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Perché 5 milioni di italiani non potranno votare il 25 settembre

Sono i fuori sede, per i quali non si è ancora trovata una soluzione.

Perché 5 milioni di italiani non potranno votare il 25 settembre
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Il "nemico" più grande sarà come sempre l'astensionismo. Ma già ora si sa che alle elezioni del 25 settembre 2022 cinque milioni di italiani non potranno votare. Si tratta dei cosiddetti fuori sede, un problema che ancora non è stato risolto in Italia. In Europa solo a Malta e Cipro, oltre al nostro Paese, non è possibile farlo.

Cinque milioni di fuori sede non voteranno il 25 settembre 2022

La questione fa discutere da anni, ma ancora non si è trovata una soluzione per ovviare al problema dei fuori sede, che anche quest'anno non potranno votare. La situazione è decisamente paradossale, perché un italiano che vive negli Stati Uniti, in Francia o in Australia può votare, mentre studenti e lavoratori che vivono fuori dal Comune di residenza non hanno questo diritto e devono tornare a casa per esprimere la propria preferenza. Solo che per qualcuno questo vuol dire sobbarcarsi un lungo viaggio - con tutti i costi del caso - per poter esercitare un proprio diritto.

Le proposte

Negli anni sono state avanzate più proposte, ma nessuna è mai riuscita ad andare in porto. Ed è altamente improbabile che in un mese un Governo dimissionario riesca a mettere una pezza.

I modi possibili per dare la possibilità di esercitare il diritto di voto ai fuori sede sarebbero almeno cinque:

  • Nel seggio del Comune in cui si abita per motivi di lavoro o studio (o altri che andrebbero specificati)
  • In una sede  "neutra" (ad esempio, la  Prefettura)
  • Via posta, per corrispondenza
  • Per delega
  • Tramite strumenti digitali

Ognuno di questi, però, sottintende alcune problematiche, dalla possibilità di inquinamento del voto a problemi di privacy, e così non è ancora stata trovata una soluzione.

Cinque milioni di fuori sede

I fuori sede sono circa 5 milioni, pari a poco più del 10% del corpo elettorale. Lo ha certificato una relazione di una commissione di esperti istituita dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, dal titolo Per la partecipazione dei cittadini. Come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto.

LEGGI LA RELAZIONE COMPLETA

Tra questi si calcola che sono più di due milioni quelli che dovrebbero affrontare un viaggio di oltre quattro ore per esercitare un diritto garantito dalla Costituzione.

Cosa succede negli altri Paesi

Soluzione che invece hanno trovato quasi tutti gli altri Paesi d'Europa e del mondo. Basti pensare che nel Vecchio Continente solo in Italia, Malta e Cipro non è possibile votare per chi è fuori sede.

In Belgio, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera, ad esempio, si può votare per delega: l'elettore, cioè, dà l'incarico a un'altra persona di sua fiducia di esprimere il voto per suo conto.

In Australia, Austria, Belgio, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera, invece, è previsto il voto per corrispondenza.

Come avviene il voto per gli italiani all'estero

Il voto è invece possibile per chi vive all'estero, che può   iscriversi all'Aire,  l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, e votare in vari modi a seconda della tipologia di consultazione, come spiega bene la tabella sottostante.

Basterebbe dunque applicare la stessa metodologia per consentire anche ai fuori sede di esprimersi, provando così a combattere in maniera ulteriore l'astensionismo, oltre a garantire un diritto costituzionale attualmente negato a cinque milioni di italiani. Chissà quando ci riusciremo...

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