Guerra in Iran: Meloni crede nella de-escalation e oggi riferirà alla Camera
Colloquio con Mattarella: cosa si sono detti. Le altre telefonate con i leader mondiali

Il governo guarda con preoccupazione agli sviluppi della crisi mediorientale, acuita dall’improvviso attacco statunitense contro tre siti nucleari iraniani.
Tra inviti alla de-escalation e contatti con i leader internazionali, ecco come l'Italia sta gestendo la guerra in Iran.
Guerra in Iran: Meloni crede nella de-escalation
La presidente Giorgia Meloni sottolinea l’urgenza di una de-escalation e oggi pomeriggio, lunedì 23 giugno 2025, riferirà alla Camera dei Deputati dalle ore 15 per delineare la posizione italiana in uno scenario di notevole agitazione.
“Un salto di qualità del conflitto sarebbe devastante. Oltre a evitare l'escalation militare, è imprescindibile un negoziato immediato per contenere la tensione e impedire che il conflitto si estenda”, ha dichiarato la premier.
I timori più significativi riguardando le gravi conseguenze economiche e strategiche che comporterebbe una chiusura dello Stretto di Hormuz, nodo cruciale per l’approvvigionamento petrolifero globale.
"Nessuna comunicazione preventiva dagli Usa"
Nella notte tra il 21 e il 22 giugno, gli Stati Uniti — su ordine del presidente Donald Trump — hanno lanciato “Operation Midnight Hammer”, un attacco mirato contro i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan.

Roma è stata informata solo a operazione in corso, attraverso canali militari. Nessuna telefonata preventiva è arrivata da Washington e l’Italia mantiene una posizione di cautela.
Palazzo Chigi assicura che al momento non è arrivata nessuna richiesta per l’uso delle basi militari italiane da parte degli alleati e che eventuali richieste verranno valutate “caso per caso”. L’opposizione, dal canto suo, chiede a gran voce che Meloni escluda qualsiasi forma di coinvolgimento operativo in eventuali missioni offensive.
Le telefonate con i leader mondiali
Nella giornata di ieri, Meloni ha avuto una fitta rete di contatti diplomatici. Ha parlato con i principali leader europei: con il francese Emmanuel Macron, il tedesco Friedrich Merz e l'inglese Keir Starmer.
E poi ancora con il canadese Mark Carney, presidente di turno del G7. In parallelo, ha consultato i vertici di alcune delle potenze regionali del mondo arabo: il principe saudita Mohammed bin Salman, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed e l’emiro del Qatar Tamim al-Thani.
In tutti i colloqui, la premier ha ribadito l’importanza di riaprire immediatamente un canale di negoziazione per giungere a una soluzione politica e scongiurare un allargamento del conflitto.
Cosa ha detto la premier a Mattarella
Centrale, nella giornata di consultazioni, anche il confronto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Meloni ha aggiornato il capo dello Stato sulla linea italiana.
L'obiettivo è spingere l’Iran a tornare al tavolo negoziale e sostenere ogni sforzo diplomatico per riportare stabilità.
A seguire, si è tenuto un confronto telefonico con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. Una conversazione di venti minuti in cui le due leader hanno messo da parte l'ascia di guerra trovano un punto in comune: l’Italia non deve essere coinvolta nel conflitto armato.
Oggi riferirà alla Camera, domani al Senato
Quella che si apre è una settimana cruciale per la politica estera italiana. Dopo le comunicazioni alla Camera, previste per il pomeriggio, Meloni interverrà anche domani al Senato.
Poi sarà il momento della diplomazia multilaterale: martedì e mercoledì parteciperà al vertice NATO all’Aja, mentre giovedì e venerdì sarà presente al Consiglio Europeo a Bruxelles.
Il compito della presidente del Consiglio non è semplice: tenere ferma la posizione dell’Italia su un piano di neutralità attiva, promuovere il dialogo e garantire che il Paese non venga trascinato in una spirale di guerra.