SCONTRO POLITICO

Educazione sessuale a scuola, ma con consenso genitori. L’opposizione: “Più educazione significa meno violenza”

Schlein: "È il contrario di quello che servirebbe in questo Paese per contrastare la violenza di genere e per prevenirla"

Educazione sessuale a scuola, ma con consenso genitori. L’opposizione: “Più educazione significa meno violenza”

Il disegno di legge Valditara sul consenso informato per l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole ottiene il primo via libera della Camera con 151 voti favorevoli, 113 contrari e un astenuto. Ora il testo passa al Senato, ma il clima politico è già incandescente: fuori da Montecitorio, Pd, M5S, Avs, Azione e +Europa hanno inscenato un flash mob, esponendo cartelli come “Più educazione, meno violenza” e “Educare per prevenire”.

Secondo l’opposizione, infatti, la norma rappresenta un passo indietro nella prevenzione della violenza di genere. La maggioranza respinge le critiche e rivendica il diritto delle famiglie a decidere su un tema ritenuto “sensibile”.

Cosa prevede il ddl Valditara

Il provvedimento introduce alcune novità cruciali. Alle scuole medie e superiori ogni attività extracurricolare che tratti temi legati alla sessualità richiederà il consenso informato preventivo e scritto dei genitori (o dello studente se maggiorenne). Le scuole dovranno fornire in anticipo il materiale didattico, specificando finalità, contenuti, modalità delle attività ed eventuale presenza di esperti esterni. In caso di diniego, gli istituti dovranno organizzare attività alternative, senza risorse aggiuntive.

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Il Ministro a Istruzione e Merito Giuseppe Valditara

Nidi, infanzia e primaria restano escluse da qualunque attività sui temi della sessualità. Il coinvolgimento di soggetti esterni dovrà essere approvato da collegio docenti e consiglio d’istituto, valutando titoli, esperienza e adeguatezza rispetto all’età degli studenti. La norma non comporta costi aggiuntivi per lo Stato. Inizialmente la Lega voleva escludere anche le scuole medie, ma un emendamento ha poi equiparato medie e superiori.

La maggioranza: “Tutela delle famiglie e serietà scientifica”

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sostiene che il ddl non limita l’educazione sessuale, anzi la rafforza assicurando una trattazione seria e scientifica di temi “eticamente delicati”.

Secondo il ministro, l’obiettivo è evitare “confusione nei bambini e impedire l’ingresso nelle classi di teorie che includono identità di genere non binarie. Valditara ribadisce più volte che le Indicazioni nazionali già prevedono percorsi di educazione alla corporeità e alla salute, e che il ddl lascia questo quadro invariato.

Molto più duro il relatore leghista Rossano Sasso, che attacca il Pd e le associazioni LGBTQ+. Per Sasso la legge è necessaria per impedire “propaganda gender” nelle scuole senza che i genitori ne siano a conoscenza. Le sue parole contro la segretaria Pd Elly Schlein – ricordata “per i suoi balletti ai gay pride” – scatenano la protesta delle deputate democratiche, che denunciano toni “volgari, offensivi e omofobi”.

Le opposizioni: “Un provvedimento che ostacola la prevenzione”

Diametralmente opposta la lettura dei partiti di opposizione. Per Elly Schlein il ddl rappresenta “un passo indietro clamoroso”, perché vieta l’educazione sessuale e affettiva in infanzia e primaria e la rende di fatto difficile anche nelle secondarie, poiché impone alle scuole di organizzare attività separate senza fornire risorse, spazi o personale.

Elly Schlein

“Quello che ha votato oggi la destra è molto grave, è il contrario di quello che servirebbe in questo Paese per contrastare la violenza di genere e per prevenirla. È dalle scuole che deve iniziare la prevenzione, rendendo obbligatoria l’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze. Ma senza risorse, spazi e personale aggiuntivi le scuole saranno costrette a pensarci due volte prima di proporre qualsiasi corso sull’affettività con il rischio che quel diritto venga cancellato di fatto“.

Schlein cita anche la recente “lista degli stupri” comparsa in un liceo romano come prova della presenza, nelle scuole, di una cultura della violenza che richiederebbe più educazione, non meno. Secondo la segretaria dem, l’Italia resta uno dei pochi Paesi europei privi di educazione sessuale obbligatoria.

Critico anche il M5S: Gilda Sportiello parla di “attacco alla democrazia educativa”. Nicola Fratoianni (Avs) denuncia un provvedimento che “puzza di integralismo”. Sara Ferrari (Pd) accusa il governo di “affossare lo strumento principale di prevenzione della violenza contro le donne”.

La discussione si sposta ora al Senato, mentre la contrapposizione tra i due fronti sembra destinata ad acuirsi.