I 100 camion di aiuti sono una goccia nella Striscia: fatti entrare a Sud, ma la vera emergenza ora è al Nord
L'ultima vergogna, 15 camion di aiuti umanitari saccheggiati da bande organizzate

Gaza, un travaglio senza fine. In mezzo a una situazione ad altissima tensione e violenza, e che rappresenta un incastro politico internazionale di difficilissima soluzione, l’arrivo di 100 camion carichi di aiuti attraverso il valico di Kerem Shalom stanno rappresentando un segnale di speranza, ma al momento sono oggettivamente una goccia nel mare del bisogno.
Perché, mentre come detto le diplomazie sono al lavoro per fermare morte e terrore, gli aiuti, destinati soprattutto al Sud della Striscia di Gaza, non riescono a coprire l'enorme fabbisogno di una popolazione stremata da mesi di conflitto, bombardamenti e sfollamenti continui.
Cento camion di aiuti, ma quanta incertezza per un conflitto senza fine
Fondamentalmente perché ad emergenza segue emergenza.
Ecco allora che mentre le organizzazioni internazionali, tra cui ONU, Mezzaluna Rossa e ONG presenti sul campo, hanno accolto con favore l’ingresso dei convogli, praticamente in contemporanea è stato lanciato, drammatico, un altro allarme.
Perché nelle ultime ore la vera emergenza si sta consumando nel Nord, dove la popolazione è sempre più isolata, senza accesso stabile ad acqua potabile, cibo, cure mediche e comunicazioni.
Una situazione resa ancor più drammatica dalle ultime operazioni militari israeliane che hanno devastato le infrastrutture e reso quasi impossibile il passaggio dei soccorsi.
Uno scenario drammatico al Nord di Gaza, l'allarme delle organizzazioni internazionali
Una "fotografia" che in effetti è drammatica come testimoniato proprio dagli ultimi report delle organizzazioni internazionali.
Secondo fonti umanitarie, infatti, nel Nord di Gaza vivono ancora decine di migliaia di persone, molte delle quali non hanno potuto evacuare.
Intere famiglie vivono in edifici semidistrutti, rifugi di fortuna, o addirittura all’aperto.
Uno scenario reso ancor più drammatico dalle immagini satellitari e dai racconti dei sopravvissuti che parlano di condizioni ai limiti della sopravvivenza: bambini denutriti, feriti non curati, e ospedali completamente fuori uso.
L'appello del segretario generale dell'Onu e la "sfida" a Israele
Da qui l'appello del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres:

"E' necessario un accesso pieno, sicuro e senza ostacoli per gli aiuti umanitari su tutta la Striscia, l’assistenza limitata al Sud non sia sufficiente e rischi di creare nuove fratture tra le aree già colpite dal conflitto. Stiamo assistendo forse alla fase più crudele di questo conflitto già crudele. Famiglie intere sono affamate, private dei bisogni più essenziali".
Guterres ha lanciato anche l’appello per un cessate il fuoco permanente tra Israele e Hamas, la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi.
Ma non solo. Il Segretario Generale Onu ha presentato proprio nella giornata di ieri, venerdì 23 maggio 2025, un piano dettagliato in cinque fasi per fornire aiuti vitali alla popolazione di Gaza, dichiarando apertamente "che l’Onu non prenderà parte a nessun sistema di distribuzione che non rispetti il diritto internazionale e i principi umanitari fondamentali".
Infine, un attacco "verbale" a Israele, con un'accusa precisa:
"Israele, in quanto potenza occupante, ha obblighi precisi secondo il diritto internazionale: deve trattare i civili con umanità e non può deportarli o trasferirli forzatamente. Ci sono ritardi ingiustificati, quote rigide e il divieto d’ingresso per beni essenziali come carburante, tende, gas da cucina e acqua potabile. Solo 115 camion su 400 autorizzati sono stati effettivamente scaricati, e nulla è arrivato nel nord della Striscia".
L'ultima vergogna, camion di aiuti saccheggiati da bande
Ma intanto sul terreno, la situazione peggiora e nelle scorse ore si è registrato un ultimo vergognoso aggiornamento.
Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha infatti riferito che 15 camion carichi di cibo sono stati saccheggiati da bande organizzate nella notte tra giovedì e venerdì.
I responsabili dell'organizzazione hanno commentato:
“Questi camion trasportavano forniture vitali per comunità affamate che aspettavano con ansia gli aiuti”.
Si è trattato di un duro colpo nelle operazioni di aiuti umanitari, proprio mentre Israele aveva autorizzato, dopo 11 settimane di blocco totale, il passaggio di un numero limitato di camion attraverso il valico di Kerem Shalom.