Vuoi farti eleggere? Apri il portafogli. Quanto costa un posto (sicuro) in lista per chi punta al Parlamento
Le grandi manovre dei partiti attorno alla campagna elettorale e all'assegnazione dei posti nelle liste fanno emergere aspetti poco conosciuti.
Quando si parla dei costi della politica si pensa soprattutto agli stipendi dei parlamentari. Certamente non si pensa a quelli che devono sostenere i politici che puntano a un posto in Parlamento. Un dato che emerge in questi giorni di rush finale della campagna elettorale e che dice che chi vuole andare a Roma deve essere disposto a pagare di tasca sua. E in alcuni casi neppure poco.
Con un "distinguo" non di poco conto a seconda che si parli di un posto "blindato" nelle liste ufficializzate dai partiti o di una corsa elettorale "normale", magati anche solo per il cosiddetto spirito di servizio o più "volgarmente" perché si è stati di fatto "trombati".
Elezioni, quanto costa "un posto al sole" a Roma
Fatto sta che, come detto, per un posto "blindato" ovvero in un collegio o in una posizione in lista che assicuri l'approdo a Roma in Parlamento, alla Camera o al Senato, c'è una sorta di "tariffario".
A guidare la curiosa classifica, stando alle indiscrezioni che stanno emergendo in queste ore dove la corsa all'appuntamento elettorale del 25 settembre si sta facendo sempre più frenetica, c'è Forza Italia. Stando ai racconti dei ben informati, ogni parlamentare, una volta eletto alla Camera o al Senato, verserà nelle "casse azzurre" 30 mila euro. Un impegno sottoscritto in un documento.
E per evitare equivoci, polemiche, fraintendimenti come accaduto ad esempio recentemente nel Movimento 5 Stelle, il tempo per effettuare il bonifico è stato definito molto vicino sul calendario rispetto alla data del 25 settembre, appunto giorno delle elezioni Politiche nel nostro Paese.
La classifica
Dai corridoi dei partiti tengono a precisare che non si tratta di "tariffari" o trattative particolari, ma semplicemente di un accorgimento finanziario necessario per arginare le conseguenze dell'abolizione del finanziamento pubblico e sostenere così i costi della campagna elettorale, che non sono certo pochi spiccioli.
Fatto sta che, per correre a Roma, specie per chi affronta una "corsa sicura", si deve pagare.
Modalità di sostentamento economico cui non si sottrae nemmeno Fratelli d'Italia: in questo caso la cifra di 30mila euro verrà però versata dai parlamenti "uscenti" che sono stati ricandidati. Pagheranno la stessa somma anche i nuovi eletti, ma in tre "rate" da 10mila euro.
Leggermente più defilata la Lega: chi corre sul velluto verserà circa 20 mila euro, mentre poi mensilmente i parlamentari verseranno 3mila al partito per "tenere in moto" la macchina organizzativa sui vari territori (sedi, volantini, manifesti, eventi).
Il "tariffario" del Centrosinistra
Cifre più "abbordabili" nel Centrosinistra. Nel Partito democratico, i parlamentari sicuri pagheranno 15 mila euro. Pagherà la stessa cifra chi sarà protagonista di eventuali exploit che aprirebbero le porte del Parlamento.
Stessa cifra anche per il M5S e i rieletti dovranno continuare a contribuire al finanziamento della macchina pentastellata con mille euro mensili e sempre 15mila euro è anche la cifra prevista da Italia Viva-Azione.