Elly e il filotto sui capoluoghi di Regione, ma esultano tutti: in realtà ha vinto ancora l'astensione
La Russa propone di cambiare la leggere elettorale: "A volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l'avversario al primo turno. Inaccettabile"
Hanno vinto tutti? A sentire i commenti da destra a sinistra sembrerebbe così. O forse non ha vinto nessuno?
A guardare l'esito dei ballottaggi dello scorso fine settimana, il dubbio viene.
Perché alla fine il dato inconfutabile è che anche a questa tornata elettorale, quello dell'astensionismo si è confermato il partito più "forte" nel Paese.
Ballottaggi, chi vince, chi perde... forse sì, forse no
Eppure come detto, come spesso accade in queste circostanze, tutti sembrano cantar vittoria.
A guardare i commenti a caldo (quelli pubblici, ufficiali) sembra infatti proprio così.
A cominciare ad esempio dal segretario nazionale del Partito democratico Elly Schlein che in queste ore non ha mancato di manifestare la sua soddisfazione per l'esito favorevole dei ballottaggi in tutti e 5 i capoluoghi di Regione al voto.
Esulta la Schlein, ecco dove ha vinto il Pd
La numero uno dei dem ha commentato trionfante:
"Una vittoria storica per il Pd ed il campo progressista. Le città hanno bocciato la destra che governa e mandato un messaggio chiaro a Giorgia Meloni. Basta tagli alla sanità, basta ai salari bassi e no all'autonomia differenziata".
Un entusiasmo derivato dall'esito del voto del secondo turno delle Amministrative nel nostro Paese che ha visto il Centrosinistra aggiudicarsi tutti e cinque i capoluoghi di Regione andati alle urne.
Nella fattispecie, Firenze, Bari, Perugia, Potenza e Campobasso.
E in precedenza c'era stata l'affermazione a Cagliari, al primo turno.
La vittoria nei capoluoghi, esulta anche il M5S
Una soddisfazione condivisa anche dal Movimento 5 Stelle.
I pentastellati, usciti un po' con le ossa rotte dalla consultazione elettorale delle Europee, hanno ritrovato un po' di entusiasmo guardando appunto ai risultati dei ballottaggi.
Un'analisi del voto che i 5Stelle hanno affidato a una nota stampa:
"I cittadini premiano i progetti d'intesa tra le forze di opposizione frutto non di alchimie di palazzo ma di una convergenza che si va consolidando nelle aule parlamentari quanto nelle piazze. È questo un dato che conforta e incita a continuare".
"Vittoria del Centrosinistra? Ma dove?"
Ma come detto, in questi ballottaggi sembrano aver vinto tutti. Ecco allora che a stretto giro di posta, ai trionfalismi del Centrosinistra è seguita la replica di Fratelli d'Italia, Lega e FI.
Fratelli d'Italia ad esempio rivendica di aver strappato più Comuni all'altra coalizione: 4 a 3. Il commento del responsabile organizzazione Giovani di FdI, Giovanni Donzelli:
"Non capisco l'entusiasmo a sinistra, mi sembra eccessivo. Se festeggiano quando scendono a meno uno nei capoluoghi di provincia a noi va bene". "Il risultato è 4-3 per il Centrodestra. Abbiamo strappato quattro capoluoghi di provincia al Centrosinistra, il Centrosinistra solo tre. Noi aumentiamo i capoluoghi amministrati, il Centrosinistra ne perde uno. Una crescita importante a conferma sia del buon governo nazionale sia sui territori".
In realtà il Centrodestra si è infatti affermato a Lecce, Rovigo e Caltanissetta che hanno cambiato colore dell'Amministrazione, ma Donzelli mette nel conto un po' impropriamente anche Verbania (Piemonte), dove è vero che il Centrosinistra ha perso contro un "civico", ma in realtà Fdi, Lega e FI non erano neppure arrivati al ballottaggio con la loro candidata di bandiera.
