà una selezione basata sugli esami universitari, che variano da ateneo ad ateneo, lasciando spazio alle raccomandazioni".
Anche Alleanza Verdi e Sinistra ha criticato il provvedimento, evidenziando il rischio di un aumento dei costi per le università e la mancanza di adeguati investimenti pubblici nel settore. La deputata Elisabetta Piccolotti ha attaccato duramente la ministra Bernini, accusandola di tagliare i fondi all’università pubblica mentre il governo destina risorse all’aumento delle spese militari: "Meno soldati, più medici", ha dichiarato in Aula.