Fine vita in Lombardia, il centrodestra stoppa la legge regionale: "Non ci compete"
La legge mirava a garantire tempi e modalità certe per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, come stabilito dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale
Con 43 voti favorevoli e 34 contrari, il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato martedì la pregiudiziale di costituzionalità sul progetto di legge di iniziativa popolare promosso dal comitato Liberi Subito e dall’associazione Luca Coscioni. Questo voto, sostenuto dalla maggioranza di centrodestra, ha impedito l’esame del merito della proposta, dichiarando che la regolamentazione della materia non rientra nelle competenze regionali. La legge mirava a garantire tempi e modalità certe per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, come stabilito dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale.
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Fine vita, le posizioni contrapposte in Lombardia
La maggioranza di centrodestra ha sostenuto che la proposta di legge presentava profili di illegittimità costituzionale, come spiegato da Matteo Forte (FdI), che ha illustrato la pregiudiziale. Secondo Forte, solo il legislatore statale può disciplinare temi come l’equilibrio tra autodeterminazione e tutela della vita, per garantire l’uniformità dei diritti su tutto il territorio nazionale. Ha inoltre sottolineato che la sentenza della Corte Costituzionale esclude la punibilità dell’aiuto al suicidio solo in casi specifici, senza istituire un diritto generalizzato al suicidio assistito.
Come riporta Prima Milano, l’opposizione, invece, ha accusato la maggioranza di eludere le proprie responsabilità politiche. Nicola Di Marco (M5S) ha definito il dibattito “surreale”, accusando il centrodestra di abbandonare le persone in condizioni di estrema sofferenza. Pierfrancesco Majorino (PD) ha parlato di una “grande dimostrazione di viltà” da parte della destra, che ha scelto di bloccare il dibattito senza entrare nel merito della proposta.
Cappato: "Non ci fermiamo"
Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, ha ribadito che il suicidio assistito è già legale in Italia nelle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale, e ha promesso di continuare ad aiutare i cittadini lombardi a ottenere risposte rapide dalle istituzioni sanitarie.
Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ha difeso la decisione del Consiglio, sottolineando che la questione richiede un intervento legislativo a livello nazionale.
Giulio Gallera (FI), dissociandosi dal resto del centrodestra, ha votato contro la pregiudiziale, auspicando che la Lombardia torni a essere un modello di libertà anche sui temi dei diritti civili.
Il contesto
Il progetto di legge, sostenuto da oltre 8.000 firme, era stato ammesso all’esame regionale e sottoposto a un complesso iter nelle Commissioni competenti, con audizioni di esperti e giuristi. Il testo, composto da sei articoli, prevedeva che la Regione assicurasse assistenza sanitaria per il suicidio medicalmente assistito, definendo tempi e modalità per garantire certezza ai pazienti.
Secondo la pregiudiziale, il progetto invadeva ambiti di competenza esclusiva dello Stato, come il diritto penale e la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sanitarie. Christian Garavaglia (FdI) ha ribadito la posizione del partito a favore delle cure palliative e della terapia del dolore, sostenendo che il fine vita non può essere confinato in procedure prefissate.
Prospettive future
La bocciatura del progetto di legge riaccende il dibattito nazionale sul tema del fine vita. Cappato e l’associazione Luca Coscioni hanno annunciato che continueranno a vigilare sull’applicazione delle sentenze della Corte Costituzionale e a sostenere i diritti dei pazienti. Nel frattempo, l’approvazione della pregiudiziale conferma la necessità di un intervento legislativo uniforme a livello statale, come richiesto da più parti.
In Aula, la votazione segreta ha visto tre franchi tiratori votare con l’opposizione, alimentando ulteriori divisioni politiche su un tema delicato che coinvolge etica, diritto e dignità umana.