Forze di pace in Ucraina: dopo Salvini, anche Tajani dice no soldati italiani (al massimo Onu)
Mentre l'Europa cerca un ruolo più incisivo nel processo di pace, l'Italia mantiene una linea prudente: no missione militare senza un chiaro mandato ONU
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Mercoledì 26 febbraio 2025, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parteciperà a una videoconferenza con i leader europei per discutere del ruolo dell'Europa nel conflitto in Ucraina e dell'eventuale creazione di una forza di interposizione per garantire un cessate il fuoco. L'incontro virtuale è stato convocato dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, per ascoltare il resoconto del presidente francese Emmanuel Macron riguardo al suo recente colloquio con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
L'Europa, finora rimasta ai margini delle iniziative diplomatiche guidate da Washington, cerca ora di ritagliarsi un ruolo più attivo nei negoziati di pace. Al centro del dibattito vi è la proposta avanzata da Macron a Trump: una missione di interposizione composta da circa 30.000 uomini per monitorare il rispetto di un eventuale cessate il fuoco. Tuttavia, la proposta non ha trovato un consenso unanime tra i partner europei. In particolare, Germania e Polonia si sono espresse con fermezza contro questa opzione.
Everything is possible, so let’s do it together!
USA and France, with all our partners. pic.twitter.com/3djMDANJtX— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) February 25, 2025
La posizione dell'Italia: pace duratura ma nessuna missione senza mandato ONU.
Soldati italiani in Ucraina: le reazioni
Durante il recente vertice del G7, Giorgia Meloni ha ribadito la posizione italiana, sottolineando l'importanza di perseguire una "pace giusta e duratura", fondata su solide garanzie di sicurezza e in stretto coordinamento con gli Stati Uniti.
Il sottosegretario alla Presidenza, Giovanbattista Fazzolari, ha espresso forti perplessità sulla fattibilità di una missione di interposizione di tale portata, evidenziando come non vi siano precedenti storici di un dispiegamento militare di questa natura tra due eserciti di grandi dimensioni ancora attivamente impegnati nel conflitto.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiarito ulteriormente la posizione italiana, escludendo la partecipazione dell'Italia a una missione militare sotto l'egida dell'Unione Europea o della NATO.
"Inviare militari italiani ed europei in Ucraina non è la soluzione migliore", ha dichiarato Tajani, aggiungendo che qualsiasi missione dovrebbe avvenire esclusivamente sotto mandato ONU.
Secondo il ministro, per creare una zona neutrale sarebbero necessari soldati italiani ma unicamente in un contesto approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che coinvolga anche la Russia e la Cina. Il leader di Forza Italia ha citato come modello l'attuale missione italiana in Libano, sottolineando la differenza tra una forza di peacekeeping sotto l'ONU e un contingente occidentale che potrebbe essere percepito da Mosca come un atto ostile.
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Una posizione ancora più netta è stata espressa dal vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha escluso qualsiasi impiego di soldati italiani in Ucraina.
"Nessuno ci ha chiesto nulla", ha dichiarato Salvini, aggiungendo che qualsiasi decisione su un eventuale dispiegamento militare richiederebbe un lungo dibattito. "Abbiamo già migliaia di soldati italiani impegnati in missioni internazionali, prima di mandarne altri sarei molto cauto", ha concluso il vicepremier durante un evento della Lega alla Camera.
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E ancora:
"Abbiamo 7500 soldati italiani impegnati in missioni di pace, prima di spendere un euro in più o ipotizzare l'invio di un soldato in più bisogna essere certi di quello che si fa. Dovranno essere molto convincenti. L'esempio dell'Afghanistan non è lontano dalla nostra memoria. In questo caso occorre valutare con chi e dove".
E' evidente che, mentre l'Europa cerca un ruolo più incisivo nel processo di pace, l'Italia mantiene una linea prudente, rifiutando l'idea di una missione militare senza un chiaro mandato ONU e privilegiando soluzioni diplomatiche per garantire la sicurezza nella regione.
Il dibattito sulla difesa europea
Oltre alla questione ucraina, il vertice di Londra, previsto per domenica 2 marzo 2025, e organizzato dal primo ministro britannico Keir Starmer, si concentrerà anche sul tema della difesa europea. Tajani ha sottolineato l'importanza di rafforzare la capacità di difesa comune, evidenziando che l'Europa, pur essendo parte della NATO, non può dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti per la propria sicurezza.
"Non si è mai parlato di inviare truppe, e non credo sia utile farlo", ha precisato Tajani, ribadendo che la priorità è costruire un sistema di sicurezza efficace senza coinvolgere direttamente soldati europei nel conflitto ucraino.