Femminicidio, via libera del Senato: cosa prevede il nuovo disegno di legge
Ergastolo per chi uccide una donna per odio o discriminazione: il testo passa ora alla Camera per l’approvazione definitiva

Il Senato ha approvato oggi, mercoledì 23 luglio 2025, con 161 voti favorevoli, il disegno di legge che introduce nel codice penale italiano il reato autonomo di femminicidio. Il testo, di iniziativa governativa, prevede l'inserimento del nuovo articolo 577-bis nel Codice penale e stabilisce la pena dell’ergastolo per chiunque causi la morte di una donna per motivi legati all’odio o alla discriminazione di genere, o per reprimere la sua libertà, i suoi diritti o la sua personalità.
Subito dopo la votazione, un lungo applauso ha risuonato nell’Aula di Palazzo Madama. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha commentato:
"Sono estremamente lieto di questo risultato che testimonia come sui temi importanti il Senato sappia esprimersi senza distinzioni di appartenenza. Grazie a tutti i senatori e le senatrici".
Il voto si è svolto con il sistema elettronico, su richiesta del capogruppo leghista Massimiliano Romeo. Il provvedimento passa ora alla Camera dei deputati, dove verrà discusso per l’approvazione definitiva.
Cosa prevede il disegno di legge
Il fulcro della nuova normativa è la creazione del reato di femminicidio come figura autonoma. Il nuovo articolo 577-bis prevede l’ergastolo per chi:
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Causa la morte di una donna con atti di odio o discriminazione di genere, oppure
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Agisce con l’intento di reprimere l’esercizio dei diritti, delle libertà o della personalità della vittima.
Oltre alla definizione del reato, il disegno di legge comprende:
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Limitazioni ai benefici penitenziari per i condannati per femminicidio;
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Misure per rafforzare la formazione degli operatori della giustizia e delle forze dell’ordine in materia di contrasto alla violenza di genere e domestica.
Le reazioni politiche
Giulia Bongiorno, senatrice della Lega, presidente della Commissione Giustizia e relatrice del provvedimento, ha commentato:
"È un intervento di grande importanza perché viene finalmente riconosciuta la gravità della condotta di chi uccide una donna come atto di odio o discriminazione. È una presa di posizione nuova e forte contro chi considera le donne esseri inferiori. La Lega è da anni in prima linea in questa battaglia e ha dato un contributo essenziale al provvedimento. Ora è fondamentale una corretta e rigorosa applicazione delle nuove misure".
Più cauta l’analisi della senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, che ha avvertito:
"Attenzione a usare la legge sul femminicidio come rassicurazione collettiva. Questo provvedimento non deve sollevare nessuno da responsabilità e non può lavare coscienze. Una legge da sola non basta: non fermeremo la furia cieca di chi considera una donna una proprietà. Per questo serve anche un lavoro culturale ed educativo, che nessuna norma potrà compiere senza l’impegno di tutti".
Ha poi aggiunto:
"Dobbiamo rafforzare i centri antiviolenza, le reti di ascolto e protezione, rendere effettive le misure di allontanamento e i divieti di avvicinamento, formare chi raccoglie le denunce. Troppe donne si sentono umiliate, non credute, abbandonate. Dobbiamo educare i giovani al rispetto, alla parità e al rifiuto di ogni forma di controllo e violenza, già a partire dalla scuola primaria".
Un elenco che pesa come un atto d'accusa
Nel corso del dibattito in Aula, il senatore del Partito Democratico Filippo Sensi ha letto l’elenco delle donne uccise in Italia dall’inizio del 2025, stilato dall’osservatorio del movimento “Non una di meno”:
"I loro nomi sono, tra gli altri, Elisa, Stefania, Fabiana, Piera, Maria Liliana, Tania, Immacolata, Lucia, Carmela, Maria Denisa, Vasilinka, Sueli, Anastasia...".
Ha concluso citando anche Giorgio e Alex, due donne transessuali uccise. Nel suo intervento, tuttavia, non è stato possibile menzionare Samantha Del Gratta, 45 anni, vittima di un femminicidio avvenuto proprio nelle stesse ore del dibattito in Senato. La donna è stata uccisa dal marito con colpi d’arma da fuoco nella loro abitazione di Pisa.
Il passaggio parlamentare appena concluso rappresenta un punto di svolta simbolico e legislativo nella lotta contro la violenza di genere. Ma, come sottolineato da molti intervenuti in Aula, la legge non sarà sufficiente senza un cambiamento culturale profondo, senza investimenti nelle strutture di protezione e nell’educazione delle nuove generazioni.