Esulta anche la Lega, il trionfo... del Veneto (Salvini trema?)
Nel gioco delle parti, esulta anche la Lega, mai come in questa tornata elettorale chiamata a "tenere botta" di fronte alle schermaglie interne al partito, alla messa in discussione della leadership di Matteo Salvini e al calo dei consensi.
Ecco allora che, forse non a caso, è dal Veneto (la regione che dà più segnali d'insofferenza alla linea salviniana) che arrivano i commenti più entusiastici.
Come ad esempio dalle parole di Alberto Stefani, segretario della Liga Veneta:
"Ballottaggi alla grande per la Lega che porta a casa una serie di successi. A partire dalla grande vittoria del centrodestra nel capoluogo Rovigo, passando per Bassano dove la Lega era partita da sola in quella che sembrava una sfida impossibile, San Bonifacio, Noale, Portogruaro, arrivando a Monselice, con Giorgia Bedin la prima candidata ad essere lanciata, dove la Lega vince senza la coalizione".
E ancora:
"E' un risultato che dimostra la grande forza territoriale della Lega, in alcuni casi anche da soli contro tutti. Sono orgoglioso di questo movimento e felice".
Più in generale guardando al resto del Paese, la Lega ha trovato modo di esultare anche per la vittoria a Lecce di Adriana Poli Bortone.
L'analisi di La Russa e l'asse FdI-Lega: via i ballottaggi?
Ma come detto, a pesare sulla seconda tornata di volto, quella appunto dei ballottaggi, è stato ancora il fattore astensionismo.
La percentuale dei votanti si è attestata in media poco sopra al 47%. Tanto che un "vecchio" volpone della politica come il veterano di FdI e presidente del Senato, Ignazio La Russa ha rimarcato questo aspetto.
Da Fratelli d'Italia era già emersa la considerazione-soddisfazione dei voti complessivi totali del partito superiore rispetto a tutto il Centrodestra (un dato però difficilmente dimostrabile in sede di ballottaggi), ma di fronte alla "fuga" dalle urne, La Russa ha osservato:
"Al di là dei risultati del secondo turno delle elezioni amministrative, di chi ha vinto e di chi ha perso, emerge un dato che deve far riflettere: il doppio turno non è salvifico e anzi incrementa l'astensione. Dal 62,83% del primo turno, in questa tornata elettorale si è scesi molto sotto il 50% e cioè al 47,71%".
E ancora:
"In qualche caso, si viene eletti con solo il 20% dei voti degli aventi diritto. A volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l'avversario al primo turno. Inaccettabile. Occorre ripensare a una legge elettorale per le amministrative, magari seguendo l'esempio del doppio turno siciliano o inserendo idonei correttivi per evitare storture come queste e incrementare la partecipazione".
Considerazioni che, secondo le intenzioni di un rinnovato asse FdI-Lega, potrebbero portare a mettere in discussione l'esistenza del secondo turno.
La proposta, ballottaggi addio
Ecco allora che a distanza di mesi potrebbe tornare d'attualità una proposta che il Centrodestra aveva messo sul tavolo qualche tempo fa e che ora sembra intenzionato a rilanciare, come appunto emerso dall'analisi di La Russa e dalle parole del capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo.
Del resto, i ballottaggi sono stati a volte anche motivo di "scontro" e polemiche.
In buona sostanza, se al primo turno un candidato supera il 40%, non ci sarà più bisogno di rivotare due settimane dopo.
Ecco perché si pensa di mettere mano al Tuel, il testo unico degli enti locali, alla cui revisione sta lavorando la sottosegretaria al Ministero dell’Interno, Wanda Ferro (FdI).
Una proposta in gestazione da mesi, ma i tempi di approdo in Aula sono ancora incerti.
Anche per questo proprio la Lega pensa ad alternative più rapide e proprio Romeo ha rilanciato in queste ore:
"Potremmo presentare un emendamento in qualche decreto".