LE REAZIONI

"Giorgia Meloni all’Assemblea di Confindustria sembrava una dirigente dell’opposizione, non la Premier"

Lo sconcerto di Renzi. Conte: "Regina delle televendite". Calenda: "Tutta fuffa"

"Giorgia Meloni all’Assemblea di Confindustria sembrava una dirigente dell’opposizione, non la Premier"
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Dal palco dell’Assemblea annuale di Confindustria svoltasi a Bologna, davanti ad una platea tra cui erano presenti vertici del governo, rappresentanti delle istituzioni europee, come Roberta Metsola, e numerosi imprenditori, la premier Giorgia Meloni ha ribadito la centralità del mondo produttivo italiano nell’azione del governo e lanciare un appello all’unità nazionale in una fase di sfide decisive.

Immediata la reazione delle opposizioni, con una pioggia di critiche piovute su Meloni. Ad attaccare la premier è stato per primo Matteo Renzi, seguito poi da Carlo Calenda e Giuseppe Conte. Per tutti e tre a mancare sarebbero soprattutto mosse concrete, con le parole di Meloni che - secondo loro - non sarebbero seguite dai fatti.

I temi toccati da Meloni

L’Italia oggi è un Paese credibile, anche in un contesto economico e finanziario globale difficile”, aveva detto Meloni, rivendicando i risultati ottenuti e sottolineando la continuità del dialogo con gli industriali, pur ammettendo “fisiologiche divergenze”. Tra i temi chiave del suo intervento, vi è stato quello dell’energia: “È la questione più urgente – ha affermato – e stiamo lavorando per rivedere il funzionamento del mercato italiano e verificare possibili anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale”.

Ampio spazio anche al tema europeo: Meloni ha puntato il dito contro quelli che ha definito “dazi interni” dell’Unione Europea, ovvero barriere normative e fiscali che, secondo dati citati dal FMI, costerebbero mediamente il 45% del valore di un bene scambiato all’interno dell’UE, contro il 15% degli Stati Uniti. “Per i servizi – ha aggiunto – si arriva al 110%. È insostenibile”. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha fatto eco a Meloni, elogiando la sua leadership e denunciando un eccesso di burocrazia che soffoca la competitività.

Meloni ha toccato anche il tema dell’ex Ilva, l’automotive (“dialogo avviato con il cancelliere tedesco Merz”), e la cooperazione UE-USA, con riferimento al vertice tenutosi a Roma il 18 maggio. Ha rilanciato l’importanza del Made in Italy, della semplificazione normativa e di strumenti di politica industriale come Industria 4.0 e i contratti di sviluppo. Il messaggio finale: “Pensate in grande, perché io farò lo stesso. L’Italia ha tutte le carte in regola per invertire la rotta”.

La reazione delle opposizioni

Non si è fatta attendere la reazione delle opposizioni, che hanno bollato l’intervento della premier come vuoto di contenuti e lontano dalla realtà economica del Paese.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha ironizzato sul tono del discorso.

"Ho sentito Giorgia Meloni intervenire all’Assemblea di Confindustria. Sembrava una dirigente dell’opposizione, non la Premier che sta al Governo: da tre anni stanno a Palazzo Chigi ed elencano i problemi dell’energia e della burocrazia come fossero dei passanti. La colpa è sempre degli altri: la sinistra, l’Europa, i dazi, le cavallette. Nel frattempo produzione industriale negativa da 26 mesi, Industria 5.0 bloccata, pressione fiscale che cresce, salari reali che crollano e record storico di italiani che fuggono all’estero ma nessun accenno alla realtà quotidiana di imprese e lavoratori. Alla scondinzolante Confindustria evidentemente va bene così: io penso che i cittadini si stiano accorgendo del bluff di un Governo che parla per slogan e non fa riforme nemmeno per caso".

Carlo Calenda (Azione) ha invece definito “fuffa” il discorso di Meloni e Metsola.

"La relazione di Emanuele Orsini all’Assemblea di Confindustria sancisce, sia pure con toni molto diplomatici, il totale fallimento del Governo sulle politiche industriali: nulla su energia, industria 4.0, automotive, concorrenza e semplificazioni. Dalla Meloni e dalla Metsola una quantità di fuffa fuori scala persino per questo tipo di appuntamento. Tanti applausi alla retorica, perché alla fine gli imprenditori sono fatti così. Ed anche per questo la politica non se li fila mai. Forse servirebbe essere capaci di dire le cose in modo più diretto. Forse".

Durissimo anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ha accusato Meloni di fare “televendite” politiche.

"Pensate in grande, perché io farò lo stesso" dice la regina delle televendite Giorgia Meloni alle imprese di Confindustria, senza mezza proposta e ricetta di rilancio che possa colmare il salto tra pensiero e realtà.

Cari imprenditori: se la vostra attività arranca per le bollette, mentre il Governo mette bruscolini, non interviene sugli speculatori, non tassa gli extraprofitti delle grandi società energetiche, voi seguite comunque la ricetta del governo: “pensate in grande” e tutto si risolve.

Se siete travolti da 26 mesi di crollo della produzione industriale “pensate in grande”. Se aumenta la pressione fiscale e vi aggiungono una nuova tassa con le assicurazioni obbligatorie sulle catastrofi “pensate in grande”. Se il Governo taglia gli investimenti perché Meloni ha firmato il patto franco-tedesco in Europa contro gli interessi nazionali “pensate in grande”.Se stanno collezionando ritardi sui 209 miliardi che gli abbiamo lasciato a Chigi “pensate in grande”. Se ci fosse l’1% del livore che grandi e potenti associazioni, lobby e giornaloni hanno dedicato al mio Governo oggi qualcuno direbbe che di “grande” c’è solo la grande fregatura e presa in giro per il nostro Paese.

Una cosa giusta Meloni però l’ha fatta: riconoscere che la nostra misura Transizione 4.0 per le imprese funzionava e che ora può tornare utile anche con i fondi del Pnrr. Peccato che l’abbiano distrutta loro, riempendola di burocrazia. Disastrosi!".

Infine, Benedetto Della Vedova (+Europa) ha criticato l’ambiguità della premier sul ruolo dell’Europa:

"La Presidente Meloni oggi tuona contro i “dazi interni” della Ue - qualsiasi cosa lei intenda per questo - che frenerebbero la crescita in Europa ed in Italia. Parole stonate da una leader sovranista che in compagnia del suo vice Salvini ha sempre remato contro una maggiore integrazione politica ed economica dell’Unione europea. Comunque, su cosa serva all’Unione europea per essere più competitiva i rapporti Letta e Draghi sono un buon vademecum che non sembra prioritario per il gruppo ECR di Meloni. Ma tant’è. Bene, allora Meloni ratifichi il Mes per dare il via all’Unione bancaria, tassello di una integrazione dei mercati finanziari oggi frammentati e quindi poco efficienti. E cancelli il Golden Power per il riassetto bancario, usato politicamente dal suo Governo per mettere gli interessi politici suoi e della sua coalizione davanti ai criteri di efficienza di mercato. Il Golden Power che lei usa per operazioni tra banche italiane è un super dazio interno antinazionale".

Commenti
mauro vaerini

penso che lo stato del nostro Paese sia sotto gli occhi di tutti. Sono un Imprenditore e sono molto preoccupato per il futuro, perchè non vedo nessuna Competenza in chi ci governa, pochissima in chi sta all'Opposizione e mi sembra che tutti pensino al proprio interesse.

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