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Fine vita, la Toscana promulga la legge

Bocciato il ricorso che aveva presentato il Centrodestra, il governatore Giani ha firmato

Fine vita, la Toscana promulga la legge
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Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha promulgato oggi, venerdì 14  marzo 2025, la legge sul fine di vita medicalmente assistito. La legge era stata temporaneamente sospesa, dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale, a seguito di un ricorso presentato al Collegio di garanzia statutaria, rigettato nei giorni scorsi.

Fine vita, promulgata la legge in Toscana

Piena soddisfazione da parte del governatore nel commentare il via libera alla legge, nonostante gli ultimi ostacoli:

"La comunicazione da parte del Collegio di garanzia sulla correttezza del testo di legge approvato dal Consiglio regionale l'11 febbraio scorso certifica la piena legittimità di un atto che la Regione Toscana ha deciso di approvare, prima fra le 20 regioni italiane, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale numero 242 del 2019. Ciò conferma la natura strumentale del ricorso, agito dall'opposizione per motivazioni politiche. La legge infatti è stata elaborata attraverso un confronto, una concertazione, un approfondimento molto serio. E il giudizio del collegio di garanzia dà conto anche di questo".

"Oggi ho promulgato la legge, e sin da subito a dare attuazione alla disposizione normativa nelle procedure che essa richiede per la costituzione della relativa Commissione etica e negli adempimenti che la legge prospetta per l'attività della giunta".

Fine vita: cosa dice la legge toscana

Ma cosa stabilisce la legge promulgata dalla Toscana?

Si tratta di un'iniziativa popolare di “Liberi Subito” sul fine vita, che regola tempi e modalità per l'accesso al suicidio assistito. Il testo prescrive che la procedura per la verifica dei requisiti del malato da parte della commissione multidisciplinare permanente si debba concludere entro 20 giorni dal ricevimento dell'istanza.

In caso di esito positivo, si procede all'approvazione o alla definizione delle modalità di attuazione del suicidio medicalmente assistito entro 10 giorni, ed entro altri 7 giorni l'azienda sanitaria assicura il supporto tecnico, farmacologico e sanitario per l'assunzione del farmaco. La norma stabilisce che tali prestazioni siano gratuite e si stanziano 10mila euro all'anno per tre anni.

Va chiarito un dettaglio importante circa la recente approvazione della legge toscana sul vita: il suicidio assistito è già possibile con la sentenza Cappato che - pur non essendo una legge - dal 2019 è permesso ai pazienti che presentano situazioni intollerabili, e previa verifica dei casi, di autosomministrarsi un farmaco letale e porre fine alle proprie sofferenze. Il nodo è piuttosto quello di fare ordine in una selva burocratica che rende una calvario per i malati il raggiungimento di un loro diritto sancito. Ovvero i famosi "tempi certi".

Le altre regioni

Da sempre sensibile al tema, il governatore del Veneto, Luca Zaia, è tornato a sollecitare l'approvazione di una legge nazionale sul fine vita. In Veneto, ha spiegato, si sta valutando l'introduzione di una circolare che "dovrebbe definire delle regole" in linea con la sentenza della Consulta del 2019. Tale sentenza consente a un malato terminale di presentare richiesta per il suicidio assistito, purché siano soddisfatti quattro requisiti fondamentali: diagnosi infausta, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, sofferenza fisica o psichica insopportabile e libera volontà. Questi stessi criteri hanno permesso alla Lombardia di accompagnare una donna di 50 anni in questo percorso.

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Liberi Subito, richiesta legge regionale

Mentre si attende un pronunciamento a livello nazionale, in dieci Regioni italiane la discussione sulla legge è in sospeso. In Valle d'Aosta, Lazio, Campania, Sardegna, Abruzzo, Liguria e Sicilia le proposte di legge sono già state depositate, ma devono ancora iniziare l'iter parlamentare. Analoghe iniziative ispirate a "Liberi Subito" sono state presentate anche in Calabria, Puglia e Marche.

In Lombardia, invece, di recente la questione è stata fonte di attrito nella maggioranza di Centrodestra a seguito del primo caso di suicidio assistito.

Durante l’informativa in Consiglio regionale, Fontana ha difeso l’operato della Regione sottolineando che il Comitato etico ha verificato la presenza dei requisiti previsti dalla Corte Costituzionale e che la procedura "non ha interessato il Servizio sanitario regionale". Il presidente ha inoltre lanciato un appello al Parlamento affinché si doti di una normativa chiara sul fine vita, definendola "una questione di civiltà".

Il governatore ha ricordato come la Lombardia abbia operato in un contesto normativo frammentato, facendo riferimento alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha introdotto una condizione di non punibilità per il reato di aiuto al suicidio, stabilendo precise condizioni per l’accesso al suicidio medicalmente assistito.

La questione ha generato un intenso dibattito all’interno della maggioranza. Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega, ha espresso pieno sostegno a Fontana, sottolineando che la Regione ha agito per evitare ricorsi legali e nel rispetto del quadro giuridico esistente. Ha ricordato come il Consiglio regionale avesse già votato contro la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita promossa dall’Associazione Luca Coscioni, ritenendo la materia di competenza nazionale.

Fratelli d’Italia, invece, ha assunto una posizione nettamente critica. Il capogruppo Christian Garavaglia ha ribadito che "le terapie del dolore sono gli unici strumenti idonei per accompagnare i sofferenti al termine della loro esistenza" e ha accusato la Regione di essersi spinta troppo in là:

"Il suicidio medicalmente assistito non è un tema di cui si deve occupare Regione Lombardia".

Il dibattito politico nazionale

Le posizioni della politica Il dibattito politico sul fine vita resta acceso e divisivo. "La nostra posizione è chiara: non può essere una competenza regionale, deve esserci una legge nazionale", ha affermato il leader di Forza Italia, Antonio Tajani.

Il segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani
Il segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani

Dello stesso avviso Fratelli d'Italia, con Maddalena Morgante, responsabile del dipartimento Famiglia, che ha sottolineato l'importanza del principio della difesa della vita "in ogni fase e condizione".

governatori del Lazio, Francesco Rocca, e della Liguria, Marco Bucci, confidano entrambi in un intervento del Parlamento.

La Lega, invece, ha scelto di lasciare libertà di coscienza ai propri esponenti. Matteo Salvini ha perfino avviato un sondaggio sui social per raccogliere le opinioni dei suoi sostenitori, riscontrando una certa apertura, tra chi considera essenziale una normativa e chi la vede come "un grande atto di civiltà".

Il leader della Lega, Matteo Salvini

Anche nell'opposizione ci sono visioni differenti: nel Partito Democratico l'ala cattolica ha espresso alcune perplessità, mentre Alessandro Zan, responsabile dem per i diritti, ha ribadito con forza l'urgenza di un intervento nazionale, richiesto "dalla stragrande maggioranza degli italiani".

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