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Gaza: i riformisti del Pd sia al convegno di Calenda e Renzi a Milano che alla manifestazione di Roma

Azione e IV al Teatro Parenti per dire no a guerra e antisemitismo: non saranno in piazza San Giovanni

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Gaza: i riformisti del Pd sia al convegno di Calenda e Renzi a Milano che alla manifestazione di Roma
Fratoianni, Conte, Shlein, Bonelli a Montecitorio

Il dramma umanitario nella Striscia di Gaza scuote l’opinione pubblica e la politica italiana, ma invece di unire le forze del centrosinistra in una voce compatta, ha generato due manifestazioni distinte, in due città diverse e in due giorni consecutivi. Un segnale evidente delle tensioni e delle differenze interne all’opposizione, in particolare tra le anime riformiste e più radicali del campo progressista.

Gaza: i riformisti del Pd sia al convegno di Calenda e Renzi a Milano che alla manifestazione di Roma
Gaza, popolazione affamata

Gaza: i riformisti del Pd sia al convegno di Calenda e Renzi

Il 6 giugno 2025, a Milano, Azione e Italia Viva organizzano un evento per denunciare la situazione a Gaza, ma anche per ribadire con forza la condanna dell’antisemitismo e la difesa del diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Il giorno dopo, il 7 giugno, a Roma, scenderanno in piazza il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi e Sinistra, sulla base di una piattaforma già presentata in Parlamento, che chiede tra le altre cose il riconoscimento dello Stato di Palestina e la condanna dei crimini di guerra commessi da Israele.

Questa doppia mobilitazione evidenzia una profonda spaccatura nel centrosinistra, che pure condivide una comune indignazione per la tragedia in corso a Gaza. Tuttavia, divergono profondamente le modalità con cui affrontarla pubblicamente.

Due manifestazioni, due impostazioni

L’appuntamento romano, previsto per sabato 7 giugno, è sostenuto ufficialmente da Pd, M5S e Avs. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli si sono presentati insieme davanti a Montecitorio per lanciare l’appello alla partecipazione. Il corteo partirà alle 14 e si concluderà a piazza San Giovanni, luogo simbolico delle grandi manifestazioni politiche.

Il giorno precedente, il 6 giugno, Azione e Italia Viva daranno vita a un’iniziativa a Milano, in teatro. Un evento meno imponente dal punto di vista numerico, ma chiaro nel messaggio: sì alla condanna dell’azione militare israeliana a Gaza, ma anche un’altrettanto netta condanna di ogni forma di antisemitismo e dell’ideologia che nega il diritto di Israele a esistere.

Gaza: i riformisti del Pd sia al convegno di Calenda e Renzi a Milano che alla manifestazione di Roma
Renzi e Calenda nel massimo culmine del Terzo Polo con Azione e Italia Viva

Renzi e Calenda avevano inizialmente chiesto che questi concetti fossero integrati nella piattaforma dell’appuntamento romano, ma il loro invito è stato respinto.

La rottura tra riformisti e sinistra radicale

La frattura nasce proprio dalla natura della piattaforma romana. La mozione parlamentare su cui si fonda – condivisa da Pd, M5S e Avs – mette l’accento sulla condanna dei crimini di guerra del governo Netanyahu e chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina. Ma non include esplicitamente la condanna dell’antisemitismo o la riaffermazione del diritto all’esistenza dello Stato di Israele, due punti chiave per l’area centrista.

Carlo Calenda ha spiegato in modo netto la sua posizione:

“Non voglio che in quella manifestazione ci sia gente con le bandiere di Hamas o che inneggia ‘Morte agli ebrei’. Ho chiesto di chiarirlo nel documento, ma Fratoianni ha detto no. Allora facciamo un’altra manifestazione, non in contemporanea, ma separata e distinta”.

Matteo Renzi ha fatto eco, sottolineando che il suo obiettivo è dare rappresentanza anche all’area ‘Sinistra per Israele’, guidata dall’ex parlamentare del Pd Emanuele Fiano.

I riformisti del Pd tentano una mediazione

Nel mezzo, alcuni esponenti dell’area riformista del Partito Democratico hanno cercato di tenere un piede in entrambe le piazze. Deputati come Lia Quartapelle, Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Marianna Madia e Filippo Sensi hanno annunciato la loro adesione a entrambe le manifestazioni, con l’intento dichiarato di evitare ulteriori spaccature e testimoniare un impegno comune, pur con sensibilità diverse.

“Questo è un momento per unire, non per dividersi”, ha detto Quartapelle. E ancora Sensi: “Di fronte a quello che sta accadendo a Gaza, non ci sono distinguo che tengano. Essere a Milano e a Roma serve a costruire ponti, non muri”.

Una posizione condivisa anche da +Europa, il cui segretario Riccardo Magi ha criticato la scelta di tenere due manifestazioni separate, definendola un errore da entrambe le parti.

“Noi partecipiamo a tutte e due: non abbiamo nulla da dimostrare, lo facciamo per coerenza con la nostra storia e per senso di responsabilità”.

Due visioni della politica estera (e del centrosinistra)

Quello che emerge è che dietro la questione Gaza si cela una frattura più profonda: due visioni diverse della politica estera, ma anche della natura stessa del centrosinistra.

Da una parte, chi – come Conte e Schlein – si concentra soprattutto sulla denuncia del massacro in atto e sulla pressione internazionale per fermare l’azione militare israeliana. Dall’altra, chi – come Renzi e Calenda – teme che una mobilitazione senza chiari riferimenti contro l’antisemitismo possa offrire spazi ambigui a posizioni estremiste o a slogan inaccettabili.

Schlein è stata molto chiara nel messaggio che intende portare in piazza:

“Fermiamo il massacro dei palestinesi, i crimini di guerra del governo Netanyahu. Basta alla complicità e al silenzio di questo governo italiano, che sta tradendo la nostra tradizione diplomatica e di pace”. Anche Conte ha usato toni durissimi, parlando di “sistematico sterminio” e di “balbettio insignificante dell’Unione europea”.

Alla fine, la divisione non è solo tra piazze, ma tra visioni politiche. La stessa questione – la guerra a Gaza – diventa terreno di scontro su cosa denunciare e su come farlo, rivelando la fragilità di un’opposizione che spesso riesce a compattarsi solo contro il governo, ma fatica a trovare una linea comune sulle questioni più complesse e delicate, come la politica estera e il conflitto israelo-palestinese.

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